di TULLIO
FILIPPONE
Sei aziende su cento partecipanti premiate per
originalità e innovazione Le storie di chi ha deciso di puntare
sull’agricoltura del terzo millennio
Il premio degli agricoltori del terzo millennio è un biglietto di ritorno
dall’Australia a Monterosso Almo, nel Ragusano, per salvare la “ mandorla della
Trinità” dall’estinzione. È distillare l’elisir della pelle dai fiori macerati
di Canicattini Bagni o coltivare il basilico hi tech. E ancora l’incoscienza di
mollare gli studi e fondare, a 22 anni, un’azienda che produce melograni a
Serradifalco. Da tredici anni, gli oscar Green di Coldiretti Giovanni Impresa
premiano i giovani coltivatori più innovativi e ieri, sei dei cento
partecipanti dell’edizione siciliana 2019, sono stati incoronati al parco
botanico Radicepura di Giarre, cinque ettari e tremila specie di piante ai
piedi dell’Etna.
« Ho ereditato da mio nonno un appezzamento di terreno e dopo essermi consultata
con agronomi ed esperti abbiamo ripreso la “ cuvia femminella”, una varietà di
mandorla molto rara, rintracciabile solo in microclimi vulcanici e montani»,
dice Rossella Scollo, premiata nella categoria “fare rete”. Così, laurea di
lettere e filosofia a Firenze in tasca, la trentaquattrenne di Monterosso Almo,
non ha esitato a lasciare Melbourne, dove insegnava italiano, per tornare in
Sicilia con il marito australiano, lo chef Martin Holloway, ai piedi del monte
Lauro, un vulcano non più attivo.
A Lentini, Fabio Bono, 29 anni, diploma scientifico e figlio di
agricoltori, ha puntato tutto sul “ Basilico Hi- tech”, coltivato con un
impianto idroponico, basato cioè sull’acqua e non sul terreno. «Ho la passione
per la terra e l’ho combinata con quella per tecnologia della mia generazione,
che riduce l’impatto ambientale, i consumi di acqua e del suolo e migliora la
resa», dice Bono, premio “ Impresa 4. Terra”, che ha fondato una piccola
azienda, dove coltiva basilico in serra con dieci vasche di 78 metri quadrati
ciascuna. Il più sostenibile, però, è il progetto di Andrea Scuto, 27enne
catanese, che nella sua azienda di Carlentini ha piantato 30mila piante di
origano da un’unica “madre”.
Non poteva che aggiudicarsi il premio creatività, invece, Michele Ricupero,
trentenne di Canicattini Bagni, nel Siracusano, che, rispolverando conoscenze
del territorio tramandate da generazioni, produce olio di iperico, elisir della
pelle ottenuto dalla macerazione dell’Hypericum perforatum con proprietà
cicatrizzanti. Il più giovane è Gabriele Butticé, che a soli 22 anni, a
Serradifalco, nel Nisseno, ha scommesso sulla coltivazione di melograno, che
gli è valso il premio “Campagna Amica”. Ma gli oscar green sono anche lavoro di
squadra. Come quella di Luca Cammarata, categoria “Noi per il sociale”, che nel
suo “ Orto matto”, in un bene confiscato di San Cataldo, ha inserito quattro
minori stranieri non accompagnati, a fianco dei pazienti del dipartimento di
salute mentale di Caltanissetta.
La Repubblica Palermo, 11 settembre 2019
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