EMANUELE MACALUSOIl sistema
politico italiano è caratterizzato dal protagonismo della Lega e dal suo capo e
capitano Matteo Salvini. E sembra che tutti siano in attesa delle prossime
elezioni politiche il cui esito, però, viene dato per scontato: la Lega vincerà
a man bassa e Salvini sarà il prossimo presidente del Consiglio. Magari alleato
con Meloni il cui partito supererebbe, nei sondaggi, Forza Italia di
Berlusconi, ormai consideratainservibile dallo
stesso ministro dell’Interno.
Questo
quadro appare sempre più realistico per diversi motivi. Esaminiamoli. Di Maio e
il M5S perdono consensi ma restano al governo ed è Salvini a lucrare voti che
vengono anche da quel movimento. Oggi leggo su La Repubblica che il
sottosegretario con delega alle Pari Opportunità, Spadafora, dopo un’aspra
polemica con Salvini sul sessismo leghista, dice a Di Maio che il M5S “deve
essere alternativo alla Lega”. Alternativo? Ma restando al governo, dominato da
Salvini, fa solo ridere. La sua posizione è una conferma che il M5S non si
schioda dal governo e Salvini continuerà a lucrare voti anche da quella parte.
E li lucra anche a destra perché, come detto, Forza Italia con la posizione
suicida di aspettare che Salvini stacchi la spina e li imbarchi al governo,
conterà sempre di meno.
Il
direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, ha scritto oggi un interessante
articolo con questo titolo: “Smetterla di inseguire i populisti. Il dovere
delle destre europee per spezzare il filo illiberale che lega i nazionalisti a
Putin”. Quel dovere, scrive Cerasa, è così riassunto: “Se in Italia ci fosse
una destra con la testa sulle spalle dovrebbe prendere al volo l’occasione del
rinvio delle elezioni, non per trovare un modo per sottrarsi ancora più al
pensiero del capitano ma per affrancarsi e sfidare il trucismo di governo”. Ben
detto. Ma questa destra oggi non c’è. Ed il "truce" Salvini, ripeto,
lucra voti anche da quella parte.
Infine
c’è l’opposizione del centrosinistra che cresce poco, anche se cresce. Ma oggi
è difficile pensare che il Pd ed i suoi piccoli alleati possano contendere il
governo alla destra leghista. Potrebbe farlo se, nel tempo che oggi c’è, si
costruisse un più largo fronte. Questo è possibile se nel Pd i renziani si
convincono che solo l’unità può garantire un ruolo a tutte le sue componenti.
Ed anche se la vocazione di Calenda ed altri, ad allargare al centro il
centrosinistra, non rompa il Pd e non contraddica l’esigenza molto presente ed
essenziale di recuperare voti di sinistra oggi in astensione o dispersi in
piccole formazione ed anche presenti nel M5S. È un’operazione difficile. Ma
questa è la sola strada, a mio avviso, per dare concretezza ad una possibile
alternativa alla destra.
(11
luglio 2019)
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