di VITO LO MONACO
Come ricomporre la frattura dell’antimafia evidenziatasi in occasione
del 23 maggio? Sul tema, del quale ha discusso l’assemblea dei soci e amici del
Centro Studi La Torre, sono già intervenuti Umberto Santino e Maria Falcone.
Senza vantare alcun merito e primazia, il Centro da tempo ha auspicato, anche
alla vigilia del 23 maggio, con un articolo pubblicato sul proprio sito,
purtroppo senza eco nella stampa, la necessità urgente di un passaggio
generazionale della memoria. Tutti gli anniversari rituali dei grandi delitti di mafia vanno consegnati
alla memoria delle nuove generazioni spiegando loro che il giovane Impastato,
il democristiano Piersanti Mattarella, il comunista La Torre, i servitori dello
Stato, magistrati, forze dell’ordine, i giornalisti, gli imprenditori uccisi
dalla mafia non appartengono a qualcuno ma sono di tutti. Senza cancellare la
loro diversa identità e cultura politica, essi sono stati tutti vittime della
mafia che in loro ha visto pericolosi nemici e incorruttibili oppositori.
La grande cesura storica della seconda guerra di mafia 1978/83 ha generato
la legge Rognoni-La Torre con la quale magistrati e forze dell’ordine di varia
cultura politica hanno potuto realizzare il primo processo della storia
d’Italia che ha visto gli uomini di mafia condannati all’ergastolo. Ciò a sua
volta ha motivato le feroci stragi degli anni 1991-93, che, a causa delle
reazioni trasversali dei cittadini italiani, dello Stato, nonostante le
complicità e tutti i tentativi di depistaggio, hanno segnato la sconfitta della
mafia stragista, ma non ancora delle mafie e delle loro reti con il mondo delle
professioni, degli affari, della corruzione e della politica.
Le antimafie sociali, politiche, istituzionali sono tante e diverse, ma
animate dallo stesso obiettivo: farla finita con questo cancro che inquina la
vita sociale, economica, politica, istituzionale del Paese. Appunto per questa
convergenza, tutte le componenti del movimento antimafia debbono svolgere il
compito che si sono dati in modo autonomo, unitario e paritario nella
distinzione dei ruoli.
Spetta alla società e alle sue varie rappresentanze prevenire, anche
culturalmente, il fenomeno mafioso, mentre ai corpi e alle istituzioni dello
Stato esercitare, secondo le leggi volute dalla politica, la repressione e
garantire tutte le libertà civili, politiche e di mercato.
La separatezza delle funzioni, tra le due aree, in un rapporto paritario,
esclude la delega reciproca, ma non la collaborazione e il controllo
reciproco.
In questo quadro va invertito il nostro modo di organizzare gli eventi
della memoria. Il Centro Pio La Torre questo anno ricordando il 37°
anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo ha voluto
svolgerlo nella sede dell’Ars, per ribadire che quella è la sede anche
dell’antimafia simbolicamente rappresentata da due vittime, Piersanti
Mattarella e Pio La Torre. Ha fatto tenere le relazioni introduttive a studenti
delle scuole secondarie di secondo grado (del Nord, del Centro e del Sud
Italia) non rinunciando agli interventi dei rappresentanti istituzionali dopo
aver ascoltato quelli degli studenti.
I giovani hanno riferito le loro riflessioni maturate partecipando al
progetto educativo antimafia e antiviolenza del Centro e hanno avanzato le loro
proposte alla classe dirigente del paese sollecitandone la scelta radicale di
rottura del sistema politico, affaristico, mafioso. Senza pretendere che questa
possa essere l’unica soluzione, ma rompendo la logica dei cerchi magici, anche
mediatici, dell’antimafia " pura"e autoreferenziale, tutte le
associazioni antimafia hanno una grossa responsabilità morale. Esse devono
rivendicare la propria autonomia da ogni partito o istituzione e ricercare la
collaborazione tra di loro prima di tutto e poi con le altre componenti
politiche, istituzionali, culturali nazionali e internazionali Si può creare
una concertazione permanente tra le associazioni, una forma di Consulta che,
fermo restando le proprie diversità, faccia sì che i grandi eventi, per esempio
quelli del 21 marzo (Giorno della memoria), 30 aprile (Pio La Torre e giorno
della memoria deliberata dall’Ars), del 9 maggio (Peppino Impastato), del 23
maggio (Giovanni Falcone), del 19 luglio (Paolo Borsellino), del 29 luglio
(Rocco Chinnici) e degli altri anniversari senza alcuna esclusione, siano promossi
dalle singole associazioni in concerto tra di loro. Credo che in questo
percorso metodologico, cogliendo anche la disponibilità degli altri soggetti,
si possa avviare una nuova fase dell’antimafia sociale, politica e
istituzionale. Anche per cancellare quell’antimafia di cartone servita a
schermare affari, corruzione e carriere, non solo politiche. Come scrisse Pio
La Torre la mafia (oggi avrebbe scritto le mafie) è un fenomeno afferente la
classe dirigente (tutta, cioè politica, economica, istituzionale, sociale).
Riuniamoci, tra tutte le associazioni antimafie, e discutiamo.
La Repubblica Palermo, 7 giugno 2019
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