Un momento dell'inaugurazione della via F.lli Santangelo |
Campo:
“Ricordati tre uomini coraggiosi, partigiani della libertà nella nostra terra”.
Palermo 31 ottobre 2019 – Intitolata oggi dal Comune e dalla Cgil Palermo
una strada ai tre fratelli Giovanni, Giuseppe e Vincenzo Santangelo,
sindacalisti vittime di mafia. L'ex Largo del Fringuello da oggi si chiama
Largo fratelli Santangelo, in ricordo dei tre contadini di Belmonte Mezzagno
trucidati il 31 ottobre del 1946 da una banda armata composta da 13
persone, mentre si trovavano in campagna per la semina.
Erano in tutto otto i fratelli Santangelo, quattro maschi e
quattro femmine. Giovanni, il maggiore, di 41 anni, aveva 9 figli:
l'ultima nacque 20 giorni dopo la sua morte. Giuseppe, di 25 anni,
era stato 8 anni in guerra. Da due mesi era tornato dal fronte ferito a
un orecchio, per morire sui monti tra Belmonte e Misilmeri. Era l'unico non
sposato. Anche Salvatore, di 34 anni, era tornato sei mesi prima dalla guerra.
Una vicenda che ha sconvolto e segnato un'intera comunità.
Oggi alla cerimonia, insieme al vice sindaco Fabio Giambrone, al segretario
generale della Cgil Palermo Enzo Campo, al sindaco di Belmonte Mezzagno,
Salvatore Pizzo, era presente una folta rappresentanza di familiari, fratelli,
figli, nipoti dei tre contadini uccisi 73 anni fa.
“Stiamo raccontando l'epopea del movimento sindacale
palermitano, fatto di contadini, braccianti, operai, dirigenti sindacali e di
partito, segretari delle Camere del lavoro – ha dichiarato Enzo Campo - I
fratelli Santangelo erano tre contadini che, con una cooperativa
del loro paese, si stavano organizzando per avere in concessione le
terre. C'era uno scontro furibondo in quegli anni tra gli agrari, detentori del
potere e della ricchezza, e i contadini che rivendicavano le terre, il
lavoro, la democrazia, la giustizia, condizioni di vita
migliori. I contadini chiedevano di applicare i decreti Gullo per la
corretta divisione delle terre e in molte province gli agrari
utilizzavano le bande armate per fermarli. I fratelli Santangelo vengono
trucidati da un plotone di esecuzione, una banda di 13 elementi che fucilò i
tre fratelli per il solo fatto che si erano organizzati per rivendicare i
diritti che una legge assegnava loro”. “Dopo 73 anni – aggiunge Campo -
chiediamo scusa alla famiglia e oggi ricomponiamo la famiglia della
Cgil per riconoscere il valore di questo movimento che ha combattuto contro gli
agrari e i mafiosi. C'è voluto il sacrificio e il coraggio di persone come i
fratelli Santangelo affinché questa Sicilia cominciasse a cambiare. Per quello
che hanno fatto, sono stati partigiani della libertà nella nostra terra, la
migliore gioventù d'Italia che ha contribuito a scrivere la nostra
Costituzione. E oggi siamo qui come portatori del cambiamento assieme
all'amministrazione comunale”.
Durante la cerimonia, momenti di commozione da parte dei
familiari. A nome della famiglia, Mariella Santangelo, nipote di Vincenzo, ha
letto una lettera per ringraziare le autorità e la Cgil di avere dato,
attraverso la dedica della strada, “ulteriormente onore e dignità ai nostri
cari familiari defunti. In questi 73 lunghi anni, anche per quelli
di noi che non li hanno conosciuti, li abbiamo portati sempre nei
nostri cuori e nei nostri pensieri. Per noi è un dolore che non passerà mai”.
Presenti anche Pietro, di 76 anni e Maddalena, di 79 anni,
entrambi figli di Giovanni. “Uccisero tre persone innocenti. Io avevo 3 anni –
racconta Pietro Santangelo – I miei fratelli Andrea e Salvatore erano con
papà nel campo. La banda li fece allontanare. Mentre scendevano questi uomini
col fucile, mio fratello Andrea si allarmò. Ma mio padre disse loro di
stare tranquilli, pensava fossero dei cacciatori. Oggi Andrea, che ha 89 anni,
non si è sentito di venire”.
Il sindaco di Belmonte Mezzagno, Salvatore Pizzo,
sull'esempio delle Vie dei diritti di Palermo, ha preso l'impegno a intitolare
nel suo paese una strada o una piazza ai fratelli Santangelo. “Sono stati
tre uomini coraggiosi – ha detto – Anch'io sono figlio di un caduto sul lavoro
e posso comprendere il vostro dolore. Il seme da loro piantato ha dato i suoi
frutti, hanno tenuto alto l'onore di una comunità. Non sono morti invano e vi
dico grazie a nome di tutto il paese di Belmonte”. All'intitolazione
della strada era presente anche don Lillo D'Ugo, il parroco di Belmonte
Mezzagno.
Nessun commento:
Posta un commento