PATRIZIA GARIFFO
Da tempo mi occupo di disabilità e ho potuto notare alcune discriminazioni
riguardo alla pensione di cittadinanza. In tutta Italia i genitori di molte
persone disabili non potranno accedervi, pur rientrando nei parametri Isee,
perché facendo sacrifici hanno risparmiato per assicurare un futuro ai propri
figli, quando loro non ci saranno più. Così, non si potrà avere diritto al
beneficio se, negli anni, si è avuta la possibilità di accumulare una cifra che
superi i 13mila euro. Denaro destinato a garantire l’accudimento per i propri
familiari. Ciò significa che questo provvedimento, annunciato come la soluzione
per le persone più deboli, non lo è per tutte. Maria Francesca Briganti
Questa è una parte della lunga lettera aperta che la nostra lettrice ha
scritto al vicepremier Matteo Salvini e al Ministro della Famiglia e della
Disabilità, Lorenzo Fontana, e che ha girato al nostro giornale. Si è fatta
portavoce anche della delusione di tutti coloro che, dopo la creazione di
questo Ministero hanno "sperato in una presa in carico globale delle
persone diversamente abili, non solo dal punto di vista dell’assistenza, ma
anche dal punto di vista economico". Ad oggi tutto questo è stato
disatteso e, ora, si aggiunge pure la palese discriminazione di cui è vittima
chi, con fatica, ha creato un piccolo tesoretto per proteggere i figli
disabili, che lo Stato tutela più a parole che con i fatti.
Dunque, tutte quelle famiglie che, per ovviare ad un’assistenza inesistente
o carente, hanno messo da parte dei risparmi per il futuro, non potranno
usufruire del reddito e della pensione di cittadinanza, a causa di un decreto
che non ha saputo prendere in considerazione alcune realtà che esistono per
l’incuria e l’indifferenza delle istituzioni. Visto che "ai disabili
occorrono urgentemente i Piani individualizzati tramite la valutazione
multidimensionale, così come previsto dall’art 14 della Legge 328/2000, in raccordo
con il settore sociale e sanitario, e che attualmente solo i disabili
gravissimi hanno accesso all’assistenza, mentre i gravi attendono un po’
di sollievo", come ha scritto Maria Francesca che è stata anche
coordinatrice della Lega Sezione Femminile di Lentini, le famiglie che hanno
dovuto arrangiarsi da sole, quando hanno potuto farlo, sono molte e tutte
quante non potranno avere questi benefici. Aiuti economici che diventano
indispensabili per le persone con disabilità grave, ancora escluse da ogni tipo
di assistenza, ma anche per quelle affette da disabilità gravissime per le
quali le leggi, che ci sono, non vengono applicate o vengono applicate male,
soprattutto in Sicilia.
Dunque, se il principio ispiratore del reddito e della pensione di
cittadinanza doveva essere quello di " non lasciare indietro
nessuno", con estrema tristezza dobbiamo dire che l’obiettivo, almeno
finché resterà tutto così, non è stato centrato. In un Paese in cui i bisogni e
le necessità di queste persone vengono quasi sempre ignorati o sottovalutati, è
indispensabile per una famiglia, che ha la fortuna di avere una disponibilità
economica, più o meno elevata, risparmiare delle somme, che dovrebbero
assicurare un futuro dignitoso per il loro figli, visto che il welfare continua
a non farlo.
Dunque, se le istituzioni non sono in grado di affrontare il
"problema" delle persone diversamente abili, pur avendo una
legislazione che glielo consentirebbe, non penalizzino quei genitori che, con
grandi sacrifici, hanno racimolato un po’ di soldi, che serviranno ai loro
figli quando loro non ci saranno più o saranno troppo anziani e stanchi per
prendersene cura. Perché, altrimenti, oltre al danno di uno Stato che non sa
occuparsi dei suoi cittadini più fragili, ci sarebbe anche la beffa di un reddito
e di una pensione di cittadinanza a cui non tutti quelli che ne hanno veramente
bisogno possono accedere e di un Ministero praticamente inutile, il cui
Ministro martedì scorso non ha neanche incontrato i disabili gravissimi,
arrivati a Roma da tutta Italia per protestare per la mancanza di fondi
adeguati.
La Repubblica Palermo, 11 aprile 2019
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