di Salvo Palazzolo
È arrabbiato don Antonio Garau, il parroco di
Borgo Nuovo: «Hanno utilizzato l’immagine della Madonna delle Grazie per
organizzare un concerto che aveva ben poco di religioso». L’ultimo concerto,
sabato scorso, ha portato sul palco il cantante neomelodico catanese Andrea
Zeta, al secolo Filippo Zuccaro, che è appena uscito dal carcere, ma resta
indagato per un’accusa pesante: associazione mafiosa. Il giovane è il figlio di
un ergastolano legato al potente Nitto Santapaola: le intercettazioni della
squadra mobile etnea dicono che il padre, Maurizio Zuccaro, affidava al
rampollo dei messaggi da fare uscire dal carcere. E in un’occasione, il figlio
disse: «Tranquillo papà, lo levo di mezzo ai piedi quando lo dico io». A chi
si riferiva? Sembra che nel mirino del clan fosse finito un imprenditore che non
voleva più saperne di sottostare ai desiderata dei boss.
Don Garau, il parroco antimafia che opera a Borgo Nuovo ormai da dieci
anni, ha appreso la notizia del concerto in onore della Madonna delle Grazie da
"Repubblica". «Sabato sono tornato a casa quando tutto era finito —
spiega — Nessuno mi aveva detto di quel cantante. La parrocchia non c’entra
nulla con questa iniziativa. Ci rimango davvero male » , ribadisce il
sacerdote. «Non ci si può appropriare dell’immagine o del nome di Maria per
ottenere le autorizzazioni del Comune o della questura ». Sabato sera, mentre
Andrea Zeta cantava, una fiaccolata per don Pino Puglisi attraversava invece
un’altra periferia, quella di Brancaccio. Palermo e le sue tante facce.
La protesta
Il concerto nella piazza di Borgo Nuovo, raccontato ieri con un video da
Repubblica.it, è già diventato un caso. Protesta il consigliere di
circoscrizione Salvo Altadonna, che nei giorni scorsi aveva preso
posizione dopo un’altra inchiesta del nostro giornale, sulla canzone della neomelodica
Daniela Montalbano dedicata al boss Franco Inzerillo, Franco ’u
nivuru, morto per una malattia. Altadonna chiede una presa di posizione
più netta da parte dell’amministrazione: «Mentre al Cep si cantano i sentimenti
per lo " zio Franco", a Borgo Nuovo si festeggia la Madonna della
Grazie col background di Andrea Zeta». Mentre è boom di like per la pagina
Facebook di " Andrea Zeta": quasi 200 mila.
La famiglia
Nelle sue canzoni nessun riferimento a vicende di mafia, lui canta
soprattutto storie d’amore. Un ritmo dolce che appare lontano dalle parole che
poi sono finite nelle intercettazioni della squadra mobile di Catania. A marzo,
in carcere, era finito anche il fratello di Andrea Zeta, pure lui ritenuto
dalla procura un anello della catena di trasmissione dei messaggi paterni.
Lo dicono le immagini captate nella sala colloqui del carcere. Zuccaro senior
conosce tanti segreti di mafia, non solo di Catania, ha una condanna a vita per
l’omicidio del boss confidente Luigi Ilardo, l’uomo che nel 1995 avrebbe potuto
portare i carabinieri del Ros all’arresto del capomafia Bernardo Provenzano, a
Mezzojuso. Ma una talpa informò per tempo che Ilardo faceva anche da confidente
al colonnello Michele Riccio. E Ilardo fu ucciso. Fino a qualche mese fa, il
giovane cantante sembrava fuori dalle storie criminali di famiglia. Poi, le
intercettazioni hanno raccontato un’altra storia. Anche se tre mesi dopo il
blitz, a giugno, è arrivata la scarcerazione. Ma l’atto d’accusa della procura
resta in piedi.
Il concerto
«In genere, fra Palermo e Catania c’è rivalità — dice il presentatore della
serata a una piazza stracolma — ma per quanto riguarda la musica sono molto
unite, sono un’unica cosa » . Ed entra lui, dopo una carrellata di altri
cantanti. Uno ha fatto l’immancabile dedica agli « ospiti dello Stato » , con
una canzone che però parla del dolore delle famiglie e dei detenuti. E’
tutt’altro che un inno al crimine. Andrea Zeta non entra neanche in queste
dediche. Ha il look dell’idolo delle ragazzine che dice di essere emozionato
davanti a tutta quella gente.
Ma chi è davvero Andrea Zeta al secolo Filippo Zuccaro? Per la procura di
Catania la posta in gioco è alta, c’è in ballo la gestione di una famiglia da
tre generazioni fedele al verbo dei Santapaola-Ercolano, con annessi i segreti
sugli affari ancora da gestire. Il vecchio Zuccaro era riuscito ad ingannare
tutti e aveva ottenuto i domiciliari: poi, un’altra telecamera piazzata nei
bagni del reparto di Ematologia dell’ospedale Ferrarotto di Catania lo
smascherò. Si iniettava delle sostanze per aggravare le sue condizioni di
salute. Ora, il figlio, accusato di un’altra clamorosa messinscena, ma lui
insiste su Facebook: « Sono fuori da queste storie » . Dopo il concerto gli
abbiamo chiesto dell’inchiesta, ci ha detto: «Per me non sono accuse, penso
solo a cantare » . Poi quando gli abbiamo domandato del perché nei concerti non
si riesca mai a fare un cenno a Falcone e Borsellino, i suoi gorilla ci hanno
allontanato. Alcuni argomenti sono ancora tabù per certi neomelodici.
La Repubblica Palermo, 17 sett 2019
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