di ILARIA ROMEO
Cerimonia di
gemellaggio in onore di Accursio Miraglia e delle vittime di Portella della
Ginestra. L’atto sottoscritto dai sindaci delle due città: “Un regalo alle
nuove generazioni, affinché facciano tesoro del sacrificio di chi li ha
preceduti”
Si è svolta oggi (11 aprile) al Multisala
Campidoglio di Sciacca la cerimonia di gemellaggio tra la città in
provincia di Agrigento e Piana degli Albanesi, nel Palermitano, nel nome del
sindacalista Accursio Miraglia e delle vittime di Portella della Ginestra. A
sottoscrivere l’atto di gemellaggio i sindaci Francesca Valenti e Rosario
Petta, “per legare sempre di più le nostre comunità, mantenere viva con ogni
mezzo la memoria comune, perpetuandola e consegnandola alle nuove generazioni,
affinché facciano tesoro del sacrificio di chi li ha preceduti”.
“Non sono in molti a ricordarlo –
raccontava un paio di anni fa Emanuele Macaluso, segretario generale
della Cgil Sicilia dal 1947 al 1956, in un’intervista rilasciata a Rassegna Sindacale in occasione del 70°
anniversario di Portella della Ginestra – ma dall’inizio del 1947 e fino a
prima dell’attentato erano stati ammazzati già tre sindacalisti: tutti uomini
di valore, dirigenti e militanti del calibro di Accursio Miraglia, Pietro
Macchiarella, Nunzio Sansone. Anche se va detto che le intimidazioni, quando
non addirittura gli atti terroristici contro il movimento sindacale e i suoi
leader erano cominciati nell’immediato dopoguerra, con l’attentato del 16
settembre ’44 a Girolamo Li Causi, all’epoca segretario del Pci siciliano,
avvenuto durante un comizio a Villalba”.
Alla constatazione degli intervistatori:
“A cadere sotto i colpi della mafia erano soprattutto sindacalisti della Cgil…”, Macaluso rispondeva:
“Esclusivamente. Della Cgil unitaria fino al 1948, della Cgil post-scissione in
seguito. Andrea Raja, Gaetano Guarino, Nicolò Azoti, erano tutti sindacalisti
della Cgil e, in particolare, dirigenti del movimento contadino e bracciantile.
E del resto furono compiuti soprattutto tra i capi delle lotte per la terra i
primi omicidi della criminalità organizzata agli inizi del Novecento, da
Luciano Nicoletti a Bernardino Verro, e nel tragico marzo-aprile del 1948, con
gli efferati assassini di Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto e Calogero
Cangelosi”.
E proprio di Portella della Ginestra
parlerà Emanuele Macaluso il prossimo 15 aprile, alle ore 17.00,
presso la sede della Cgil nazionale, in occasione della presentazione del suo
libro “Portella della Ginestra. Strage di Stato?” (Castelvecchi,
2018), che vedrà la partecipazione del segretario generale della Cgil Maurizio
Landini. Un volume importante, all’interno del quale l’autore cerca di
rispondere a due interrogativi fondamentali: quali sono le ragioni nascoste
dietro la strage di Portella della Ginestra? Quali gli intrecci tra mafia e
poteri politici?
Con prosa nitida e avvincente, Macaluso
indaga i retroscena di quella che può essere definita la prima strage di Stato
italiana. Lo scenario da cui prende le mosse è quello della Sicilia del dopoguerra,
in preda a turbolenze sociali, attraversata da correnti separatiste che
inglobano tutte le forze antistatali; dello sbarco degli Alleati nell’isola nel
1943, che risveglia una mafia dormiente e si sostituisce al fascismo come
strumento di controllo sociale e politico; della miseria estrema, del mercato
nero, del banditismo. Testimone diretto delle sparatorie di piazza a Villalba,
il 16 settembre 1944, Macaluso vi scorge l’inizio di una storia sanguinosa di
cui la strage di Portella è solo un momento: non un atto isolato attribuibile
alla sola spietatezza del bandito Giuliano, ma un tassello di un mosaico più
ampio che questo libro mira a ricostruire.
Rassegna sindacale, 11
aprile 2019
Ilaria Romeo è responsabile Archivio
storico Cgil nazionale
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