Arrivano più assessori nei Comuni e un quorum più facile da raggiungere nei
centri più piccoli, ma l’Ars inciampa sulle quote rosa. La riforma delle giunte
municipali passa all’Ars con un incidente di percorso: la maggioranza è andata
sotto su un emendamento del Movimento 5Stelle che elimina dal testo l’obbligo
per i Comuni con più di 15mila abitanti di avere un 40 per cento di donne in
giunta e l’incompatibilità fra gli incarichi di consigliere e assessore.
All’attacco in maniera bipartisan tutte le altre forze politiche, anche se nel
voto — espresso segretamente — i favorevoli alla proposta erano 26, più dei
deputati grillini.
Passano in compenso le altre norme. Nei Comuni con meno di 15mila abitanti
e con un solo candidato sarà più facile eleggere il sindaco: finora, perché la
consultazione fosse valida, era necessaria la partecipazione della metà degli
aventi diritto, mentre adesso dal calcolo si elimineranno gli elettori
iscritti all’Anagrafe dei residenti all’estero. Cambiano anche le dimensioni delle
giunte: a Palermo potranno esserci 11 assessori, a Catania dieci, negli altri
capoluoghi di provincia 9, nei Comuni fino a centomila abitanti 7 e così via,
fino a un massimo di 4 assessori nei centri con meno di diecimila residenti. I
Comuni dovranno adeguare gli statuti municipali entro 60 giorni per adeguarsi
alle nuove regole.
– c. r.
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