Un arrestato nel blitz contro la mafia nigeriana |
di Francesco Patanè
Disarticolato un “ cult”: 13 arresti nell’operazione
della polizia. “ Prima di ogni azione eclatante debbono chiedere e ottenere
l’autorizzazione alla famiglia della zona”, spiega un investigatore
Stavano ricostruendo la rete di terrore e
intimidazioni a Ballarò con la benedizione delle famiglie mafiose. Gli arresti
di ieri mattina hanno evitato che i Vikings, una delle confraternite della
mafia nigeriana a Ballarò, occupassero il vuoto di potere lasciato dagli
arresti dello scorso aprile in cui finirono in carcere 13 fra capi e affiliati
della confraternita degli Eyie, il gruppo che deteneva il potere fra i vicoli
del mercato popolare del centro storico.
Non un patto esplicito con cosa nostra, ma una sorta di “ silenzio assenso”
da parte dei capi del mandamento di Porta Nuova sugli affari illegali dei
nigeriani. Una sola condizione hanno posto i boss: droga e prostituzione non
devono riguardare soggetti italiani. E c’è il divieto assoluto di compiere
estorsioni. Delinquenti e vittime devono essere soltanto extracomunitari. «E in
caso di azioni eclatanti prima di muoversi devono comunque chiedere e ottenere
l’autorizzazione alla famiglia della zona» commenta Salvatore De Luca,
procuratore aggiunto della Dda di Palermo che ha coordinato l’indagine con i
sostituti Giulia Beux, Chiara Capoluongo e Gaspare Spedale. «Non c’è contatto
diretto fra la mafia tradizionale e quella nigeriana — continua De Luca — per
ottenere le autorizzazioni si avvalgono di intermediari di fiducia. Con
quest’ultima operazione abbiamo voluto prevenire invece di curare. Abbiamo
voluto fermarli prima che prendessero il potere».
Fino ad aprile infatti a Palermo i Vikings erano considerati la
confraternita più debole e perdente negli assetti della malavita nigeriana a
Ballarò. Poi con gli arresti dei Black Axe e degli Eyie gli ultimi sono
diventati gli unici e dunque stavano prendendo il potere per gestire tutte le
piazze di spaccio e lo sfruttamento della prostituzione. L’operazione della
squadra mobile ieri all’alba ha bloccato sul nascere l’ascesa dei Vikings
con gli otto provvedimenti di fermo di indiziato di delitto. A due di questi, i
nigeriani Emeka Don, 30 anni e Igwe Eluchutwv, 25 anni, viene contestata
l’associazione mafiosa, mentre per gli altri sei i reati sono a vario titolo
sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga. « I nostri investigatori
hanno raggiunto una tale specializzazione su cosa nostra, che ha consentito di
riversare molte delle conoscenze nelle indagini sulla mafia nigeriana—
commenta il questore di Palermo Renato Cortese — in questo settore siamo fra i
primi in Italia, tanto da essere riusciti a mettere a segno tre operazioni
in tre anni di contrasto al fenomeno non solo su Palermo ma anche fuori dalla
Sicilia. Con la soddisfazione da questore di poter presentare una Palermo più
libera soprattutto in alcuni quartieri del centro storico, quartieri che oggi
si svegliano un po’ più puliti almeno dal punto di vista criminale » . Le
indagini, scattate lo scorso anno dopo la decisione di uno dei capi dei Black
Axe e del suo braccio destro di collaborare con la magistratura, hanno svelato
gli equilibri fra le confraternite a Ballarò negli ultimi tre anni. Dalle
parole dei primi due pentiti gli inquirenti sono riusciti ad arrestare prima
gli Eiye che si erano ritagliati il loro spazio fra i vicoli di Ballarò e ieri
mattina i Vikings.
I Vikings sono nati nei campus universitari della Nigeria sul modello delle
confraternite dei college americani. Su questo impianto negli anni le
confraternite, dette “ cult”, hanno cominciato ad occuparsi di affari illeciti
e sono diventate sempre più violente. Con i fenomeni migratori le confraternite
della mafia nigeriana si sono diffuse in tutta Europa. «Un gruppo criminale —
spiega il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti — caratterizzato da una
struttura gerarchicamente organizzata e ramificata su tutto il territorio
nazionale, con una forte capacità intimidatoria».
La Repubblica Palermo, 12 luglio 2019
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