Emanuele Lauria
Già è difficile dover sopportare la concorrenza dei colleghi, quella dei
politici è sorprendente e francamente insopportabile». Dario Tindaro Veca è un
attore siciliano che ha una rimostranza del tutto originale da fare: denuncia
il fatto che l’ex ministro e sottosegretario Gianfranco Miccichè, oggi
commissario di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars, gli ha rubato una
parte cinematografica. Una polemica clamorosa, esplosa senza fragore nel giorno
della presentazione dell’ultimo lavoro di Aurelio Grimaldi, che ha come oggetto
un grande fatto di cronaca e di storia dell’isola, il delitto Mattarella.
Grimaldi ieri ha parlato del film — al termine della lavorazione — proprio
accanto a Miccichè, annunciando l’insolita presenza dello stesso esponente forzista
nel cast: a lui è stata affidato il ruolo del comunista Michelangelo Russo, suo
predecessore alla guida di Palazzo dei Normanni al tempo dell’omicidio di
Piersanti Mattarella. Notizia certamente curiosa: sia perché Miccichè —
evidentemente — non è un attore di professione e sia perché è chiamato a
interpretare la parte di un comunista, per quanto migliorista. La
riproposizione del compromesso storico, quarant’anni dopo.
Grimaldi ha spiegato così la scelta di portare il fedelissimo di Berlusconi
sul set: « Se qualcuno mi avesse chiesto un parere su Miccichè avrei detto che
è un mio nemico politico. Eppure, mentre preparavo il film su Mattarella,
rimasi colpito ascoltando una sua dichiarazione temeraria in tv dove attaccava
il ministro Salvini sui migranti. Non me l’aspettavo... ». E Micciché, di
rimando, ha ringraziato per il “cameo” che gli è stato affidato: «Quando un
registra di sinistra decide di fare un film a Palermo ho sempre paura che
si faccia demagogia ma di Grimaldi ho riconosciuto la buona fede e l’onestà
intellettuale. Vestire i panni di Michelangelo Russo è stata per me
un’esperienza molto particolare, del tutto nuova e veramente emozionante ».
Ma poco lontano da questa kermesse ufficiale, con tanto di siparietto fra
Grimaldi e Micciché, un attore siciliano - è nato a Patti ma vive fra Terrasini
e Partinico non nasconde il suo disappunto, per un retrosceno anch’esso
sorprendente. È appunto Dario Veca, volto caratteristico presente in film e
fiction di successo: dai “ Cento Passi” di Marco Tullio Giordana ai due
lungometraggi di Pif: “ In guerra per amore” e “ La mafia uccide solo
d’estate”. Fino al « Giovane Montalbano » . Veca rivale che era lui il
presidente dell’Ars prescelto in un primo momento dalla regia. E fa vedere le
mail scambiate con la produzione e il contratto che porta la data del 26
febbraio e la firma di Grimaldi. Nell’intestazione si legge: « Contratto di
collaborazione nel ruolo di attore per il personaggio di: presidente
dell’Assemblea regionale siciliana » . Veca mostra pure il copione della scena
che avrebbe dovuto vederlo coprotagonista: l’elezione del successore di
Mattarella, Mario D’Acquisto, con uno scontro a Sala d’Ercole fra Michelangelo
Russo e Pio La Torre. Poi che è successo? «Mi ha chiamato Grimaldi e mi ha
detto che era molto dispiaciuto ma che il dottore Micciché - dice l’attore -
gli aveva chiesto di fare la parte di Russo. Non ci potevo credere. Accetto la
concorrenza di altri attori, ma di un politico no » . E quindi? « Ho dovuto
accettare la parte del capogruppo della Dc. Ma, se permette, io volevo fare il
presidente dell’Ars. Non è la stessa cosa...».
La Repubblica Palermo, 10 aprile 2019
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