di Salvo Palazzolo
PALERMO — Ci sono notizie che per le ragioni più diverse smettono di
essere soltanto l’oggetto di un racconto e finiscono per coinvolgere il
giornalista. Al punto di farlo diventare parte della storia. Così è accaduto a
Massimo Giletti, il conduttore di Non è l’Arena , il talk show di La
7, con la vicenda delle tre sorelle Napoli, che si battono contro la mafia dei
pascoli attorno al paese di Mezzojuso, il cuore della provincia di Palermo.
La notizia delle denunce, in un contesto di grande isolamento, fu lanciata
da questo giornale nel settembre 2017. Qualche mese dopo, Giletti riprese il
tema e non l’ha più lasciato, puntata dopo puntata. Sfidando il luogo comune
che la mafia non fa notizia e che non interessa il grande pubblico.
Adesso, il giornalista ha scritto anche un libro sulla storia di Ina, Irene
e Anna Napoli, Le dannate si intitola, edito da Mondadori. Un viaggio
nelle campagne siciliane dove ancora regna una mafia antica e influente
economicamente, quella che fu dei favoreggiatori di Bernardo Provenzano, l’uomo
delle stragi Falcone e Borsellino, della trattativa Stato-mafia; il padrino
morto tre anni fa si nascondeva proprio nelle campagne di Mezzojuso, sicuro di
non essere arrestato.
Il libro, il primo di Giletti, è anche il racconto della sua infanzia, del
complesso rapporto con la madre — in questa storia sono le donne le
protagoniste — e poi diventa pure un viaggio alla ricerca delle ragioni di una
professione, quella di giornalista, sempre più di corsa e sempre meno di
approfondimento. Piaccia o no il talk show di Giletti, gli si deve riconoscere
che il suo racconto in tv è stato anche giornalismo di inchiesta: il conduttore
e la sua squadra hanno scoperto che attorno alle terre di quelle donne
coraggiose qualcuno ha acquistato tutto. C’è da chiedersi: chi sta tornando ad
occupare la provincia palermitana, ricca di risorse, magari per poi ottenere
milioni di euro di contributi europei? È il nuovo volto di una mafia
imprenditrice?
Stavolta, il talk show ha spiazzato anche i cronisti più esperti di mafia,
concentrati sempre sulla città e troppo poco sulla provincia. Giletti e il suo
lungo racconto hanno offerto una pista ben precisa per provare a
indagare attorno ai patrimoni mafiosi ancora non individuati. Bisogna
cercare nel tesoro di Cola La Barbera, l’uomo fidato di Provenzano morto nel
2006: suo figlio Simone ha provato a impossessarsi delle terre delle sorelle
Napoli, facendo invadere il raccolto con le mandrie di vacche. E dal talk shaw
al libro, Giletti sembra ormai aver adottato le tre donne che a Mezzojuso
continuano a guardare storto, ha portato anche la trasmissione nella piazza del
paese.
Forse, i tanti italiani coraggiosi che denunciano le mafie, al Sud come al
Nord, avrebbero bisogno proprio di questo tipo di informazione: di un
giornalista e di un giornale, di una tv, di un sito, che scendano in campo
accanto a loro. Per vincere l’isolamento. E magari, provare a cambiare il corso
delle notizie.
La Repubblica, 29 maggio 2019
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