Leoluca Orlando |
Nella sua lettera Orlando afferma che "oggi i migranti sono ciò che gli ebrei furono negli anni ‘30 del secolo scorso; i primi ad essere attaccati e perseguitati, cui seguirono le altre minoranze e poi le comunità nel loro complesso, con la negazione e la compressione dei diritti di tutti e di tutte."
"Si assiste di fatto - afferma Orlando - ad un processo di “fascistizzazione”
da parte di taluni organi dello Stato, che tendono ad accentrare i poteri,
negandone la divisione che è elemento fondamentale per un sano equilibrio e per
la tenuta democratica. Lì dove l’accentramento non è possibile, come nel caso
del Potere Giudiziario, si susseguono attacchi e tentativi di delegittimazione.
"In particolare ad essere criticati sono i "Decreti sicurezza" e
le "Direttive del Ministero dell'Interno che "tendono a fare delle
forze di Polizia uno strumento, quasi personale e ad uso del Governo o di una
sua parte, di repressione del dissenso, della libertà di espressione e della
libertà d’informazione."
Proprio al tema del ruolo delle Forze armate e delle Forze di polizia, Orlando
dedica un paragrafo molto duro, affermando che "le disposizioni a corpi
militari dello Stato da parte del Ministro dell’interno costituiscono un
pericoloso tentativo di manipolare la azione delle Forze Armate e delle Forze
di Polizia che hanno costituito e costituiscono ancora oggi un presidio
fondamentale di rispetto della legalità costituzionale e della democrazia della
nostra Repubblica."
Infine, un richiamo al diritto/dovere del dissenso. "Alle urla, agli
insulti ed anche alle aperte minacce che vengono da alcuni e che non sono fino
ad ora riusciti a fermare l’indignazione di tanti - conclude Orlando -
rispondo e ricordo che in momenti come questo è forte il diritto/dovere di
prendere posizione evitando atteggiamenti paludosi o timidi che hanno
caratterizzato e rischiano di caratterizzare la perdita della democrazia e la
mortificazione di inviolabili diritti umani di tutti e di ciascuno."
Palermo, 9 agosto 2019
“L'Unione si fonda sui valori del rispetto
della dignità umana,
della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di
diritto e del rispetto dei diritti
umani, compresi i diritti delle
persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni
agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo,
dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia,
dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.”
Al Presidente del Parlamento Europeo David
Sassoli
Al Presidente della Commissione Europea
Jean-Claude Juncker
Alla Presidentessa Designata della
Commissione Europea Ursula von der Leyen
Ai Capi di Stato e di Governo degli Stati
Membri dell’Unione Europea
Richiesta di avvio della procedura prevista
dall’art. 7 del Trattato sull’Unione Europea.
Signori Presidenti, Signora Presidentessa
designata, Signori Capi di Stato e di Governo, mi permetto di richiamare la
vostra autorevolissima attenzione ricordando in premessa l’articolo 2 del
Trattato sull’Unione Europea, che indica in modo chiaro ed inequivocabile non
soltanto i valori, ma i comportamenti pratici cui l’azione degli Stati membri
deve essere improntata. Sono Sindaco di una città che ha conosciuto in passato
forme gravi e violente di violazione di questi valori anche per provvedimenti
legislativi disumani e incostituzionali; una città che ha conosciuto la sofferenza
che deriva dalla violazione di questi diritti. Una città che ha scelto di stare
dalla parte dei diritti umani in un tempo nel quale essi vengono mortificati da
decisioni, comportamenti e leggi.
Sono Sindaco di una città che proprio
partendo dal rifiuto della violenza e dall’affermazione dei diritti di tutti ha
costruito un percorso di rinascita e sviluppo capace di coniugare sicurezza ed
accoglienza. Parte integrante di questo percorso è stata la scelta di fare di
Palermo una città accogliente, una città aperta a tutti e che coinvolge tutti
cercando di costruire - con difficoltà e lacune ma con determinazione – una
“Casa Comune” a tutti gli esseri umani, riconoscendo il diritto alla vita di
tutti e di ciascuno, come richiamato da autorevolissimi rappresentanti di fedi
religiose, da intellettuali e scienziati di ogni parte del mondo.
Oggi però la volontà di accogliere e di
aprirsi è offuscata, è letteralmente bloccata dalle scelte politiche italiane,
che, insieme a quelle di taluni altri paesi, stanno determinando un vero e
proprio genocidio. Se nel 2014 e nel 2015 Palermo, come tutta la Sicilia, ha
accolto decine di migliaia di migranti, salvati nel Mediterraneo da operazioni
coordinate e compiute dagli Stati, oggi Palermo e la Sicilia non accolgono più
migranti. Non perché non vorrebbero, non perché i migranti abbiano smesso di
cercare un futuro in Europa: semplicemente perché i migranti ora muoiono in
Libia o nel Mediterraneo senza nemmeno la possibilità di toccare l’agognata
Europa. Se vi è una emergenza legata alla migrazione, è proprio quella legata a
questo genocidio.
Ma i fatti politici ed istituzionali,
avvenuti in Italia negli ultimi mesi, dimostrano come il tema dei migranti sia
diventato, come prima era stato in altri paesi europei, soltanto la scusa per
costruire un attacco politico ed istituzionale allo Stato di Diritto, alle
libertà fondamentali di tutti, alle libertà civili e politiche, alla libertà di
espressione e di associazione.
Oggi i migranti sono ciò che gli ebrei furono
negli anni ‘30 del secolo scorso; i primi ad essere attaccati e perseguitati,
cui seguirono le altre minoranze e poi le comunità nel loro complesso, con la
negazione e la compressione dei diritti di tutti e di tutte.
Ed oggi i migranti, come gli ebrei negli anni
‘30 e ‘40 del secolo scorso, muoiono a migliaia, con la differenza che oggi
nessuno può dire non sapere.
Dietro allo spauracchio dell’invasione dei
migranti, oggi in Italia, come nei mesi e negli anni scorsi in altri paesi
dell’Unione, si è costruita una narrazione che ha portato a realizzare
politiche pubbliche, ed ora anche scelte istituzionali, che sempre più mettono
a rischio il rispetto dei valori fondanti dell’Unione, a partire da quelli
stabiliti nell’articolo 2 già richiamato.
Io, da Sindaco di una città ai confini
meridionali dell’Unione sono diretto testimone del fatto che non vi è alcuna
emergenza legata alle migrazioni di massa, ma che le emergenze, da quella
ambientale a quelle sociali, sono ben altre.
Già da anni abbiamo assistito ad una
crescente azione politica e mediatica di stampo xenofobo, che seppur non
condivisibile, rientrava sempre e comunque nella libertà di espressione
personale e politica. Lì dove negli ultimi mesi è avvenuto un salto di qualità,
che oggi ci spinge ad evocare il ricorso all’articolo 7 del TUE, è
nell’adozione di provvedimenti normativi ed amministrativi che a nostro avviso
stridono in modo gravissimo con il Trattato e mettono a rischio la tenuta
democratica ed istituzionale del Paese, con conseguenze difficilmente
immaginabili anche per la stessa Unione nel suo complesso.
Di fatto, si assiste ad un processo di
“fascistizzazione” da parte di taluni organi dello Stato, che tendono ad
accentrare i poteri, negandone la divisione che è elemento fondamentale per un
sano equilibrio e per la tenuta democratica. Lì dove l’accentramento non è
possibile, come nel caso del Potere Giudiziario, si susseguono attacchi e
tentativi di delegittimazione.
In particolare, per quanto attiene al piano
legislativo, faccio riferimento ai cosiddetti “Decreti sicurezza” approvati
prima in via d’urgenza dal Governo e poi dal Parlamento e, per quanto attiene
invece al piano amministrativo, all’emissione di “Direttive” che tendono a fare
delle forze di Polizia uno strumento, quasi personale e ad uso del Governo o di
una sua parte, di repressione del dissenso, della libertà di espressione e
della libertà d’informazione.
Tutto ciò viene aggravato dalla continua
invasione di campo e dallo stravolgimento di competenze da parte dell’attuale
Ministro dell’interno: dalla chiusura di porti alle disposizioni a corpi anche
militari dello Stato di competenza di altro Ministero ed anche al
disconoscimento e alla violazione del diritto alla vita e al salvataggio di
naufraghi recuperati in mare.
In particolare, le disposizioni a corpi
militari dello Stato da parte del Ministro dell’interno costituiscono un
pericoloso tentativo di manipolare la azione delle Forze Armate e delle Forze
di Polizia che hanno costituito e costituiscono ancora oggi un presidio
fondamentale di rispetto della legalità costituzionale e della democrazia della
nostra Repubblica.
Alle urla, agli insulti ed anche alle aperte
minacce che vengono da alcuni e che non sono fino ad ora riusciti a fermare
l’indignazione di tanti, rispondo e ricordo che in momenti come questo è forte
il diritto/dovere di prendere posizione evitando atteggiamenti paludosi o
timidi che hanno caratterizzato e rischiano di caratterizzare la perdita della
democrazia e la mortificazione di inviolabili diritti umani di tutti e di
ciascuno.
Con gratitudine per la attenzione invio i più
cordiali saluti
Leoluca Orlando
sindaco della città di Palermo
sindaco della città di Palermo
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