La notizia è che Salvini, il 25 aprile - anniversario della Liberazione -
verrà in Sicilia anziché riparare nella villa del padre della sua ultima
fidanzata di cognome Verdini. La scelta di Corleone si offre come la prova
definitiva della meridionalizzazione della Lega e come segnale dell’impegno
antimafia di un lumbard che è restio a riconoscere la mafia a casa sua. Per
Salvini la mafia resta cosa siciliana e va combattuta con i cannoli (Cuffaro
docet). La meridionalizzazione salviniana è anche rafforzata dall’uso del
discorso indiretto: pregiare una cosa per attaccarne un’altra. La mafia rimane
cosa nostra e la lotta alla mafia - nemmeno un professionista dell’antimafia
inventivo come Montante lo aveva pensato - è interpretata come antidoto alla
Resistenza, alla “retorica” del 25 Aprile declassato a evento divisorio. A
corollario del discorso indiretto Salvini pone che l’antimafia è la democrazia
mentre il 25 aprile apre alla dittatura. La pacchia è finita anche per la
Costituzione? Ma Salvini non è un ministro che ha giurato fedeltà alla
Costituzione che origina da quel 25 aprile da lui declassato?
La Repubblica
Palermo, 13 aprile 2019
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