E' stato rivelato dalla sua
ombra, che appare come una sorta di anello rossastro, il buco nero al centro
della galassia M87 con la massa di sei miliardi e mezzo quella del nostro Sole.
"Quella che abbiamo visto è l'ombra di un buco nero", ha detto
all'ANSA Luciano Rezzolla, direttore dell'Istituto di Fisica Teorica di
Francoforte e membro del comitato scientifico della collaborazione Eht (Event
Horizon Telescope).
"Nei buchi neri
supermassicci che si trovano al centro delle galassie, la materia che viene
attratta si riscalda e, cadendo nel buco nero, emette luce, parte della quale è
osservabile con i radiotelescopi. In queste condizioni fisiche, infatti, è
possibile rivelare la cosiddetta zona 'in ombra', ossia quella regione di
'assenza di luce' e che è tale in quanto la luce al suo interno viene assorbita
dall'orizzonte degli eventi", ha aggiunto riferendosi al confine che
separa un buco nero dallo spazio che lo circonda. Questo è un confine
matematico dove la forza di gravità è così forte che nulla riesce a sfuggire,
nemmeno la luce.
"Con i telescopi di Eht
abbiamo finalmente raggiunto una risoluzione sufficiente per guardare su una
scala dell'orizzonte degli eventi", ha aggiunto. "Dall'interno di
questa superficie - ha spiegato Rezzolla - nessuna informazione può essere
scambiata con l'esterno. Per questo motivo i buchi neri sono importanti in
fisica: il loro orizzonte degli eventi è infatti un limite invalicabile alla
nostra capacità di esplorare l'universo". Dal momento che l'orizzonte
degli eventi assorbe tutta la luce, ha proseguito, "per definizione un
orizzonte degli eventi non può essere visto direttamente. Tuttavia è possibile
predire teoricamente come apparirebbe la regione di plasma che gli è molto
prossima. Questo è quello che abbiamo fatto e l'ottimo raccordo tra teoria e
osservazioni ci ha convinto che questo è un buco nero come predetto da
Einstein".
La grande novità della prima
fotografia di un buco nero è che oggetti cosmici invisibili per definizione per
la prima volta possono essere visti e studiati direttamente. "Adesso
possiamo finalmente osservarli", ha detto all'ANSA Rezzolla. Oggi si apre
la "prima pagina di un libro nel quale è possibile fare osservazioni
sempre più accurate di questi oggetti, previsti un secolo fa da Albert
Einstein".
Pubblicato in sei articoli
in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters, il
risultato è stato annunciato contemporaneamente in sei conferenze stampa. A
Bruxelles lo hanno presentato il Consiglio Europeo della Ricerca
(Erc) e il progetto Event Horizon Telescope (Eht), alla presenza del
Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l'Innovazione Carlos Moedas;
le altre cinque conferenze stampa sono state organizzate a Santiago del Cile,
Shanghai, Tokyo, Taipei e Washington.
Fin dal 2014 l'Erc ha
finanziato con 14 milioni di euro il progetto Eht e in particolare le
ricerche coordinate da Luciano Rezzolla, Heino Falcke, della Radboud University
Nijmegen, e Micheal Kramer, della Royal Astronomical Society. A catturare
l'immagine rivoluzionaria è stata la rete di otto radiotelescopi che fa parte
della collaborazione Eht, costituita proprio per riuscire a catturare la foto
più ambita dell'astrofisica.
"Abbiamo cercato i
buchi neri più grandi, come quello al centro della Via Lattea, chiamato
Sagittario A, e quello della galassia M87", ha detto all'ANSA Luciano Rezzolla,
direttore dell'Istituto di Fisica teorica di Francoforte, membro del comitato
scientifico della collaborazione e che ha partecipato all'analisi teorica dei
risultati. Il buco nero del quale è stata catturata l'immagine è quello al
centro della galassia M87.
(ANSA, 10.4.2019)
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