di SARA SCARAFIA
Palermo, nella classe dell’insegnante sospesa per il
video che accosta il ministro dell’Interno alle leggi razziali. E lui dice:
voglio incontrarla
PALERMO — Che ci fosse qualcosa di strano la II E l’aveva capito
sabato a ultima ora, quando la prof Rosa Maria Dell’Aria non si era presentata
nonostante avessero tema. «Non è mai mancata, nemmeno quando è nato il suo
nipotino» dicono Giovanni e Giulio, sedicenni, compagni di classe e amici, due
dei sei alunni che hanno lavorato al video che accostava il decreto sicurezza
alla leggi razziali e che è costato alla docente quindici giorni di
sospensione. La campanella ieri è suonata presto all’istituto tecnico industriale
Vittorio Emanuele III. Dopo le prime due ore passate nei laboratori di fisica,
la II E, indirizzo informatico, è scesa in aula magna per partecipare
all’assemblea convocata dopo l’ondata di indignazione scatenata dalla
sospensione. Giovanni e Giulio, scossi e arrabbiati, alla fine dell’assemblea
si sono fermati in aula magna con un paio di rappresentanti di istituto. «Non è
giusto. Siamo alunni della prof Dell’Aria da due anni: non ci ha plagiati né ci
ha mai obbligato a fare nulla. Ci insegna a pensare con la nostra testa».
Giovanni e Giulio in italiano e storia non sono esattamente i primi della
classe. Giovanni si è beccato un 3 interrogato su Carlo Magno, mentre Giulio ha
strappato un 6 grazie a Leopardi. «Ma quando la prof ci chiede se vogliamo elaborare
progetti su grandi temi, diciamo sempre di sì: ci piace questo metodo di studio
». E i ragazzi hanno detto di sì quando la docente ha chiesto se c‘era qualcuno
interessato a lavorare a un progetto sulla giornata della memoria da
condividere con le altre classi. «D’estate — raccontano — avevamo letto alcuni
libri sulla Shoah e parlandone tra noi è nato spontaneo il paragone tra le
leggi razziali e il decreto sicurezza». Nel video l’immagine della Saint Louis,
la nave di ebrei che fuggivano dal nazismo alla quale fu negato un porto,
è accostata a un barcone di migranti. E poi c’è la slide
"incriminata": la prima pagina delCorriere della sera — "Le
leggi per la difesa per la razza approvate dal Consiglio dei ministri" — accanto
alla foto di Salvini che regge un cartello con scritto "decreto
sicurezza". A scuola — un istituto tecnico con più di 1.500 studenti — ci
sono diversi collettivi politici e ci sono pure studenti vicini a Casapound. Ma
in II E nessuno fa politica. «Proprio nessuno» dice Giovanni che nel tempo
libero gioca a pallavolo. Però i ragazzi ai tempi di Facebook si informano e il
tema dell’immigrazione è un tema caldo. «Tutti ne parlano » dice Giovanni che
spiega che la faccia di Salvini in quel video non ci doveva essere. «Ci serviva
un immagine con la scritta decreto sicurezza e l’unica che abbiamo trovato era
quella. La sua faccia avremmo dovuto tagliarla ma non abbiamo fatto
in tempo. Il video non era un attacco al ministro, ma rivendichiamo la
libertà di pensare con la nostra testa. Secondo noi il decreto sicurezza è
ingiusto. La prof aveva letto il testo, ma non aveva visto tutte le immagini.
Aveva corretto alcuni errori e come sempre ci aveva lasciati liberi». Gli
studenti non sanno chi abbia scattato la foto alla slide, foto spedita fuori
dalla scuola e dalla quale tutto è partito. «Ma ci dispiace che il nostro
lavoro abbia creato problemi alla prof. Per noi è una mamma. È una delle
insegnanti con le quali abbiamo un rapporto più intimo. Se ci vede strani ci
chiama da parte e ci chiede cosa c’è che non va. E ogni tanto ci aiuta: quando
siamo tutti impreparati, rinvia le verifiche per non farci beccare un 3 di
massa». Non è la prima volta che la docente stimola la riflessione: «Abbiamo
lavorato sul femminicidio, per esempio». Alla manifestazione, organizzata ieri
pomeriggio davanti alla scuola, la II E non è andata. «Se conoscessimo il
suo indirizzo andremmo a trovare la prof per dirle che siamo con lei».
Ieri pomeriggio davanti alla scuola c’erano mille persone, tra docenti e
studenti, che hanno chiesto la revoca del provvedimento. La manifestazione era
indetta da tutti i sindacati. «Troppi atti autoritari e intimidatori », dice il
segretario della Cgil Maurizio Landini che annuncia che la mobilitazione si
fermerà solo quando l’insegnante sarà reintegrata. Anche il segretario del Pd
Nicola Zingaretti ha chiesto il ritiro del provvedimento: «Deve tornare subito
al lavoro». La giornata di mobilitazione — una manifestazione c’è stata anche
davanti al Miur — si è chiusa con Salvini che si è detto pronto a incontrare la
docente la prossima settimana, quando sarà a Palermo per l’anniversario della
strage di Capaci. Invito accettato.
La Repubblica, 18 maggio 2019
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