Il boss Calogero Lo Piccolo |
SALVO PALAZZOLO
Una neomelodica sostenuta da Lo Piccolo ma allo Zen restò fuori. E il clan si mosse
Una neomelodica sostenuta da Lo Piccolo ma allo Zen restò fuori. E il clan si mosse
L’ordine di Calogero Lo Piccolo, l’erede del padrino di Tommaso Natale oggi
al 41 bis, era stato chiaro: «Deve cantare in tutte le parti di Palermo». E
aveva mandato il suo collaboratore più stretto, Giuseppe Giuliano, a
sponsorizzarla per le feste rionali più importanti della città. La neomelodica
Federica Paceco stava molto a cuore al padrino. Il solerte Giuliano diceva
proprio così a un organizzatore di feste: «Sta nel cuore, gli dici... di una
persona che la vuole bene. Trovati la strada, falla cantare». E spiegava che avevano grandi progetti
per lei: «Mercoledì, la ragazza deve andare a Catania, che gli devo presentare
Gianni Vezzosi». Che non è proprio un cantante fra i tanti. Un tempo, il
neomelodico che cantava "O killer" era di casa nella villa del boss
dello Zen Guido Spina.
Il collaboratore di Lo Piccolo trasformato in provetto manager è stato
intercettato dai carabinieri del nucleo Investigativo nel settembre 2018.
All’inizio del mese, puntava a un concerto a Borgo Nuovo per la beniamina
del capomafia. Un altro collaboratore del boss suggeriva pure una dedica per il
padrino: «Se sale a Borgo Nuovo faglielo salutare, un abbraccio a...». Giuliano
invitava però alla prudenza: «Nel palco non si può dire più niente... gli
sbirri stanno con le orecchie così». Ma l’interlocutore lo tranquillizzava:
«Vabbè, Calogero può essere chiunque». E immaginava Federica mentre diceva:
«"La mia partecipazione e un saluto affettuoso a Calogero". Tanto a
Borgo Nuovo non ci pensano che Calogero è questo». Non sappiamo se la
dedica fu fatta, ma sembra che Federica Paceco partecipò per davvero alla festa
del quartiere. Lo scrivono i pm nelle carte dell’inchiesta che all’inizio di
febbraio ha portato Lo Piccolo in carcere. Le intercettazioni raccontano che la
raccomandazione del boss sarebbe andata a buon fine grazie all’intervento di un
mafioso della zona, Baldo Migliore, arrestato nei giorni scorsi dalla squadra
mobile.
Anche se qualcuno aveva provato a opporsi, così raccontava Giuliano:
«Una femmina mi fa: "Federica Paceco non canta qua, io faccio parte
del comitato e non canta". Si volta Baldo e gli ha detto: "Ma chi sei
tu che non può entrare. Levati di qua". E mi dice: "Vai a prendere la
ragazzina in macchina"».
Seconda comparsata per la pupilla di Lo Piccolo doveva essere allo Zen.
Ovvero, nel territorio dei mafiosi di Tommaso Natale. Ma arrivò un no dal
comitato della festa. «Per quest’anno non è possibile, il prossimo anno ti
prometto, però senza soverchieria». Le microspie dei carabinieri hanno
registrato in diretta il no. E Giuliano sbottò: «Ma quale soverchieria». Il
rappresentante del comitato spiegò: «Noi per ora abbiamo un problema con la
questura, con la San Lorenzo. Ora ci deve andare il prete a parlare e dire che
non c’è pizzo di niente...
E poi c’è già la lista dei cantanti mandata alla Siae». A Giuliano non
restò che correre a casa di Lo Piccolo. E, intanto, si sfogava: «Quelli del
partito contrario la negativa non gliel’hanno fatta».
Dalle fila della cosca perdente di un tempo, quella di Passo di Rigano, era
arrivato il sì alla pupilla di Lo Piccolo. E, invece, nel suo territorio gli
stavano facendo un affronto. Lo Piccolo meditava ritorsioni. Ma è arrivato
prima l’arresto.
La Repubblica Palermo, 31 marzo 2019
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