Emanuele Macaluso |
di EMANUELE MACALUSO
Come vi avevo annunciato, nei giorni scorsi sono stato a Palermo per partecipare ad alcune iniziative della Cgil. Il 29 aprile la Camera del Lavoro ha organizzato la presentazione del mio libro dedicato alla strage di Portella della Ginestra ed è stato un primo momento di discussione sugli anni in cui il sindacato in Sicilia svolse un ruolo straordinario. Il 30 aprile è stato l’anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo (1982). Si sono svolte due manifestazioni. Di mattina, nel grande atrio del palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, promossa dalla Fonda zione Pio La Torre, si è svolto un raduno, con la partecipazione di istituzioni statali e regionali, del sindaco di Palermo e di alcune scolaresche d’Italia, per ricordare l’opera di Pio e di Rosario e per fare anche un punto si cosa è oggi la mafia e cosa è questa lotta non solo in Sicilia. Sono intervenuti anche i figli di La Torre e Di Salvo In questa occasione ho ricordato il ruolo di La Torre nella vicenda politica e sociale siciliana e la lotta alla mafia nel quadro della dura battaglia politica anche dentro la Regione e l’Assemblea siciliana. È stata, questa, una manifestazione significativa grazie alla partecipazione di tanti giovani. Nel pomeriggio si è svolta un’altra iniziativa: un convegno della Camera del Lavoro e della Cgil regionale con una larga partecipazione di dirigenti sindacali dell’isola; non solo per ricordare La Torre quale segretario regionale Cgil ma anche al fine di dedicare la giornata del 30 aprile, nell’avvenire, a tutti i caduti per mano della mafia nel 1900. Infatti sono stati letti i nomi di tutti i caduti nella attenta e preziosa relazione del compagno Dino Paternostro.
Ci sono stati impegnati interventi del segretario della Cdl Enzo Campo e del segretario regionale Cgil Michele Pagliaro. Il sindaco Leoluca Orlando ha comunicato che il Comune dedicherà ad ogni caduto una strada in un grande quartiere della città. Ho concluso un dibattito davvero interessante e a me pare che sia maturata, nel movimento sindacale, la coscienza, e la memoria, di quel che è stato il travagliato movimento sindacale e politico in Sicilia in modo che si possa aiutare a costruire un avvenire migliore.
Il Primo Maggio a Piana degli Albanesi si è svolta una bella e grande manifestazione con la partecipazione di tanti compagni e cittadini di molti Comuni, la banda in testa al tradizionale corteo arrivato sulla spianata di Portella. Per me è stata una grande emozione. Ho incontrato compagni che conobbi in tanti anni della mia vita, uno di loro ancor più anziano di me, 99 anni, ancora attivo nella lotta politica e sociale di Piana degli Albanesi.
Era il 1948 quando, dopo la strage dell’anno precedente, andai per la prima volta a Piana dove, nella Casa del Popolo, è conservata in una teca la bandiera rossa dei fasci siciliani. Quest’anno, tanta gente e molti giovani. Ho parlato dal masso di Barbato per ricordare cosa fu in quegli anni il movimento sindacale e i tentativi fatti dal blocco reazionario e conservatore per renderlo impotente con le stragi e l’uccisione di tanti capilega e con le persecuzioni scelbiane. Ma furono respinti da un movimento che dimostrò di avere radici profonde allora radici. Infatti le lotte contadine ed operaie, dopo quella strage, continuarono a segnare la vicenda siciliana.
Ho anche ricordato che nel 1947 c’era l’unità sindacale spezzata dalla guerra fredda, sul piano internazionale e nazionale, e dalle posizioni contrapposte che assunsero i partiti che avevano un riferimento nella Cgil unitaria. Oggi non ci sono più i motivi che giustifichino la divisione. Lo ha spiegato moto bene Maurizio Landini nella giornata del Primo Maggio. Spero che, ricordando anche Portella , il processo unitario faccia passi avanti per dare al sindacato, in questo difficile momento politico, più forza al mondo del lavoro e alla democrazia italiana.
(EM.MA. corsivo, 3 maggio 2019)
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