Il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato |
di GIADA LO PORTO
Lo stanziamento disposto dalla Regione per acquisire
il cascinale dove venne ucciso l’attivista antimafia si sovrappone a quello
previsto dalla ex Provincia. E rischia di annullarlo. L’appello del fratello di
Peppino
Non uno, ma ben due finanziamenti per il
casolare dove la mafia uccise Impastato. Peccato che siano incompatibili tra
loro. Così il casolare di Peppino rischia di perdere mezzo milione di euro.
Potrebbe essere una beffa. Nei fatti, dopo quarant’anni, i due provvedimenti
arrivano a distanza molto ravvicinata ( pochi giorni l’uno dall’altro). Uno
viene dall’ex provincia, l’altro dalla Regione. Ma andiamo con ordine. Qualche
giorno fa la giunta regionale siciliana annuncia che, su proposta del
presidente Nello Musumeci, ha approvato gli atti necessari per procedere
all’espropriazione del casolare e del terreno circostante.
Per acquisirlo la
Regione ha impegnato una somma di 106.345 euro. La proposta del governo
Musumeci arriva però dopo che la città metropolitana di Palermo, lo scorso 27
agosto, con partenariato del Comune di Cinisi e utilizzando fondi europei, ha
stanziato mezzo milione di euro. Somme da utilizzare non solo per
l’acquisizione ma pure per la riqualificazione di quel posto
abbandonato in cui realizzare una tensostruttura e dare vita a un centro
nazionale per la lotta alle mafie. Tutto ora rischia di andare in fumo. E il
motivo è semplice. Se la Regione diventa proprietaria del bene, questo
annullerebbe di colpo il finanziamento dell’ex provincia che ha come
presupposto giuridico l’acquisizione del casolare quale elemento indispensabile
della riqualificazione. « Eppure le intenzioni dell’ex provincia sono ben note
alla Regione Sicilia e questo progetto al momento si trova alle Infrastrutture
» dice il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo. Si tratterebbe infatti di un
progetto presentato dalla ex provincia proprio partecipando a un avviso della
Regione. Una svista? Come sottolinea anche Leoluca Orlando presidente Anci e
sindaco della città metropolitana « su quel casolare c’è già un progetto ben
articolato » . Per provare a « uniformare » le due iniziative il sindaco di
Cinisi ha chiesto la convocazione di un tavolo urgente sia alla Regione che
all’ex provincia. « Rischiamo davvero di perdere una grande opportunità e, dopo
40 anni, non mi sembra il caso». Come si dovrebbe procedere? «
E’ necessario che la Regione modifichi la delibera di giunta, deve
cambiare oggetto - dice Palazzolo - quei 106 mila euro potrebbero essere
utilizzati ad esempio per fare un museo. L’acquisizione, necessaria alla
riqualificazione, deve essere della città metropolitana. O si hanno due
finanziamenti di fatto incompatibili » . E Orlando si dice « fiducioso » di
poter trovare con la Regione una soluzione « che permetta di sfruttare al
meglio i fondi disponibili per restituire alla fruizione pubblica quel bene che
ha un altissimo valore storico e simbolico nella lotta alla mafia » . Il
casolare, pur in stato di abbandono, continua ad essere visitato ogni anno il 9
maggio da tantissimi giovani e studenti che arrivavano a Cinisi per onorare la
memoria di Peppino. E pare una beffa che dopo 40 anni si rischi di mandare
tutto in fumo per una " disattenzione" burocratica. « Adesso speriamo
che Regione e Città metropolitana collaborino per rendere il giusto merito a
questo luogo di memoria - dice Giovanni Impastato, fratello di Peppino - il
casolare di Peppino deve diventare patrimonio collettivo».
La Repubblica Palermo, 10 sett 2019
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