I servizi pubblici rischiano l'implosione "a causa dell'uscita di mezzo milione di dipendenti pubblici nei prossimi anni, in relazione anche all'entrata in vigore di Quota 100"
Roma - 6
giugno 2019 - Allarme nel pubblico impiego
relativamente all’introduzione di Quota 100: i servizi pubblici rischiano
infatti l’implosione “a causa dell’uscita di mezzo milione di dipendenti
pubblici nei prossimi anni, in relazione anche all’entrata in vigore di Quota
100”. Uscite che “soltanto in minima parte saranno rimpiazzate da nuovi
ingressi, visto che la manovra del 2019 ha previsto 33mila assunzioni
straordinarie ma che saranno spalmate nell’arco di 5 anni”.
A
segnalare i rischi sono le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil che sabato, 8 giugno, hanno
organizzato una grande manifestazione unitaria a Roma dal titolo ‘Il futuro è
dei servizi pubblici’ alla quale parteciperanno anche i segretari generali di
Cgil Maurizio Landini, Cisl Annamaria Furlan e Uil Carmelo Barbagallo.
A destare le
maggiori preoccupazioni nei sindacati è la tenuta dei servizi:
“Interi comparti rischiano la chiusura, la sanità sarà paralizzata, già in
Molise ci sono interi comparti scoperti ” hanno spiegato i responsabili delle
segreterie nazionali, “nella legge di bilancio sono stati stanziati 10miliardi
per privatizzare molti servizi alle persone”.
Un effetto depauperamento che in dieci anni, dal 2008 al
2017, è stato “devastante” secondo i sindacati. Ad esempio negli enti non
economici i lavoratori sono scesi del 27,6%, nei ministeri del 18,5%, negli
enti locali 16,8%. Oltre all’allarme per il massiccio numero di uscite nel
pubblico impiego non adeguatamente rimpiazzato dalle assunzioni, Cgil, Cisl e
Uil porteranno in piazza anche il tema dei rinnovi contrattuali e delle scarse
risorse stanziate, esprimendo “un alto grado di insoddisfazione verso l’azione
del governo”.
Le risorse
stanziate nella legge di bilancio per la prossima tornata di rinnovi, pari a
1,7 miliardi, sono di molto inferiori ai 2,7 dell’ultimo rinnovo di maggio
2018, dopo nove anni di blocco. Gli incrementi percentuali programmati tra il
2019 e il 2021 saranno rispettivamente di 1,3%, 1,65% e 1,95% contro
l’incremento del 3,48% sul monte salario della passata tornata. “Dunque si
ragiona su risorse assolutamente inferiori –
rilevano i sindacati – se l’anno scorso si è arrivati a un aumento medio di 85
euro, oggi siamo sicuramente fuori da un rinnovo degno, 50 euro lordi, e non si
parla neanche di confronto”. Tra il 2010 e il 2017 la retribuzione media
complessiva dei dipendenti pubblici è stata di 34.687 euro, nel 2017 34.491
anche per effetto anche del blocco dei contratti; ci sono settori come
ministeri ed enti locali che sono sotto la media e sono andati persi 3.000 euro
rispetto al recupero del potere di acquisto.
La
manifestazione di sabato prossimo si svolgerà con un corteo che partirà da
piazza della Repubblica alle 9:30 per arrivare in piazza del Popolo alle 11
dove i delegati delle diverse sigle terranno i comizi.
In
collaborazione con Adnkronos
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