La cosca Di Giacomo, stando alle intercettazioni, aveva una potenzialità
"militare" costituita da 500 persone. Le infiltrazioni erano arrivate
anche al nord inquinando - secondo la ricostruzione della procura - diversi
settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta
fittizi per decine di milioni di euro
Cinquecento uomini armati erano pronti a scatenare una
nuova guerra di mafia, dopo quella persa negli anni
Ottanta contro la Cosa Nostra di Totò Riina. È
quanto ritengono di aver accertato Guardia di finanza, squadra mobile e il Servizio centrale operativo della polizia in due
diverse inchieste sulla Stidda che ha
portato questa mattina a 104 arresti e
sequestri per 35 milioni di euro tra la
provincia nissena e il Bresciano. Due gruppi distinti – hanno spiegato le
procure di Caltanissetta e Brescia – con quello attivo in Lombardia che aveva
rigettato il tentativo di“abbordaggio” della
frangia siciliana e firmato una pax mafiosa perché,
dicevano intercettati, “la guerra non porta a niente,
mentre la pace porta a qualcosa”.
“Cinquecento
leoni”, come si chiamavano tra di loro durante le telefonate ascoltate dagli
investigatori, che attendevano solo il cenno dei capi della cosca dei Di Giacomo. I poliziotti hanno anche ripreso
diverse spedizioni punitive alle quali gli stiddari
siciliani si presentavano armati, danneggiamenti e incendi ai danni di chi si opponeva al potere del
clan. In carcere capi, gregarie sodali che
hanno gestito un fiorente traffico di sostanze stupefacenti,
hanno infiltrato l’economia legale attraversoimprese di comodo,
facendo estorsioni a tappeto, imponendo in particolare i
prodotti delle loro aziende.
Ma i veri business si
erano spostati al Nord, “puliti” e remunerativi. Le infiltrazioni della Stidda erano
arrivate anche in Lombardia, in provincia di Brescia, dove il
gruppo locale aveva inquinato – secondo la ricostruzione della procura –
diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di
euro. La Stidda, nella sua versione settentrionale, pur mantenendo le modalità
mafiose, si è dimostrata capace di una vera e propria ‘metamorfosi evolutiva’, sostituendo ai reati
tradizionali nuovi business,
utilizzando quale anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori i
colletti bianchi, i quali individuavano tra i loro clienti (disseminati
principalmente tra Piemonte,
Lombardia, Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia) quelli disponibili al
risparmio facile.
Il Fatto Quotidiano | 26 SETTEMBRE 2019
Nessun commento:
Posta un commento