La scelta del vicepremier di celebrare la liberazione
della mafia invece che quella dal fascismo ha scatenato malumori, spiegazioni
da parte del Comune e un po' di indifferenza nel resto della popolazione.
«Questa terra non può essere fatta solo di forze dell’ordine e mafiosi»
«Corleone e la Sicilia non si aspettano
tanta strumentalità dal ministro degli Interni. Ne hanno vista
tanta e per tanto tempo». Dino
Paternostro è uno che non le ha mai mandate a dire.
Giornalista e responsabile del dipartimento Legalità della Cgil Palermo,
Paternostro commenta senza peli sulla lingua l'annunciata
visita di Matteo Salvini a Corleone per il prossimo 25 aprile.
A tre giorni di distanza dalle Comunali (nel Palermitano però si vota a
Bagheria, Monreale, Cinisi, Bonpietro e Roccamena) ma, soprattutto, nel
74esimo anniversario della liberazione dell'Italia dalla dittatura
nazifascista. «Onore alle nostre forze dell'ordine - scriveva ancora ieri
il ministro degli Interni alla festa della polizia - Il 25 aprile
non parteciperò a sfilate, ma sarò in mezzo a loro a Corleone perché la liberazione, in tutta Italia, dal cancro di
mafia, camorra e 'ndrangheta è la nostra ragione di vita». Una
scelta che però non è stata apprezzata da tutti. Soprattutto per aver fatto
sostituito la liberazione dal fascismo.
«Poteva
venire a Corleone lo scorso 21 marzo - dice il giornalista e sindacalista - quando in tutt'Italia si sono ricordate tutte le vittime
innocenti di mafia. Poteva venire ed inaugurare il nuovo
commissariato di polizia, aperto da mesi in sordina perchè il ministro degli
Interni (occupato a sproloquiare sui migranti) non trovava il tempo di fare un
salto a Corleone. Il tempo l'ha trovato adesso,
il prossimo 25 aprile, quando in Italia si festeggia la liberazione dal
nazifascismo. Tanto per parlare strumentalmente d'altro». È vero che
Salvini, così come in precedenza l'ex premier Silvio Berlusconi, non ha
mai festeggiato il 25 aprile (dando così adito a chi gli contesta simpatie
fasciste) ma, in quanto membro del governo, qualcuno si sarebbe aspettato una
scelta diversa. C'è chi però, come il sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi, preferisce scansare le
polemiche. Ricostruendo la genesi dell'arrivo del segretario della Lega in
Sicilia, in una due giorni che
si preannuncia molto fitta di impegni.
«Questa
visita è in qualche misura annunciata da tempo - afferma il primo cittadino -,
visto che a fine anno il locale corpo di polizia si è trasferito nei nuovi
uffici. Io poi ho avuto uno scambio epistolare con il ministro, perché ha fatto
avere ai Comuni una piccola sommetta e quindi ho sentito il dovere di
ringraziarlo e l'ho invitato a fare visita al nostro
Comune. Salvini non mi ha comunicato il giorno, evidentemente
ne avrà parlato con la prefettura o con la questura. Quindi io non ho notizie ufficiali in tal senso. È
chiaro che ci fa piacere, sapremo meglio e di più sulla visita nei
prossimi giorni». Insomma: l'invito lo ha
fatto il Comune, e prima ancora il commissariato di polizia, ma il giorno lo
avrebbe deciso direttamente il vicepremier. E sull'opportunità
di far coincidere la teorica liberazione dalla mafia con la
storica celebra la liberazione dal fascismo, il sindaco cosa ha da
aggiungere?
«Devo dire
che una qualche attinenza tra la liberazione
dall'occupazione straniera e quella della mafia c'è -
spiega Nicolosi - Perché l'11 aprile 2006 fu
arrestato Bernardo Provenzano. E l'artefice di quell'arresto fu
l'attuale questore di Palermo Renato Cortese. Noi poi organizzammo un evento
l'anno dopo, intitolato proprioil giorno della libertà. Dunque
qualche connessione c'è, ma non so se il ministro ci abbia riflettuto o
meno. Essendoci stata una forte presenza mafiosa c'è effettivamente un
problema di liberazione, processo che è ancora in corso. Il fatto dunque che
Salvini abbia scelto di venire a Corleone nel giorno della liberazione, e
considerando che sarebbe potuto andare altrove, è importante».
La
ricostruzione di Nicolosi, in ogni caso, non è l'unica diffusa nel paese. C'è chi ad esempio ne critica i modi, pur
condividendone in parte i possibili vantaggi. È il caso di Biagio Cutropia, che da tempo spinge
affinché Corleone si candidi a capitale italiana della cultura per
il 2022. «Credo che alla gente gli importi poco della polemica
in sè - afferma il docente - quanto piuttosto della pulizia
straordinaria delle strade che ci sarà. Credo che la presenza della Lega
qui comunque non sia molto ben vista, anche se politicamente in Sicilia sta
prendendo sempre più campo. Il senso dello
Stato qui è abbastanza labile, tutto sommato penso comunque che
l'arrivo di un'istituzione sia sempre ben accetta. Direi comunque che il 25
aprile sia giusto ricordare altre cose, per la lotta alla mafia c'è sempre
tempo».
Un'osservazione
condivisa anche da Cosimo Lo Sciuto,
segretario della camera di Corleone. «Quella
di Salvini mi sembra una scelta pericolosa anche per il modo in cui è stata
posta - afferma - È paradossale che il ministro dell’Interno si ricordi di
intervenire contro la mafia proprio il giorno del 25 aprile, quasi come se la
lotta a Cosa nostra fosse una cosa diversa dall'antifascismo. Sono convinto che la lotta al fascismo non escluda la lotta alla mafia,
sono strettamente collegate. La storia di questa camera del lavoro lo dimostra
perché forse il nostro uomo più rappresentativo, Placido
Rizzotto, qui ha rischiato la vita affinché venisse approvata
la Costituzione della repubblica italiana». Secondo Lo Sciuto, il vicepremier
dalle sue parole lascerebbe presagire che «viene qui a Corleone, perché è
considerato luogo della mafia per eccellenza. Noi, invece, vogliamo dimostrare
che questa terra non può essere fatta solo
di forze dell’ordine e mafiosi. Stare a fianco a forze
dell’ordine è importante. Ma qui c’è una società che lavora onestamente, tanta
gente che si riconosce nei valori sanciti dalla Costituzione che nasce dalla
lotta al fascismo. E noi vogliamo rivendicare che questa nazione si basa sull'antifascismo».
MeridioNews, 12 aprile 2019
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