A poche ore di distanza leggo due notizie che provengono entrambe da
Ministero della Pubblica Istruzione (la prima da un organo periferico, l’altra
dalla sede centrale).
Dalla Direzione scolastica regionale della Sicilia si apprende un passaggio
della relazione, firmata dall’ispettrice Viviana Assenza, che ha costituito un
elemento fondante del provvedimento disciplinare – ormai noto in tutta Italia -
comminato dal (facente funzione) direttore Marco Anello nei confronti della
professoressa Rosa Maria Dell’Aria: “La Shoah appare quasi come lo spunto per
argomentare giudizi negativi sui provvedimenti governativi in tema di
immigrazione e il prodotto nell’insieme acquista una connotazione
fortemente politica. […] Inoltre la docente, al momento della visione del
video, avrebbe potuto fermare la proiezione stessa o intervenire pubblicamente
per mediare l’impatto del filmato, con spiegazioni e commenti per ammorbidire o
correggere l’evidente messaggio di carattere politico”.
Dal Ministero sono, intanto, arrivate le tracce della prima prova di
italiano per la maturità e, a proposito di un brano di Leonardo Sciascia, si
chiede al candidato, oltre all'analisi del testo, un commento, orientandolo
così: "Nel brano si contrappongono due culture: da un lato quella della
giustizia, della ragione e dell'onestà, rappresentata dal capitano dei
Carabinieri Bellodi e dall'altro quello dell'omertà e dell'illegalità; è un
tema al centro di tante narrazioni letterarie, dall'ottocento fino ai nostri
giorni, e anche cinematografiche, che parlano in modo esplicito di
organizzazioni criminali, o più in generale dei rapporti di potere,
soprusi e ingiustizie all'interno della società. Esponi le tue
considerazioni su questo tema, utilizzando le tue letture, conoscenze ed
esperienze".
Il combinato
disposto delle due notizie mi suscita un interrogativo radicale: come devono
comportarsi gli alunni nel redigere il proprio testo e i docenti nel valutarli?
Se esprimo le mie “considerazioni” personali sui “rapporti di potere, soprusi e
ingiustizie all’interno della società”, sto parlando di politica o no? Ma il
fatto di esprimere valutazioni politiche non è stato indicato, da una
funzionaria del medesimo Ministero, come un errore degli alunni il cui mancato
sanzionamento avrebbe costituito una colpa della docente?
Insomma,
se vogliamo essere obiettivi, dobbiamo riconoscere che siamo davanti a
un’istigazione alla schizofrenia: devi esprimerti su questioni politiche
evitando di dare alle tue opinioni una connotazione…politica.
Se non
fossimo in piena follia pedagogico-didattica, tutta la questione sarebbe
impostata in maniera molto differente. Almeno su due passaggi essenziali.
Il
primo: la parola “politica” non può essere additata come una parolaccia. Essa
indica, se non il fine ultimo dell’esistenza umana (Aristotele), certamente uno
dei fini costitutivi. Pretendere che a scuola non si faccia politica significa
pretendere che essa rinunzi a coltivare la fioritura della vita individuale e
sociale. D’altronde è perfino impossibile attuare un simile divieto: anche gli
insegnanti che non parlano mai dell’attualità mandano un preciso messaggio di
indifferentismo e di rassegnata acquiescenza a come vanno le cose nel mondo.
L’ispettrice Assenza ne è talmente convinta che – ci scommetto ! –
non avrebbe vergato una sola riga di critica qualora i ragazzi dell’Istituto
palermitano avessero proiettato un video entusiasta della politica governativa
e della difesa dei sacri confini della Patria dalle orde di barbari
che tentano d’invaderla.
Il
secondo passaggio riguarda non un’opinione sbagliata, quanto un’opinione
assente. La scuola non può censurare le idee degli studenti, ma può – anzi deve
– pretendere che esse vengano esposte con documenti attendibili e argomenti
logici. Non posso giudicare un testo o un video a seconda che esalti Nerone o
Madre Teresa di Calcutta: devo giudicarlo se supporta, con adeguate
“ragioni”, la sua esaltazione (o le sue critiche). Nel caso
specifico del video contestato c’erano sufficienti ragioni per parlare di
genocidio (come, con toni e argomenti e credibilità differenti, sostengono
l’Onu, l’Unione Europea e papa Francesco) oppure accostare lo sterminio degli
ebrei al respingimento in mare degli immigrati costituisce una forzatura in
nessun modo argomentabile?
In ogni ipotesi, il giudizio sarà di ordine intellettuale e andrà dibattuto in sede di storiografia, sociologia e (chiedendo scusa per la volgarità) politologia: del tutto al di fuori della competenza dei burocrati e dei magistrati.
In ogni ipotesi, il giudizio sarà di ordine intellettuale e andrà dibattuto in sede di storiografia, sociologia e (chiedendo scusa per la volgarità) politologia: del tutto al di fuori della competenza dei burocrati e dei magistrati.
Augusto
Cavadi
www.zerozeronews.it, 19.6.2019
Nessun commento:
Posta un commento