La commemorazione di Libero Grassi sul luogo in cui è stato ucciso |
di Francesco Palazzo
Oggi è l’anniversario di Libero
Grassi. Che disse no a chi gli chiedeva di pagare per continuare tranquillamente la
sua attività. A 28 anni dall’omicidio, cosa ne è del pizzo e dell’antiracket?
Sono stati affrontati da una duplice posizione, quella istituzionale, la
repressione, e sociale, con la nascita di un movimento di lotta, che ha trovato
una tappa fondamentale nella notte tra il 28 e il 29 giugno 2004. "Un
intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità". Così è nato
Addiopizzo. Ma sin dal 1990, a Capo d’Orlando, il contrasto non è stato
delegato alle sole istituzioni. L’attacco alle estorsioni è dunque stato
articolato nell’ultimo trentennio. Le indagini, da un lato, le quali spettano
alla magistratura, che da sola come ci dice sempre può fare poco.
E la società
civile, dall’altro, che non sta a guardare come finisce la partita tra guardie
e ladri. Possiamo però affermare che tale doppio approccio virtuoso ha inciso
su una parte non maggioritaria di siciliani, sia che facciano impresa, sia che
vivano senza alcun interesse nel tessuto economico. Diverse indagini ci dicono
che si va sempre dalle coppole storte per risolvere questioni personali. Una
specie di pizzo esistenziale di cui viene fuori molto meno di quello che in
realtà accade. Ma c’è anche un esteso pizzo economico. Quante sono le attività
economiche legali legate a capitali criminali? Quanti e quali vantaggi hanno
rispetto a quelle nate con il sudore, l’impegno e i denari puliti? Pure la
mafia che vive sulla finanza internazionale costituisce una profonda
distorsione, un pizzo sull’economia globale rispetto a tutti noi e in maniera
diretta verso coloro che non barano nei circuiti dell’alta finanza. E poi,
quante imprese pagano ancora il pizzo in Sicilia senza problemi o cercano il
mafioso per "mettersi in regola"? E quanti per aprire un’attività
chiedono il permesso al capomafia del quartiere? Quanti accettano senza
problemi che il territorio dove parcheggiano sia controllato da estorsori che
operano alla luce del sole, sempre gli stessi negli stessi luoghi per decenni,
poco scalfiti nella sostanza dalle forze dell’ordine? Si può insomma ritenere
che da quella mattina del 29 agosto 1991, era un giovedì come oggi, la strada
intrapresa non sia stata senza buoni risultati. Che però riguardano un
frammento di società. La strada da percorrere è molto lunga. E investe la
cultura del popolo delle borgate e delle zone residenziali. Il quale spesso
paga senza problemi un pizzo giornaliero nei vari esercizi commerciali che non
emettono ricevute fiscali, penalizzando quanti rispettano le regole. Senza
dimenticare il peso, che grava sull’economia e sulle casse pubbliche, del pizzo
derivante dalle tangenti. Oppure quello che impone la politica quando attua
sistematicamente approcci clientelari e di favore. Insomma, quando parliamo di
pizzo dovremmo farci un giro molto ampio. E capire, intanto, quanto ciascuno di
noi fa ogni giorno per sconfiggerlo o rafforzarlo.
La Repubblica Palermo, 29 agosto 2019
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