La vicenda dei popoli mediterranei raccontata da prospettive
finora inedite o poco scandagliate: è il progetto inaugurato da Edizioni di
storia e studi sociali con il primo volume della Storia dei
Mediterranei, che ha suscitato interesse in Italia e all’estero. È la
ricerca, pluridisciplinare, di nuovi paradigmi storiografici, che sottopongono
a una serrata ricognizione un Mediterraneo dagli orizzonti aperti, mosso da
progetti di civilizzazione e culture, materiali e intellettuali, che hanno
esercitato spinte e influenze decisive nella storia umana. E sull’onda di
questo inizio fecondo è uscito il secondo volume dell’opera, dedicato a Popoli,
culture e scoperte dal tardo Medioevo al 1870. In questo nuovo libro, di 450 pagine, che prende le mosse dalle
fratture storiche che aprirono alla modernità, vengono passate al vaglio
aspetti determinanti di questo periodo lungo, con un serrato scandaglio, in
grado di introdurre nel dibattito storiografico elementi del tutto innovativi.
Si va dai rapporti tortuosi ma spesso anche fecondi tra mondi religiosi, alle
zone d’ombra e di mediazione nei rapporti tra Occidente e Oriente, alle
comunicazioni travagliate e tuttavia non secondarie tra l’Europa e la sponda
africana nella lunga guerra. E ancora, dalle vicissitudini delle tecniche
nautiche, dalla bussola alla macchina a vapore, passando per l’ancora e ai modi
in cui l’Europa occidentale, dopo le grandi scoperte del XV e XVI secolo, andò
inventando, modellando e stabilizzando le «sue» Americhe. Si tratta in sostanza
di percorsi particolari ma ricchi di prospettiva, che puntano a slargare,
appunto, l’orizzonte degli studi, con il contributo di un team di storici e
archeologi di profilo altissimo, di vari paesi.
Massimo Cultraro, ricercatore di IBAM-CNR
e docente di paletnologia all’Università di Palermo, muove «alla ricerca del
Labirinto: umanisti, viaggiatori ed antiquari a Creta tra Medioevo e
Rinascimento». Carlo Ruta, saggista e storico del
mondomediterraneo, argomenta sull’Europa mediterranea e le
rivoluzioni della modernità, tra scoperte geografiche e innovazioni
tecnico-scientifiche. Franco Cardini, storico, docente
universitario e scrittore, tratta di Cristianità e Islam tra la battaglia di
Lepanto e l’assedio di Vienna (1571-1683). Eric Rieth, direttore
emerito del CNRS Francese e docente alla Sorbona di Parigi, tratta di navi e
tecniche nautiche nel Mediterraneo dal Medioevo all’età moderna, fornendo una
lettura incrociata tra dati archeologici e fonti scritte. Francesco
Tiboni, storico della navigazione e archeologo navale focalizza la
cantieristica di navi e barche al tempo delle Repubbliche marinare. Renato
Gianni Ridella, membro del Laboratorio di Storia Marittima e Navale
dell’Università di Genova, tratta di mercanti di cannoni e di produzione di
artiglierie per la difesa del naviglio commerciale nel Mediterraneo del XVI
secolo. Irena Radić Rossi, docente dell’Università di Zadar, in
Croazia, insieme a Mauro Bondioli eMariangela Nicolardi ricostruisce
le storie curiose di una nave veneziana, la Gagliana grossa (1567-1583). Luca
Lo Basso, docente di Storia navale all’Università di Genova, si occupa
di traffici mediterranei, investigando soprattutto i commerci di corallo e
spezie tra Genova, Marsiglia, Livorno e Alessandria d’Egitto alla fine del XVI
secolo. Emiliano Beri, docente di Storia moderna all’Università di
Genova, interviene sulle attività di contrasto verso i corsari barbareschi: una
guerra permanente nel Mediterraneo di età moderna. Flavio Enei,
direttore del Museo della Navigazione Antica di Santa Severa, definisce alcuni
passaggi essenziali della storia moderna di Santa Severa, antico scalo portuale
della «spiaggia romana». Deborah Cvikel, docente all’Università di
Haifa e al Leon Recanati Institue for Maritime Archaeology investiga
i relitti del periodo Ottomano ad Akko, in Israele. Stefano Medas,
direttore dell’istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale di Venezia,
muove alla ricerca dell’ancora perfetta: il Trial of Anchors all’Arsenale
di Sheerness nel 1852. Maurizio Brescia, storico della Marina
italiana e direttore della rivista «Storia militare» si occupa infine della
battaglia di Lissa (1866), focalizzandone soprattutto le rappresentazioni
iconografiche coeve, in Italia e nell’Impero austroungarico.
Storia dei Mediterranei. Popoli, culture e
scoperte dal tardo Medioevo al 1870. Edizioni di storia e studi sociali, Ragusa, 2019, pp. 450.
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