di Maria Novella De Luca
«L’Italia vive una pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare
la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla
politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?». Un esempio? «Gli attacchi
verbali del vicepremier alla capitana Carola.
L’ha definita criminale, pirata, sbruffoncella. Parole, quelle di Salvini,
che hanno aperto la scia dell’odio maschilista contro Carola, con insulti
dilagati per giorni e giorni sui social». Va giù duro Vincenzo Spadafora,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità,
mentre descrive il nuovo clima di attacco ai diritti civili e ai diritti delle
donne che sembra solcare l’Italia da Nord a Sud. Oggi, insieme alla ministra
Giulia Bongiorno, Spadafora presenterà il primo censimento nazionale dei centri
antiviolenza, annunciando l’arrivo di nuovi fondi, ma anche di più rigorosi
criteri di controllo sull’operato dei centri stessi.
Spadafora, c’è un brutto
clima?
«Nei confronti delle donne sì. Odio, sessismo. E la politica non dà il buon
esempio».
Oggi lei presenta il
censimento dei centri antiviolenza.
«C’era bisogno di avere una mappa chiara di tutte le strutture sul
territorio. Per vedere quali funzionano e quali no. Abbiamo messo in campo più
fondi, quest’anno 37 milioni di euro. Ma vogliamo essere sicuri che vengano
rispettati i requisiti previsti dall’intesa che proprio i centri hanno firmato
con il governo».
Come farete i controlli?
«Anche con una task force di
ispettori».
Non vi fidate? La rete
storica dei centri, che nasce dall’esperienza del femminismo, ha aiutato
migliaia di donne a liberarsi dalla schiavitù della violenza domestica.
«È proprio per valorizzare l’esperienza dei centri virtuosi che nasce il
censimento. Difendendoli da chi li vuole smantellare».
Darete fondi anche ai
centri per "maschi maltrattanti"? Uomini che riconoscono la propria
violenza e cercano di cambiare?
«Sì, è una delle novità del piano operativo che presentiamo oggi.
Insieme allo studio sulla violenza di genere in tutti i corsi di ambito
sanitario. Alle misure per le donne disabili vittime di violenza. E per le
donne migranti, oggi abbandonate al loro destino».
Le donne migranti non
hanno tutela?
«Sono vittime tra le vittime. E il decreto sicurezza peggiorerà ancora di
più la loro condizione di vulnerabilità. Il ministero dell’Interno le sta
lasciando senza più supporti, siamo di fronte a una tragedia che ha la firma
della Lega».
I centri antiviolenza
nel 2017 hanno preso in carico oltre ottomila donne straniere.
«Soltanto una piccola percentuale di quelle che avrebbero bisogno di
aiuto».
Lo stanziamento per i
centri ques’anno sarà di 37 milioni. Ma a molte strutture non sono arrivati
nemmeno i soldi del 2018.
«Non è vero»
In che senso?
«Tutte le Regioni che ci hanno presentato piani rigorosi hanno avuto i
finanziamenti. Ma ci sono Regioni in forte ritardo. E poi parte di quei fondi,
nella gestione che mi ha preceduto, sono stati spesi per iniziative diverse dal
contrasto alla violenza».
Si riferisce alla
gestione delle Pari opportunità di Maria Elena Boschi?
«Sì. Undici milioni di euro spesi per cento progetti di sensibilizzazione
contro la violenza, come convegni, partite di calcio, campagne pubblicitarie».
Invece?
«Ci vogliono azioni concrete, forti. Le donne continuano a essere uccise. E
quando riescono a ribellarsi alla violenza, quando escono dalle case rifugio,
rischiano di ricadere nella stessa trappola perché non sanno come mantenere se
stesse e i propri bambini. Per questo abbiamo istituito un fondo per le donne
quando finiscono il loro percorso nei centri».
Soldi finalizzati a
pagare un alloggio, a mantenerle mentre cercano un lavoro?
«Questo è l’obiettivo, per il 2019 sono soltanto due milioni di euro, ma è
un primo passo».
Lei parlava di clima
ostile ai diritti. Non solo verso le donne. Penso al mondo Lgbt. Sono tornate
le carte d’identità con scritto padre e madre.
«Un’assurdità. Su questo il mio pensiero è noto. Ero a Palermo, con una
coppia di papà che stavano registrando all’anagrafe la loro bambina.
L’ufficiale di stato civile ha allargato le braccia dicendo: "Non ci
possiamo fare niente, lo spazio è quello, uno di voi due verrà
definito madreper legge"».
La
Repubblica, 9 luglio 2019
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