L'inquietante ed esteso fenomeno delle fake news (le false notizie un tempo note come bufale) accomuna presente e passato, media tradizionali e web. L'ultima di una lunga serie di fake news contro gli immigrati riguarda l'omicidio del carabiniere a Roma, commesso nella notte del 26 luglio (secondo la confessione di uno dei due fermati) da 2 giovani turisti nordamericani, bianchi, di buona famiglia e cittadini Usa. Per ore era circolata la falsa notizia su autori immigrati nordafricani, "maghrebini", o in generale africani. Invece si trattava di turisti occidentali, bianchi e benestanti. Eppure l'identikit stesso degli assassini (entrambi bianchi ed uno biondo con le mesches) smentiva la fake news sugli inesistenti "nordafricani". Purtroppo a partire da questa falsa notizia iniziava l'ennesima strumentalizzazione politica e mediatica di stampo razzista contro gli immigrati e gli africani.
Una campagna razzista simile a quella avvenuta ai tempi dell'omicidio di Novi Ligure, quando una giovane italiana di buona famiglia, aiutata dal fidanzato, aveva ucciso la madre e il fratellino piccolo. Per depistare le indagini, la ragazza aveva accusato una banda di fantomatici slavi o albanesi. I titoloni dei giornali e dei telegiornali dell'epoca puntarono su una fake news inventata dalla stessa colpevole per sviare i sospetti e depistare le indagini. Un parlamentare della destra dell'epoca addirittura parlò di propensione genetica al crimine. Per fortuna, anche in quel caso in pochi giorni fu smascherata la fake news.
Ci vollero, invece, molti mesi per smascherare le false notizie di recenti
stupri mai avvenuti, ma per i quali erano stati ingiustamente accusati in
Piemonte alcuni rom e a Bolzano due nigeriani. In entrambi i casi le
fantomatiche vittime avevano inventato tutto per fare ingelosire o attirare
l'attenzione dei fidanzati lontani.
Il fenomeno delle fake news caratterizzò anche numerosi episodi di
rilevanza storica.
Una clamorosa bufala riguardò l'incendio del Reichtag, il Parlamento
tedesco, nel 1933: per anni fu accusato un rivoluzionario comunista, ma in
realtà l'attentato fu commesso dai nazisti per fare ricadere la colpa sui
comunisti e giustificare l'avvento al potere di Hitler, per sopprimere la
democrazia, la libertà e i diritti civili in Germania.
Una dichiarazione giurata pubblicata dal notaio tedesco (a cui era stata
affidata tanti anni fa ma resa nota soltanto ieri e giudicata autentica
ufficialmente da un giudice di Hannover) confermò quanto tutti avevano già
compreso: la matrice nazista dell'incendio del Reichstag come pretesto
per instaurare la dittatura. La dichiarazione fu rilasciata ad un notaio da un
militante delle SA, il quale sostenne che il piromane non fu il comunista
olandese Marinus van der Lubbe, che venne condannato a morte dai nazisti per il
rogo: quando egli arrivò in auto al Reichstag, le fiamme già erano divampate
nell'edificio. E quindi l'incendio era stato appiccato prima del suo arrivo.
Altra fake news di proporzioni gigantesche e dalle conseguenza drammatiche
fu il falso incidente del Tonchino nell'agosto del 1964: un attacco mai
avvenuto da parte del Vietnam del Nord contro la Marina Usa in acque
internazionali, usato come pretesto per l'attacco americano contro il Vietnam
comunista e per una lunga e sanguinosa guerra.
Le fake news spopolarono anche nelle guerre occidentali in Medio Oriente:
la più eclatante fu il falso dossier sulle fantomatiche armi batteriologiche di
Saddam Hussein che scatenarono l'intervento di Usa e Occidente contro l'Iraq
nel 2003.
Anche nei misteri italiani dilagarono le fake news: dalla falsa pista
anarchica sulla strage di Piazza Fontana (per la quale furono poi condannati
estremisti di destra in combutta con apparati dello Stato) alla falsa pista
rossa per la strage di Alcamo Marina del 1976 fino al depistaggio sull'omicidio
di Peppino Impastato (il coraggioso fondatore di Radio Aut e militante di
Democrazia Proletaria, considerato per anni un suicida o un dinamitardo
maldestro, prima di essere riconosciuto come vittima innocente della mafia).
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