di Claudia Brunetto
Sono scesi in piazza a pochi giorni dal blitz
contro la confraternita mafiosa nigeriana degli Eyie. Era il 16 aprile. Così
gli uomini e le donne della parte sana della comunità nigeriana hanno voluto
sottolineare per la prima volta che «non tutti i nigeriani sono mafiosi,
proprio come non lo sono tutti i siciliani». E adesso che gli agenti della
squadra mobile hanno colpito il terzo gruppo criminale nigeriano dei Viking, la
comunità ribadisce che non smetterà di lottare perché si salvino le tante
vittime di questi giri criminali. A cominciare dalle ragazze vittime della
tratta. «Siamo stati troppo a guardare — dice Samson Olomu, presidente della
Nigerian association di Palermo — e questi fenomeni criminali sono cresciuti
nel tempo e si sono radicati sia nel nostro Paese che a Palermo — noi
continueremo a lottare e saremo al fianco delle forze dell’ordine per dare una
mano alla giustizia. La mafia nigeriana rovina tutta la nostra comunità. Non
riesco a trovare lavoro solo perché sono nigeriano e come me tanti altri.
E questo non è giusto».
Certo non è facile andare contro corrente, alzare la testa e dire di no.
Per questo alle manifestazioni della comunità nigeriana contro la mafia ci
sono sempre le stesse facce. Non numerose, ma determinate. Come quelle delle donne
dell’associazione delle Donne di Benin City che da anni aiutano le ragazze a
uscire dal giro della tratta e che grazie all’attività dello sportello di
ascolto del Teatro Montevergini, sono riuscite a salvare una cinquantina di
giovanissime finite in strada o nelle “ connection house”, dove le ragazze sono
costrette a prostituirsi in quartieri come Ballarò.
«La comunità nigeriana — dice Nino Rocca della rete sociale a sostegno
della lotta alla tratta — deve essere sostenuta dalla società civile e dalle
istituzioni nella sua lotta contro la criminalità organizzata. Il sostegno fino
a oggi è stato molto debole, e in tanti si sono esposti rischiando grosso.
Quello che serve davvero è offrire un’alternativa valida per le vittime della
tratta e di tutti i giri criminali».
Con questo spirito, una professoressa, ha offerto all’associazione Donne di
Benin City una casa in comodato d’uso gratuito a San Giuseppe Jato. Una casa
che grazie alle donazioni di tanti cittadini diventerà uno dei posti sicuri per
le ragazze nigeriane in difficoltà. « Anche questo — dicono dall’associazione
Donne di Benin City — è un modo per dire no alla mafia nigeriana. Ogni ragazza
salvata è un duro colpo per l’organizzazione».
La Repubblica Palermo, 12 luglio 2019
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