Un momento del convegno sul femminicidio |
In Italia sono
1036 le donne uccise dal 2005 al 2013, con una media annua di 1 donna ogni 3
giorni; oltre il 60% è stata uccisa da partner, il 72% è italiana; il 75% degli
assassini è italiano; si uccide più al Nord che al Sud.
"La presenza sui media del femminicidio rispecchia più la
notiziabilità che la realtà". Così Alessandra Dino, docente
dell'Università di Palermo, presenta alcuni dati del laboratorio di ricerca su
"Rappresentazioni sociali della violenza sulle donne: il caso del
femminicidio in Italia", che coinvolge cinque università italiane e
di cui è coordinatrice a Palermo, durante la conferenza del Progetto
Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre sul tema: «Femminicidio e
differenze di genere nell’affermazione dei diritti di cittadinanza nella
società Italiana», presso il cinema Rouge et Noir di piazza Verdi a
Palermo.
Nel corso della mattinata è stato presentato anche il nuovo numero
di ASud'Europa Junior, con articoli incentrati sul femminicidio e sulla
violenza di genere. La rivista è scaricabile dal sito www.piolatorre.it
"Dal 2013 - ha spiegato la Dino - c’è un sensibile aumento della
presenza nelle cronache giornalistiche del femminicidio. C’è però uno
scollamento tra i fatti e quanto restituito dall’informazione: le tipologie di
delitto meno diffuse sono spesso le più rappresentate e viceversa. Il frame
individuale (questione privata) prevale su quello sociale (dimensione
pubblica, culturale). Il frame episodico (circostanze peculiari, fattori
soggettivi) prevale sul tematico (fenomeno ampio di cui
fornire dati). Prevalgono storie estreme, eclatanti, atipiche,
sensazionali. Frequente il richiamo alla conflittualità che trasforma la
violenza in problema della singola coppia (“al culmine di una
lite”; “litigavano
sempre”). Diffusa la colpevolizzazione della vittima:
vittimizzazione secondaria, come anche la deresponsabilizzazione
dell’autore (depressione, motivi economici, gelosia)".
"L’omicidio - ha continuato la Dino - è un fenomeno maschile. Dovunque
gli uomini compaiono in percentuale più elevata sia come vittime sia come
offenders. Nel 2012/2013 in Italia, su 505 omicidi dolosi, il 96% sono stati
commessi da uomini e il 4% da donne; tra le vittime il 70% sono uomini, il 30%
donne. In Italia sono 1036 le donne uccise dal 2005 al 2013, con una media
annua di 1 donna ogni 3 giorni; oltre il 60% è stata uccisa da partner, il 72%
è italiana; il 75% degli assassini è italiano; si uccide più al Nord che al
Sud. Nel 2012 la violenza domestica è in Italia la prima causa di morte per le
donne vittime di crimini violenti (78%). Secondo un rapporto di Polizia Moderna
del marzo del 2018, negli ultimi dieci anni gli omicidi di donne sarebbero calati
del 20% (da 150 a 121). Dal 2007 aumenta però di dieci punti l'incidenza delle
vittime femminili sul totale degli omicidi: dal 24% al 34%. Per quanto l’Italia
non sia il paese con il più alto tasso di femminicidi (Usa e ex Urss hanno
tassi quadruplicati) il nostro paese, secondo l’UNDOC, è quello in cui c’è il
più basso tasso di diminuzione di questo crimine, calato solo dallo 0,6 allo
0,5 per 100 mila abitanti dal 2002 al 2016".
"Le agenzie formative (scuola, università, etc.), i media, le
diverse istituzioni pubbliche - conclude la Dino - possono favorire un
ripensamento delle relazioni tra i generi, ribaltando il punto di
osservazione; rappresentando la donna come soggetto che
vive il dolore della violenza, facendo esperire
allo spettatore/lettore «l’orrore della violenza
assieme alle protagoniste», restituendo lo
sguardo alla vittima e guardando la scena
con i suoi occhi.
Per Mirella Agliastro, magistrato e autrice di un libro sulla violenza nei
confronti delle donne "bisogna riaffermare il diritto di scelta da parte
delle donne. Il diritto di scegliere con chi stare, ciò che si vuole essere. Un
diritto che spesso quegli uomini che sono rifiutati dalle donne vogliono
reprimere, e dunque violentano, accoltellano, soffocano 'la loro donna' che non
deve essere più di nessuno. La violenza viene dunque usata per ristabilire il
potere maschile, espressione del desiderio di controllo, dominio e possesso
dell'uomo sulla donna".
Dell'aiuto alle donne vittime di violenze si occupa il progetto Amorù -
Rete territoriale antiviolenza, di cui è partner il Centro Pio La Torre e che è
stato presentato dalla psicologa Liliana Pitarresi. Grazie al progetto
prenderanno vita tre centri di ascolto (ad Altavilla, Palermo e Villabate) e
una casa protetta. Per favorire l’autonomia delle donne vittime di violenze,
nasceranno una cooperativa sociale e una piattaforma di e-commerce per la
vendita di prodotti agricoli frutto del lavoro negli orti sociali che le donne
gestiranno attraverso attività di green e pet-therapy. Saranno, inoltre,
realizzate attività di sensibilizzazione nei comuni e nelle scuole dei
territori di riferimento, dove promuovere percorsi di educazione
all’affettività e all’assertività (a partire dalla scuola dell’infanzia), per produrre
nelle nuove generazioni la consapevolezza del rispetto del sé e degli altri
come antidoto a ogni forma di discriminazione e superamento degli stereotipi di
genere.
La prossima conferenza si terrà venerdì 22 marzo sul tema "L’antimafia
della Chiesa”. (relatori: Peter Ciaccio - pastore Chiesa Valdese di Palermo,
Claudio Fava - presidente commissione antimafia A.R.S., Corrado Lorefice -
arcivescovo di Palermo, Rosario Mangiameli - professore ordinario di storia
contemporanea Università di Catania: Modera Felice Cavallaro - giornalista)
Palermo, 8 marzo 2019
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