Goffredo De Marchis
Il derby tra fascisti e comunisti è una pessima definizione del 25 aprile.
A Matteo Salvini adesso lo fanno sapere anche due amministratori leghisti,
spina dorsale del Carroccio, il segreto del suo successo oltre alla forza del
segretario. Luca Zaia ieri, di fronte al capo dello Stato Mattarella, ha
parlato chiaro celebrando la « sacralità della ricorrenza » . Il governatore si
è detto orgoglioso di essere conterraneo della partigiana Tina Anselmi, ha
condannato ogni negazionismo sulle leggi razziali, negazionismo ha detto « che
prolifera su Internet e confonde i nostri ragazzi suggerendogli che i campi di
concentramento non sono mai esistiti. Dire la verità è il senso di questa festa
» . Il sindaco leghista di Montebelluna, Marzio Favero, ha fatto anche di più
organizzando nel suo comune la festa della Liberazione con la banda che ha
suonato Bella ciao. Un paio di parole le ha intonate lui stesso a Radio
Capital. « I valori della democrazia sono nati dalla Resistenza, quindi è
giusto onorarli » . Eppoi questa giornata secondo Favero è leghista nel
profondo. Perché sono stati sconfitti due regimi, fascismo e nazismo,
centralisti e perché dal 25 aprile nacque la Costituzione regionalista e autonomista.
Ma è bene fermarsi qui. Bella ciao non ha colore, o meglio li ha tutti tranne
che il nero. Altro che derby.
La Repubblica, 26
aprile 2019
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