La Prefettura di Palermo |
Palermo 17 settembre 2019 - Domani alle 9,30,
davanti alla Prefettura, si terrà un sit-in dei lavoratori del
gruppo Aiello. Dal licenziamento, avvenuto nell'agosto del 2016, i
144 lavoratori sono ancora in attesa delle mensilità maturate durante la
gestione giudiziaria.
La Fillea Cgil chiede di riaprire il confronto con
l'Agenzia nazionale dei beni confiscati - con cui da quasi un anno si è
interrotta l'interlocuzione - per affrontare la situazione
critica in cui si trovano i lavoratori delle tre aziende di Bagheria
confiscate, Ati Group, Emar e Ediltecnica, appartenute a Michele Aiello.
“Per far ripartire il confronto, abbiamo
ripetutamente chiesto un incontro in Prefettura. Domani mattina,
spontaneamente, assieme al gruppo dei lavoratori delle tre aziende confiscate,
saremo in sit-in davanti alla Prefettura per chiedere che si velocizzi
l'iter di vendita dei beni mobili e immobili della società, in modo da
consentire il pagamento delle mensilità e degli oneri previdenziali e
contributivi maturati ai lavoratori”.
I lavoratori, 65 licenziati
dall'Ati Group, 43 di Ediltecnica e 36 di Emar, aspettano la liquidazione
delle spettanze da quando l'azienda ha smesso di operare. Da agosto 2016
a fine 2018 hanno usufruito degli ammortizzatori sociali. Con la confisca
definitiva, i beni del gruppo Aiello sono transitati all'Agenzia nazionale per
i beni confiscati. L’agenzia poi ha restituito alla società i beni, che i
liquidatori stanno per mettere in vendita.
“Da questa operazione, sono passati quasi due anni, e
ogni volta che abbiamo chiesto un confronto con l'Agenzia abbiamo trovato le
porte chiuse. I lavoratori sembrano diventati più che altro una spina nel
fianco – osserva Piero Ceraulo – Oggi il debito, solo per le retribuzioni
e il Tfr, ammonta a 1 milione e 334 mila euro. Ad aprile siamo riusciti a
ottenere un acconto del 15 per cento. Ci hanno proposto anche una transazione
del 50 per cento: perché ma i lavoratori dovrebbero rinunciare a metà dei
soldi che gli spettano? In questi due anni, in accordo con l'Agenzia, è
stata costituita una cooperativa che avrebbe dovuto svolgere dei lavori e
creare un nuovo futuro per i lavoratori. Ma è tutto fermo. Oltre al danno di
avere lavorato per un'azienda confiscata alla mafia, oggi questi
lavoratori si ritrovano abbandonati dallo Stato. Non capiamo perché
l'Agenzia si trinceri nelle proprie stanze, senza voler parlare con le
organizzazioni sindacali.Vorremmo conoscere i tempi necessari per la
vendita del patrimonio”.
Con il sit-in di domani, la Fillea rilancia al centro
dell'attenzione il tema delle aziende sequestrate e confiscate nel territorio
palermitano. Pagano lo scotto della crisi edilizia le cave Buttitta, con
attività di escavazione in coro, dislocate tra Altofonte (cava Valle
Rena), Bagheria (cava Consona) e Trabia (cava Giardinello). Due giorni fa sono
stati messi in cassa integrazione per 13 settimane i 12 lavoratori di
Altofonte. Prospettive poco rosee anche per gli altri lavoratori. Non presenta
criticità invece l'Immobiliare Strasburgo, che ha chiuso i bilanci in
positivo. La proposta della Fillea è di far diventare l'azienda, l'unica in
attivo, una holding , con attività di supporto pe le altre aziende
confiscate palermitane.
“Più delle metà delle aziende confiscate non ha
prospettive per il futuro e chiude definitivamente i battenti, lasciando
senza garanzie occupazionali e economiche i lavoratori che ne facevano parte –
prosegue il segretario della Fillea Cgil - Non possiamo assistere inermi
a questo fenomeno, va riaperta una discussione a tutti i livelli, locale
ma soprattutto nazionale, per rivedere alcuni punti sulla tutela delle aziende
e dei lavoratori”.
“Attraverso gli amministratori giudiziari – aggiunge Ceraulo -
bisogna identificare professionalità specifiche in grado di gestire
le aziende. Nel settore delle costruzioni servono ingegneri e architetti:
chi non ha questa esperienza specifica non potrà governare i processi
all'interno di un'azienda edile".
La Fillea Cgil Palermo per il pagamento degli stipendi
ai lavoratori del gruppo Aiello aveva proposto di utilizzare il Fug (fondo
unico giustizia), da rimpinguare con i fondi della vendita dei beni. “Ma
la proposta non è passata – aggiunge il segretario degli edili palermitani -
Così come riteniamo che bisogna prevedere dei percorsi agevolati per le
aziende confiscate e sequestrate, che finiscono per rimanere schiacciate.
Le ex aziende mafiose non riescono a essere competitive in un mercato in
cui c'è concorrenza sleale e dove le logiche del massimo ribasso tagliano
fuori le imprese che rispettano i contratti e le regole.”.
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