DINO PATERNOSTRO
Nonuccio Anselmo e Mario Cuccia hanno provato
a raccontare per immagini la storia di un decennio corleonese, quello dal 1970
al 1980. Ovviamente con le loro immagini, quelle catturate dalle loro macchine
fotografiche, che non scattano foto automaticamente, ma solo quando ricevono l’input
dagli autori. Un racconto “di parte”, quindi, com’è normale che sia. Con tanti
volti storici della vecchia Dc (Michele La Torre, soprattutto, ed altri),
alcuni del Psi (Peppino Siragusa ed altri) e alcuni del Pci (Totò Mannina e
Tanino Marabeti). Insieme ai volti, ci sono le immagini della città, gli eventi,
questi davvero interessanti. A cominciare da quelle dei contadini che “pisano”
il grano, dopo averlo mietuto a mano, con la falce. Un mondo ormai scomparso,
che ci ricorda le belle immagini realizzate dal regista Vittorio De Seta nel
suo documentario sul ciclo del grano.
E
poi i lavori sul bastione San Rocco e corso Bentivegna, il consolidamento (il
primo) del castello soprano, il ponte di S. Nicolò crollato, le reliquie del
beato (adesso santo) Bernardo ritornato a Corleone. Insomma, sfogliare questo
bel libro dell’ormai collaudato duo Anselmo-Cuccia non ci fa annoiare. Anzi. Ci
spinge a ricordare, a rimpiangere, a criticare e (speriamo) ad impegnarci per
una Corleone migliore di quella che è stata e di quella che è.
Il libro, presentato la sera del 30 agosto nei
locali del complesso architettonico di Sant’Agostino, ha visto la
partecipazione di tanta gente. E di due protagonisti del decennio: Michele La
Torre (tante volte sindaco) e Peppino Provenzano (consigliere socialista,
arrivato poi a ricoprire il prestigioso ruolo di presidente della Regione
Siciliana).
Del decennio trattato scrive Nonuccio Anselmo
nell’introduzione, che si legge d’un fiato. Accenna ai “giovani turchi” della
Dc (Totuccio Castro, Giusto Catania, Nando Liggio), parla molto di un
personaggio come Michele La Torre che sicuramente (con tutti i difetti e i
limiti, che io – da consigliere di opposizione del Pci – gli facevo impietosamente
notare in consiglio comunale) è stato uno dei migliori sindaci di Corleone del
secondo dopoguerra. Ma, insieme a La Torre, un ruolo ebbero sicuramente quelle
gran persone perbene di Bruno Ridulfo e di Carmelo Comaianni, cattolici
democratici, capaci di ribellarsi allo strapotere democristiano, anche a costo
di pagare costi personali altissimi. E un ruolo di primo piano ebbero anche
personaggi come Totò Mannina (storico segretario della Camera del lavoro,
consigliere comunale ed assessore del Pci), Tanino Marabeti (abilissimo oratore
e per anni consigliere comunale, assessore e dirigente del Pci) e Peppino Di
Palermo, cognato di Placido Rizzotto, vice-presidente della coop “B. Verro”, per
27 anni consigliere comunale del Pci. Peccato non avere (mi rivolgo a Mario,
che nei primi anni ’70 ha operato nella Camera del lavoro di Corleone) qualche
foto di Totò Curatolo, che era di Polizzi Generosa, ma che è stato per alcuni
anni segretario della Cgil di Corleone. Per fortuna, invece, Mario ha inserito
tra le foto un bel primo piano di Judith, la bella americana, che in quegli
anni conduceva un’indagine sociologica su Corleone.
Anselmo ricorda anche il grande sciopero del
febbraio 1970, in una Corleone svuotata dall’emigrazione in seguito al
terremoto del ’68. Allora io ero studente liceale. Ricordo che anche gli
studenti furono sollecitati ad aderire allo sciopero. Non dai sindacalisti, ma
dal decano Catarinicchia, dal preside Streva e da altri. “Ma se fino a ieri –
riflettevo tra me e me - ci dicevano che la politica è una cosa sporca, da non
fare, che non bisognava interessarsi di queste cose, come mai adesso ci
chiedono di partecipare allo sciopero?”. Interrogativi di un ragazzo ingenuo,
che avrebbe capito dopo come un obiettivo dello sciopero (non l’unico, per
carità, perché la disoccupazione si tagliava davvero a fette, l’edilizia era
ferma e tanta gente emigrava) era quello di defenestrare dal potere municipale
il gruppo dei cianciminiani (Giusto Catania, Totuccio Castro, Enzo Zanghì, ecc.)
per favorire in maniera più o meno dichiarata l’ascesa di Michele La Torre.
Accenna Anselmo anche ad un primo tentativo
di informazione locale col “Giornale del Corleonese”, diretto da Giuseppe
Cerasa, poi diventato giornalista di Repubblica. Un giornale importante, che
formò al confronto, alla partecipazione e alla democrazia un’intera generazione
di ragazze e ragazzi dei comuni della zona del corleonese. L’esperienza durò
due anni (dal settembre 1974 al settembre 1976). Di quel gruppo facevo parte
anch’io, insieme a Pino Governali, a Peppino Marchese, a Pietro Ragusa, a
Franco Guella, a Nicola Petralia, a Pino Colca. A vario titolo e con ruoli
diversi, questo gruppo formatosi attorno all’esperienza del Giornale del
Corleonese è stato protagonista della vita politica, sociale e culturale del
nostro territorio.
Quindi, non possiamo che ringraziare Nonuccio
e Mario per quest’altra loro opera, che ci aiuta a conoscere - fissandole in
immagini - le nostre radici e ad amare ancora di più questa nostra città,
condizionata dalla mafia e dai mafiosi, ma capace (ci auguriamo sempre di più e
meglio) di trovare la forza per rialzarsi.
Dino Paternostro
a mietere il grano |
davanti ai circoli |
davanti ai circoli |
gregge e pastori |
lo sciopero |
Un altro momento della presentazione del libro dello scorso 30 agosto |
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