Da sx: Francesco Saverio Romano, Giuseppe Milazzo |
Nella campagna elettorale di Forza
Italia a Corleone c'è stata una gara nella gara. Da un lato il sindaco Nicolò
Nicolosi con alcuni assessori e molti consiglieri comunali, tutti a remare per
portare il più in alto possibile il candidato Giuseppe Milazzo; dall'altro lato
un gruppo di ex consiglieri ed amministratori comunali e militanti (Carlo Vintaloro,
Vincenzo Macaluso, Giuseppe Cardella, e Gaetano Lupo, Gianpiero Rigogliuso, Mario Lanza e Giulio Pillitteri, gli ultimi quattro dell'area Lagalla), protagonisti della passata
esperienza amministrativa (2012-2016) conclusasi con lo scioglimento per mafia
del comune, che invece cercava consensi per Francesco Saverio Romano. Una sfida
tra due spezzoni storici del centrodestra corleonese, resa ancora più
intrigante dal fatto che - almeno Vintaloro e Macaluso - sono rimasti fuori dai
giochi politici dell'attuale consiliatura.
Perchè non volevano avere a che fare
con Nicolosi, che conoscevano bene, dicono loro; perchè Nicolosi non li ha
voluti, dice l'entourage dell'attuale sindaco. Come che sia, la sfida è stata
senza esclusione di colpi. Alla fine della corsa, Nicolosi e i suoi hanno
raccolto 672 voti di preferenza per Milazzo, mentre gli avversari 594 voti per
Romano. Un risultato quest'ultimo certamente non di poco conto, se si tiene
conto che è stato ottenuto da personaggi che non hanno nessun ruolo politico e
che sono lontani dal potere amministrativo. Ridimensionato ne esce, invece, il
risultato dei nicolosiani che, pur avendo in mano tutte le leve del potere,
hanno superato di appena 78 preferenze gli avversari interni. Una
considerazione che i sostenitori di Romano ci tengono giustamente a
sottolineare. Vero è che alla fine però Milazzo è stato eletto al parlamento
europeo, mentre Romano no. E non si tratta di un dettaglio di poco conto nella
valutazione finale del risultato della sfida. (dp)
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