di TULLIO FILIPPONE e EMANUELE LAURIA
È rimasta chiusa per ore nel suo appartamento della città moderna, mentre
studenti e professori ne portavano a spasso l’immagine in due affollati cortei
di solidarietà.
Rosa Maria Dell’Aria detta "Rosellina", 63 anni, la prof divenuta
simbolo degli antisalviniani, anche nel giorno dell’improvvisa popolarità ha
voluto tener fede a un carattere schivo e riservato che l’ha portata a vivere
con "disagio", anzi "con sofferenza fisica" le polemiche
seguite alla sua sospensione. Poi, a sera, il messaggio del ministro
dell’Interno e un’ultima riflessione a cuore aperto.
Professoressa, Salvini ora vuole
incontrarla.
«Sono sorpresa. Io non ho remore. Ma mi chiedo cosa voglia dirmi».
Poniamola in modo diverso: lei cosa gli
dirà?
«Poche cose: il mio dovere di insegnante è quello di formare buoni
cittadini, consapevoli e capaci di pensare con la propria testa, di
confrontarsi e accettare anche le opinioni altrui. Questo ho sempre fatto e
continuerò a fare finché sarò in servizio».
Insomma, non si rimprovera nulla.
«Il metodo che ho applicato in 40 anni di insegnamento non lo trovo
sbagliato. Ruota attorno allo sviluppo del pensiero critico. Ciascuno ha il
diritto di esprimere le proprie opinioni, basta che siano frutto di
elaborazione libera e non di pregiudizio».
Salvini, in realtà, dice che il paragone
fra le leggi razziali e il decreto sicurezza, contenuto nel lavoro fatto dai
suoi ragazzi, è una «forzatura sciocca e fuori dal tempo».
«Ognuno ha il suo punto di vista. Ma nulla vieta, credo, che in una discussione
un gruppo di lavoro possa esprimere una visione critica del decreto sicurezza.
Altri ragazzi, parlando in classe, hanno invece difeso la normativa. Il mio
ruolo è far discutere tutti, non censurare».
Dica la verità: quanto c’è di suo in quel
lavoro finito nel mirino?
«Il lavoro è dei ragazzi, ma si basa su fonti culturali autorevoli. Su
romanzi, ad esempio, che ho proposto io, secondo una metodologia di tutti gli
insegnanti: come il libro che ha vinto il premio Strega giovani, "Questa
sera è già domani" di Lia Levi, o come "Il mare nero
dell’indifferenza" di Civati e Segre. Non sono testi rivoluzionari».
Lei dice: non ho forzato le idee di
nessuno.
«E ci mancherebbe. I ragazzi hanno esposto il loro pensiero e io sono
intervenuta solo per sintetizzare i concetti e suggerire il lessico giusto».
Quando ha visto scorrere le immagini
assemblate dai suoi studenti, seduta in aula magna, non ha avuto la minima
percezione che fossero in arrivo guai?
«No, in alcun momento. I problemi sono nati quando un estremista ha
manipolato e travisato il senso di quelle slide e l’ha proposto sui social. Ma
non si è inneggiato contro nessuno, non c’è stato un paragone fra Salvini e
Hitler. Un incidente, diciamo così, figlio dei tempi»
È figlia dei tempi anche una sospensione
per motivi apparentemente ideologici?
«Ah, questo non lo so. Certo, non mi era mai capitato in 40 anni, ho sempre
lavorato in armonia con tutti i miei allievi, che fanno a gara in queste ore
per chiamarmi e ringraziarmi per avere insegnato loro a pensare. Il
provveditore, in questo caso, ha invece ritenuto opportuno darmi questa
sanzione. Quando ho avuto notificata la sospensione il dolore, senza iperboli,
è stato immenso, fisico. Non mi stancherò di ripetere che in questa vicenda, da
parte mia, non ci sono stati intenti politici né faziosità».
Un’ondata di dichiarazioni di sostegno da
parte soprattutto del Pd. Ma lei è una donna di sinistra?
«Sono una donna libera, che ama i valori della Costituzione. Una moderata,
se proprio lo vuole sapere. Che non ama esporsi e vive con disagio queste ore
di celebrità: ho ricevuto più sms e whatsapp oggi che nel resto della mia
vita».
E ora cosa attende? Salvini?
«Attendo che giunga il 27 maggio, fine del periodo di sospensione, per
tornare finalmente nella mia scuola. Mi creda, mai l’ho sentita così mia».
La Repubblica, 18 maggio 2019
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