La villa confiscata alla famiglia di Rosario Lo Bue |
Corleone, 17
settembre 2019. L'ex abitazione della famiglia del boss mafioso Rosario Lo Bue,
in via Salvatore Aldisio, entro il mese di settembre diventerà la sede di nuovi
uffici. Attualmente, vi sono ospitati il Consorzio Sviluppo e Legalità e
l'Ufficio comunale case popolari. L'immobile è stato sgomberato due anni fa,
dopo un provvedimento dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati. Entro
settembre potranno fruirne come sedi distaccate l'Amap, lo Iacp e l'Inail. Lo
ha deciso l'amministrazione comunale a seguito di alcune convenzioni con i tre
enti.
“Volevamo
impiegare al meglio questi locali – dice il sindaco Nicolò Nicolosi -, anche
perché non utilizzarli avrebbe voluto dire sprecare una risorsa importante qual
è un bene confiscato alla mafia. Abbiamo dunque pensato di dare ospitalità a
servizi di carattere comprensoriale che possano essere utili ai cittadini e al
territorio del Corleonese”.
Lo sgombero
della casa su due piani di Rosario Lo Bue, abitata dai suoi familiari, è
avvenuto nel giugno del 2017. Da quel momento, il bene è stato assegnato in via
definitiva al Comune per la sua gestione.
Rosario Lo
Bue è un pastore, fratello di Calogero Giuseppe, che fu arrestato nel 2006 con
l'accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano. Lo Bue sarebbe
stato uno dei suoi vivandieri. Rosario Lo Bue fu invece arrestato prima nel
2008 nel corso dell'operazione dei carabinieri “Perseo”, e poi nel 2015
nell'operazione antimafia “Grande Passo 3”. A maggio di quest'anno i militari
dell'Arma hanno sequestrato un milione e mezzo di beni alla famiglia del boss.
Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di
Palermo, ha riguardato un'abitazione, un magazzino, 17 terreni, un mezzo
agricolo, tre società, un fondo comune d’investimento, due polizze vite e venti
conti correnti.
Il caso del
bene confiscato in via Aldisio, a due passi dalla tenenza della guardia di
finanza, è stato anche al centro di un recente Consiglio comunale a Corleone. I
consiglieri di opposizione chiedevano che venisse affidato alle associazioni,
per far sì che non rimanesse inutilizzato. “In quella occasione – sottolinea il
sindaco – abbiamo fatto presente che ciò non è possibile. E la motivazione è
semplice. La struttura è stata affidata al Comune per fini istituzionali. Di
conseguenza le associazioni ne sono escluse. Abbiamo dunque risolto con Amap,
Iacp e Inail”. C'è da dire che la destinazione di un bene confiscato - d'intesa con l'Agenzia - potrebbe essere modificata. Assegnare locali confiscati ad associazioni sicuramente avrebbe avuto un significato diverso, un impatto più forte con l'opinione pubblica.
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