Cuntu e
vi ricuntu senti chi Santu ca vi cuntu
“San Bernardo da
Corleone, cappuccino siciliano vissuto nel Seicento, fu un santo barocco
e come tale partecipò delle caratteristiche della santità del suo tempo:
rappresentò, cioè, una santità da ammirare più che da imitare. Da ammirare per
la facilità con cui egli sembrava anticipare nella fede la visione di Dio,
trapassando agevolmente il velo che separa il mondo terreno dal mondo celeste.
E impossibile da imitare nella sua ascesi tanto aspra da fare agli altri
paura”. Così scriveva monsignore Cataldo Naro, in maniera esemplare, di san Bernardo.
L'ammirazione fu tale che la devozione verso il Nostro varcò i confini non solo
isolani ma anche nazionali, tanto che durante il primo secolo dopo la sua
morte, avvenuta il 12 gennaio del 1667, vennero pubblicate sue biografie non
soltanto in Italia ma anche in Spagna (1683), in Germania (1682) e in Francia
(1690); ovviamente dedicate al “cappuccino” Bernardo da Corleone essendo in
quel periodo ancora non beatificato. A queste si aggiunsero le numerose
incisioni, pitture e sculture. Un’imponente diffusione a dimensione europea che
è indice indubbiamente anche della ramificata presenza cappuccina dell'epoca.
Dichiarato venerabile il 21 marzo 1699 fu beatificato il 15 maggio 1768 e
santificato nel 2001. Nel panorama iconografico e letterario vasta è la
produzione, così come la venerazione, tanto che nel 2017 la confraternita di
san Bernardo accettò di buon grado la proposta del sottoscritto e di padre Bernardo
Briganti di allestire una mostra il cui nucleo fondamentale era costituito
dalle collezioni private dei “curatori”. Collaborarono con noi, tra i tanti e
in maniera diversa, Simonpietro Cortimiglia, Dino Garofalo, Giovanna Governali,
Gino Grizzaffi, Giovanni Lisotta e Tommaso Ruggirello. Esponemmo documenti e
testimonianze di diverso tipo: libri, incisioni, matrici in rame, l'atto di
proclamazione a Beato, reliquie, manifesti e la “Positio super miraculo
Beati Bernardi a Corleone”. Alcuni dei pezzi pregiati e inusuali furono: un
libro in lingua francese del 1690, scritto ventitré anni dopo la sua morte e
con una bellissima incisione; una rivista francese del 1902 la quale stampò a
puntate la storia del Beato; un fumetto disegnato da Campos Carlos per
un'edizione messicana del 1966 del Beato Bernardo De Corleone. Il titolo
della mostra fu “Beato tra le righe” il quale non era altro che un doppio gioco
di parole, in riferimento alla tipologia del materiale esposto, prevalentemente
cartaceo e dedicato al Santo quando era ancora Beato, e per rimarcare la figura
atipica (tra le righe) del nostro Bernardo. L'affluenza di visitatori e la
quantità e qualità del materiale messo in mostra evidenziò quanto capillare e
diffusa fosse, ed era, la devozione, prima, durante e dopo la sua
beatificazione. Forte della buona riuscita dell'evento proposi ai confrati,
all'inizio del 2019, di mettere in scena teatralmente la storia di san
Bernardo. Lo aveva già fatto nel 2006 il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi,
nella sua doppia veste di responsabile del C.I.D.M.A. (Centro Internazionale
Documentazione Mafia e Antimafia), sponsorizzando un musical il cui contenuto
doveva essere incentrato sulla tematica dell’antimafia. In quella occasione
venne affidato l'incarico di musicare l'opera a Massimo Sigillò Massara e
quello di redarre il testo a Nonuccio Anselmo, il quale propose di far ruotare
il tutto attorno alla storia del Beato Bernardo da Corleone proclamato Santo
qualche anno prima. La figura dell'ex spadaccino che si redime tanto da entrare
a far parte di uno degli ordini più severi, quello dei cappuccini, ben si
prestava all'idea iniziale del sindaco. Filippo Latino diventava metafora di un
sistema improntato sulla legge del più forte ma all'interno del quale poteva
avvenire un cambiamento, alternativo ed opposto.
L'impostazione del nostro progetto era alquanto diverso e soprattutto con
finalità differenti. Non volevamo trasmettere un messaggio ma rappresentare la
storia del Santo in maniera insolita attraverso un linguaggio semplice e nello
stesso tempo immediato. Da qui l'idea di coniugare il tradizionale al moderno,
quello di fare narrare la vita di Bernardo ad un cantastorie con relativa
chitarra e cartellone inserendo contestualmente e inframmezzati i personaggi
dell'opera dei pupi. I cantastorie erano figure di intrattenitori ambulanti che
si spostavano di città in città raccontando e cantando le varie storie. Si
posizionavano nelle piazze dei vari paesi, aprivano il cartellone
precedentemente arrotolato, nel quale erano raffigurate le scene salienti del
racconto, imbracciavano la chitarra e cominciavano a cantare le storie, vere o
inventate. Solitamente salivano sul tetto della
loro auto per esibirsi utilizzandolo come palco. Venivano raccontati fatti di
cronaca, vicende di amori infelici, miracoli, storie cavalleresche o di
banditi gentiluomini, narrati in un avvicendamento tra cantato e recitato. La
forza dei cantastorie era quella di sapere penetrare nella cultura popolare
facendo leva sui valori della gente. Le modalità narrative erano date dalla
voce declamata, dalla mimica facciale, dalla gestualità accentuata e il
linguaggio utilizzato. Il pubblico era talmente affascinato dalle capacità
interpretative dei cantastorie da rimanere seduto per ore intento ad ascoltarli.
Il ruolo da loro svolto era quello di veri e propri cronisti dell'epoca. Se il
titolo della precedente mostra era stato “Beato tra le righe”, quale poteva
essere quello dello spettacolo? L'idea fu quella di intitolarlo “Santo tra le
corde”, in riferimento sia alle corde della chitarra, che nella nostra
rappresentazione è l'elemento cardine, che al cingolo, ovvero il cordone
utilizzato per cingere l'abito monacale dei cappuccini di cui Bernardo faceva parte. Bernardo fu il quinto
frate della riforma cappuccina ad essere elevato agli onori dell'altare, dunque
un “Santo tra le corde”. La storia del
cantastorie si concludeva, nella maggior parte dei casi, con una sentenza
morale. Anche noi ne abbiamo trovata una, contraddicendo i propositi iniziali. Se
per certi aspetti la figura di Bernardo può apparirci oggi distante, secondo
noi, aveva ragione monsignor Cataldo Naro quando, parlando del nostro Santo,
affermava che “è a noi vicinissimo nella condivisione della medesima comunione
col Signore Gesù ed anche nell'indicarci il tratto fondamentale e permanente di
ogni esistenza cristiana”.[2]
Leoluca
Cascio
Lo spettacolo
Cantastorie – Paolo Zarcone
Violino - Beatrice Virga
Puparo – Antonino Guarino
Voci fuori campo – Calogero Milazzo, Tommaso
Ruggirello
Scenografia – Giuseppe Lo Grasso
Ideazione e regia – Leoluca Cascio
Organizzazione
Leoluca Cascio, Presidente Associazione
Prometheus Corleone
Girolamo Grizzaffi, Presidente della
Confraternita di San Bernardo
Giovanni Lisotta, Associazione Prometheus Corleone
Tommaso Ruggirello, Associazione Prometheus
Corleone
[1] C.
Naro, 2006, presentazione in B. Briganti, Ammirabile
più che imitabile. Testimonianze iconografiche della santità di Bernardo da
Corleone, Caltanissetta, Lussografica.
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