Davide De Novellis, comandante della Caserma CC di S. Filippo Neri allo Zen |
di Claudia Brunetto
La caserma dei carabinieri allo Zen 2 è nata
con lui. Quando è arrivato, dieci anni fa, i locali che dovevano essere dei
militari erano occupati da famiglie di senzatetto. Ma a lui, che la stagione
delle barricate per conquistare un alloggio nel quartiere l’aveva vissuta
giorno dopo giorno, sono bastati pochi minuti per convincere tutti ad andare
via. Perché lì doveva essere inaugurata la caserma dei carabinieri che dieci
anni dopo sarebbe diventata un punto di riferimento per la gente dello Zen.
Tanto da convincere, lunedì scorso, un gruppo di anziani a fermarsi per fare un
inchino con il santo in processione. «Ci sono voluti dieci anni per far
fermare il santo davanti alla caserma e non sotto casa dei mafiosi, l’hanno fatto
semplicemente per dire " grazie", nei prossimi dieci anni faremo
anche di più».
Davide De Novellis, 51 anni, da dieci è il comandante della caserma di San
Filippo Neri dello Zen 2. Napoletano di origine e pianista, ha scelto Palermo
vent’anni fa e non è più andato via. Le occasioni per lasciare il comando dello
Zen ci sono state, ma lui sceglie ancora oggi di rimanere. « Resto — dice
De Novellis — perché allo Zen serve continuità. È un momento di grandi
cambiamenti, se andassi via adesso sarebbe un peccato. La gente è stanca di
vessazioni e soprusi, è stanca della mentalità mafiosa ». Allo Zen 2 lavora
giorno e notte e vive, come vivono altri quattordici militari. Dentro la
caserma. « Avviene anche nelle altre stazioni dell’Arma — dice De Novellis — ma
allo Zen è più amplificato il senso di prossimità. Sei più vicino alla gente».
Quando il santo si è fermato davanti alla caserma, erano in corso due
arresti. Il giorno dopo, alcuni carabinieri hanno fatto visita ai membri
dell’associazione e hanno ricevuto in regalo l’immagine di padre Pio. « In
questi dieci anni il quartiere è cambiato — dice il maresciallo — Il santo
che si ferma davanti alla caserma è un segnale, significa che nella coscienza
della gente qualcosa è cambiato. Qui rappresentiamo lo Stato e loro hanno
scelto di fermarsi. Abbiamo vinto una battaglia».
Allo Zen è dura. C’è il degrado che opprime, i servizi fantasma, c’è lo
spaccio a cielo aperto, c’è una mentalità mafiosa difficile da estirpare. «Il
nostro primo compito è l’attività di polizia — dice De Novellis — arresti,
perquisizioni, attività invasive. Ma se, fino a qualche anno fa, era difficile
entrare nelle case, adesso per la gente dello Zen non siamo soltanto
carabinieri che portano via i loro papà o i loro mariti, siamo anche i " maestri"
dei loro figli, siamo quelli che gli fanno pulire le strade e riparare le
buche». I carabinieri, in collaborazione con le associazioni del
territorio, aiutano anche i bambini a studiare, giocano con loro a calcetto, li
invitano a mangiare il panettone a Natale e gli fanno trovare i regali sotto
l’albero. « Sei un militare ma sei anche una persona — dice il maresciallo — Ci
vuole professionalità, ma anche umanità » . Ecco perché i bambini dello Zen
bussano alla porta della caserma per chiedere caramelle, indossare il cappello
militare o guardare le auto. « Vengono anche a denunciare furti di bici — dice
De Novellis — Vengono da noi invece di fare a botte per riaverle».
Di episodi in questi anni ce ne sono stati tanti. « Come la mamma —
racconta il maresciallo — che venne a denunciare il figlio spacciatore, o un
bambino cui arrestammo il padre e che scoprì solo allora che il
"maestro" che lo aiutava a fare i compiti era un carabiniere. Si
sentì tradito, ma capì. Tutto questo dieci anni fa era impensabile. Il segreto
è non smettere mai di lavorare».
E dopo le giornate in caserma, per De Novellis arriva il momento di sedersi
al pianoforte: « La musica è la mia vita, se non suonassi non potrei essere il
maresciallo che sono».
La Repubblica Palermo, 27 sett 2019
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