Gli archivi digitali di Rai Sicilia |
GIOACCHINO AMATO
L ’operazione di digitalizzazione delle immagini di repertorio Un
patrimonio di 60 mila videocassette diventato fruibile che contiene il processo
Andreotti e la dichiarazione dello scrittore sull’Isola “irredimibile”
Ci sono le voci dei boss mafiosi e quelle dei grandi scrittori siciliani,
le immagini atroci delle stragi di mafia e quelle affascinanti delle eruzioni
dell’Etna. Quasi 60 mila videocassette, almeno 50 mila ore di “girato” in buona
parte inedito.
È l’enorme patrimonio accumulato dal 1979 ad oggi e custodito nei magazzini
delle sedi Rai di Palermo e Catania. Nastri magnetici che lentamente, come in
una imponente campagna di scavi archeologici “virtuale”, stanno tornando alla
luce e trasformati in immagini digitali fruibili per tutti. In viale Strasburgo
è iniziato un nuovo capitolo della “digitalizzazione” dopo quelli che hanno
salvato le trasmissioni tv regionali di Raitre e la documentazione integrale
dei 638 giorni del maxiprocesso alla mafia, digitalizzata e utilizzata per la
docufiction di RaiStoria “Maxi”.
«Sono stati progetti pioneristici – racconta il direttore della sede Rai di
Palermo, Salvatore Cusimano – ma che ci hanno portato a riordinare e catalogare
tutto il materiale delle due sedi siciliane, un archivio fra i più
imponenti tra le sedi Rai e fra i più richiesti dalle tv di tutto il mondo e da
studiosi e istituzioni». Un quinto dell’intero archivio delle sedi regionali
«perché spesso – spiega Cusimano – abbiamo conservato anche il girato di ogni
evento o intervista».
Due “robot” battezzati “R0-R1”, quasi come gli androidi di “Guerre
stellari”, realizzati dal Centro ricerche Rai di Torino e del costo di 600 mila
euro, “inghiottono” 120 videocassette al giorno. Ma il compito più arduo sarà
classificare tutto il materiale e per questo è allo studio un accordocon il
Centro regionale per l’inventario della Regione e con l’Università di Palermo.
Alla fine, si calcolache in circa cinque anni, tutto il materiale sarà
racchiuso in 600 cassette digitali. Ciò che è contenuto in cinque magazzini
entrerà nel bagagliaio di un’utilitaria.
L’obiettivo è quello di non perdere migliaia di immagini uniche.
Come le tante interviste a Leonardo Sciascia compresa quella della fine
degli anni Ottanta, a Gibellina per l’ennesimo anniversario del terremoto.
Sciascia in montgomery blu, con l’immancabile sigaretta definisce per la prima
volta “irredimibile” la Sicilia. Ma su Sciascia, soprattutto, è stato
recuperato il prezioso reportage di Aldo Scimè: estate 1983, Racalmuto,
contrada Noce.
Sciascia è il padrone di casa e insieme a Gesualdo Bufalino e Vincenzo
Consolo è all’ombra di un pino. I tre parlano di letteratura ma anche di
cucina, con Consolo che commenta i piatti di casa Sciascia: «Tanto secca è la
sua prosa tanto barocca è la sua cucina».
Dello stesso anno sono alcune delle 800 ore di immagini riprese in questi
decenni sull’Etna, molte delle quali firmate dall’esperto Giovanni Tomarchio. A
maggio fu realizzata l’operazione per deviare la colata lavica prima che
raggiungesse i centri abitati.
Operazioni seguite da una lunga diretta affidata a Paolo Frajese che alla
fine stremato cedette la linea a Puccio Corona che dal rifugio Sapienza
raccontò in diretta l’esplosione che deviò la lava.
E poi la mafia e i protagonisti della lotta ai boss: «La mafia è un
fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua
evoluzione e avrà quindi anche una fine». La celebre frase di Giovanni Falcone
la troviamo in una sua intervista a Bianca Cordaro, insieme alle immagini delle
stragi del 1992 e allo scoramento di Antonino Caponnetto dopo l’esplosione di
via d’Amelio, con il suo tragico «È finito tutto» sussurrato al microfono di
Gianfranco D’Anna.
E i processi, non solo il “maxi”: un intero armadio contiene tutto il
processo Andreotti, poi quelli a Bruno Contrada e a Cuffaro.
«Fummo i primi a annunciare il rinvio a giudizio di Andreotti. Gli unici,
io e Filippo De Caro Carella – ricorda Cusimano – a essere all’Addaura quando
fecero brillare l’esplosivo che doveva uccidere Falcone, sono solo della Rai le
riprese dell’omicidio Lima.
Immagini che spesso ci richiedono case di produzione ma anche gli
investigatori. Come nel caso della voce di Giovanni Brusca registrata all’aula
bunker che serviva per individuarlo a telefono quando era latitante. O per la
borsa del giudice Borsellino e i suoi spostamenti subito dopo l’esplosione di
via D’Amelio».
Ma dalle teche affiorano anche gli spettacoli, con tanti red carpet di
Taormina e del David di Donatello, lo sport, dalla Targa Florio al calcio, i
disastri aerei di Punta Raisi nel Natale del 1978 e di Ustica nel 1980,
l’ultima intervista al ceramista Giovanni De Simone , il corteo di tifosi del
Palermo per la promozione in serie A del 2004, le cronache del Licata di Zeman
in serie B. E poi i reportage internazionali di “Mediterraneo”, le tribune
elettorali degli ultimi trent’anni. Quarant’anni di storia dell’Isola che
saranno salvati dall’usura del tempo e messi a disposizione di tutti. Già
adesso, con “Teche Aperte” chiunque può avere accesso su appuntamento all’archivio,
consultare e visionare i materiali digitalizzati. «Ogni giorno abbiamo almeno
una sessantina di ragazzi delle scuole in visita – racconta Pippo Bartolomei,
capo della sezione produzione – e abbiamo centinaia di richieste di immagini
anche da network internazionali».
Ma per utilizzarli i filmati vanno acquistati, con severe regole sui
diritti gestite da Rai.com. «Se le somme incassate entrassero nel nostro budget
– sospira il direttore di sede – potremmo riprendere a produrre molte
trasmissioni». Ma intanto c’è da salvare il passato, comprese 20 misteriose
“pizze” di girato cinematografico custodite sigillate per non danneggiarle.
«Non sabbiamo cosa contengono – spiega Cusimano – potrebbero anche essere
degli anni Cinquanta. Le manderemo fuori per recuperarle e mostrarle di nuovo
in tv».
La Repubblica Palermo, 29 marzo 2019
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