Gino Giannetti |
di SALVO PALAZZOLO
Gino Giannetti insegna al liceo artistico "Catalano". Esposto del preside dopo le proteste degli studenti. "Nei lager c'erano le piscine per il divertimento degli ebrei", una delle frasi del docente sulle quali indaga la Digos
Ha sostenuto in classe che nei lager nazisti c’erano delle piscine per il divertimento degli ebrei. E ha pronunciato parole pesanti sullo scrittore Primo Levi. Avrebbe anche invitato gli studenti a iscriversi a Forza Nuova. Un docente del liceo artistico di Palermo “ Eustachio Catalano”, Gino Giannetti, insegnate di discipline plastiche, è al centro di un’indagine della Digos e della procura di Palermo. Da tre anni, il “negazionismo” è un reato, punito anche in maniera pesante. Dopo la segnalazione degli studenti è stato il preside Maurizio Cusumano a presentare una denuncia alla polizia e a segnalare il caso all’Ufficio scolastico regionale, che ha già avviato un procedimento disciplinare nei confronti del docente.
Gino Giannetti insegna al liceo artistico "Catalano". Esposto del preside dopo le proteste degli studenti. "Nei lager c'erano le piscine per il divertimento degli ebrei", una delle frasi del docente sulle quali indaga la Digos
Ha sostenuto in classe che nei lager nazisti c’erano delle piscine per il divertimento degli ebrei. E ha pronunciato parole pesanti sullo scrittore Primo Levi. Avrebbe anche invitato gli studenti a iscriversi a Forza Nuova. Un docente del liceo artistico di Palermo “ Eustachio Catalano”, Gino Giannetti, insegnate di discipline plastiche, è al centro di un’indagine della Digos e della procura di Palermo. Da tre anni, il “negazionismo” è un reato, punito anche in maniera pesante. Dopo la segnalazione degli studenti è stato il preside Maurizio Cusumano a presentare una denuncia alla polizia e a segnalare il caso all’Ufficio scolastico regionale, che ha già avviato un procedimento disciplinare nei confronti del docente.
Il
primo effetto è già arrivato nei giorni scorsi: Giannetti è stato escluso dalle
commissioni per la maturità. Ma gli studenti sono ancora amareggiati per quanto
accaduto nel corso dell’ultimo anno scolastico.
Nei mesi scorsi, il professore avrebbe inviato a una studentessa del quinto anno dei link molto particolari, con foto e video negazionisti della Shoah. Una conversazione sulla chat Messenger di Facebook. La studentessa ha segnalato il caso a un insegnante. E così la vicenda è arrivata al preside, che ha acquisito tutto il materiale diffuso in Rete. Oggi, il preside Cusumano non vuole commentare la vicenda, ma conferma l’attenzione dell’istituzione scolastica su questo caso così delicato e l’avvio di un procedimento disciplinare.
Il negazionismo in Italia è reato dal 2016, da quando il legislatore ha aggiunto il comma “ 3 bis” alla legge Mancino, che nel 1975 ratificò la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Sono previste pene da due a sei anni di reclusione « se la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra».
Alcuni studenti hanno scritto alla redazione di Repubblica per esprimere la loro indignazione: « Gli allievi sono arrivati ai limiti della sopportazione – si legge nella lettera – il docente ha detto una serie di assurdità quali: piscine nei lager per il divertimento degli ebrei o offendendo lo scrittore Primo Levi definendolo testa di cazzo e coglione».
Gli studenti scrivono che già in passato « il docente era stato richiamato dal preside per via del linguaggio scurrile che teneva dentro le mura scolastiche. Adesso, però – commentano – la questione è di tutt’altro tenore e gravità in quanto si tratta di negazionismo. L’insegnante - aggiungono gli autori della lettera - ha espresso svariate volte di fronte agli allievi le sue opinioni riguardo al nazismo e allo sterminio del popolo ebraico » . Nel liceo di via Alessandro La Marmora non si parla d’altro ormai da giorni.
Nei mesi scorsi, il professore avrebbe inviato a una studentessa del quinto anno dei link molto particolari, con foto e video negazionisti della Shoah. Una conversazione sulla chat Messenger di Facebook. La studentessa ha segnalato il caso a un insegnante. E così la vicenda è arrivata al preside, che ha acquisito tutto il materiale diffuso in Rete. Oggi, il preside Cusumano non vuole commentare la vicenda, ma conferma l’attenzione dell’istituzione scolastica su questo caso così delicato e l’avvio di un procedimento disciplinare.
Il negazionismo in Italia è reato dal 2016, da quando il legislatore ha aggiunto il comma “ 3 bis” alla legge Mancino, che nel 1975 ratificò la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Sono previste pene da due a sei anni di reclusione « se la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra».
Alcuni studenti hanno scritto alla redazione di Repubblica per esprimere la loro indignazione: « Gli allievi sono arrivati ai limiti della sopportazione – si legge nella lettera – il docente ha detto una serie di assurdità quali: piscine nei lager per il divertimento degli ebrei o offendendo lo scrittore Primo Levi definendolo testa di cazzo e coglione».
Gli studenti scrivono che già in passato « il docente era stato richiamato dal preside per via del linguaggio scurrile che teneva dentro le mura scolastiche. Adesso, però – commentano – la questione è di tutt’altro tenore e gravità in quanto si tratta di negazionismo. L’insegnante - aggiungono gli autori della lettera - ha espresso svariate volte di fronte agli allievi le sue opinioni riguardo al nazismo e allo sterminio del popolo ebraico » . Nel liceo di via Alessandro La Marmora non si parla d’altro ormai da giorni.
La Repubblica, 29 giugno 2019
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