venerdì, marzo 08, 2019

Femminicidio e violenza di genere: "Omicidio, fenomeno maschile" Uccisa una donna ogni 3 giorni

Un momento del convegno sul femminicidio

In Italia sono 1036 le donne uccise dal 2005 al 2013, con una media annua di 1 donna ogni 3 giorni; oltre il 60% è stata uccisa da partner, il 72% è italiana; il 75% degli assassini è italiano; si uccide più al Nord che al Sud. 
"La presenza sui media del femminicidio  rispecchia più la notiziabilità che la realtà". Così Alessandra Dino, docente dell'Università di Palermo, presenta alcuni dati del laboratorio di ricerca su "Rappresentazioni sociali della violenza sulle donne: il caso del femminicidio in  Italia", che coinvolge cinque università italiane e di cui è coordinatrice a Palermo, durante la conferenza  del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre sul tema: «Femminicidio e differenze di genere nell’affermazione dei diritti di cittadinanza nella società Italiana», presso  il cinema Rouge et Noir di piazza Verdi a Palermo.

Nel corso della mattinata è stato presentato anche il nuovo numero di  ASud'Europa Junior, con articoli incentrati sul femminicidio e sulla violenza di genere. La rivista è scaricabile dal sito www.piolatorre.it
"Dal 2013 - ha spiegato la Dino - c’è un sensibile aumento della presenza nelle cronache giornalistiche del  femminicidio. C’è però uno scollamento tra i fatti e quanto restituito dall’informazione: le tipologie di delitto meno diffuse sono spesso le più rappresentate e viceversa. Il frame individuale (questione privata) prevale su quello sociale (dimensione pubblica,  culturale). Il frame episodico (circostanze peculiari, fattori soggettivi) prevale sul tematico (fenomeno  ampio  di cui  fornire  dati). Prevalgono storie  estreme, eclatanti, atipiche, sensazionali. Frequente il richiamo alla conflittualità che  trasforma la violenza in problema della singola coppia (“al culmine  di una  lite”;  “litigavano 
sempre”).  Diffusa  la  colpevolizzazione della vittima: vittimizzazione secondaria, come  anche la deresponsabilizzazione dell’autore (depressione, motivi economici, gelosia)".
"L’omicidio - ha continuato la Dino - è un fenomeno maschile. Dovunque gli uomini compaiono in percentuale più elevata sia come vittime sia come offenders. Nel 2012/2013 in Italia, su 505 omicidi dolosi, il 96% sono stati commessi da uomini e il 4% da donne; tra le vittime il 70% sono uomini, il 30% donne. In Italia sono 1036 le donne uccise dal 2005 al 2013, con una media annua di 1 donna ogni 3 giorni; oltre il 60% è stata uccisa da partner, il 72% è italiana; il 75% degli assassini è italiano; si uccide più al Nord che al Sud. Nel 2012 la violenza domestica è in Italia la prima causa di morte per le donne vittime di crimini violenti (78%). Secondo un rapporto di Polizia Moderna del marzo del 2018, negli ultimi dieci anni gli omicidi di donne sarebbero calati del 20% (da 150 a 121). Dal 2007 aumenta però di dieci punti l'incidenza delle vittime femminili sul totale degli omicidi: dal 24% al 34%. Per quanto l’Italia non sia il paese con il più alto tasso di femminicidi (Usa e ex Urss hanno tassi quadruplicati) il nostro paese, secondo l’UNDOC, è quello in cui c’è il più basso tasso di diminuzione di questo crimine, calato solo dallo 0,6 allo 0,5 per 100 mila abitanti dal 2002 al 2016".  
"Le agenzie formative (scuola,  università, etc.), i media, le diverse  istituzioni pubbliche - conclude la Dino - possono favorire un ripensamento delle relazioni tra i generi, ribaltando il punto  di osservazione; rappresentando la  donna  come soggetto  che  vive  il dolore  della  violenza, facendo  esperire  allo spettatore/lettore «l’orrore  della  violenza  assieme  alle protagoniste»,  restituendo  lo  sguardo  alla vittima  e  guardando  la  scena  con  i suoi  occhi. 
Per Mirella Agliastro, magistrato e autrice di un libro sulla violenza nei confronti delle donne "bisogna riaffermare il diritto di scelta da parte delle donne. Il diritto di scegliere con chi stare, ciò che si vuole essere. Un diritto che spesso quegli uomini che sono rifiutati dalle donne vogliono reprimere, e dunque violentano, accoltellano, soffocano 'la loro donna' che non deve essere più di nessuno. La violenza viene dunque usata per ristabilire il potere maschile, espressione del desiderio di controllo, dominio e possesso dell'uomo sulla donna".
Dell'aiuto alle donne vittime di violenze si occupa il progetto Amorù - Rete territoriale antiviolenza, di cui è partner il Centro Pio La Torre e che è stato presentato dalla psicologa Liliana Pitarresi. Grazie al progetto prenderanno vita tre centri di ascolto (ad Altavilla, Palermo e Villabate) e una casa protetta. Per favorire l’autonomia delle donne vittime di violenze, nasceranno una cooperativa sociale e una piattaforma di e-commerce per la vendita di prodotti agricoli frutto del lavoro negli orti sociali che le donne gestiranno attraverso attività di green e pet-therapy. Saranno, inoltre, realizzate attività di sensibilizzazione nei comuni e nelle scuole dei territori di riferimento, dove promuovere percorsi di educazione all’affettività e all’assertività (a partire dalla scuola dell’infanzia), per produrre nelle nuove generazioni la consapevolezza del rispetto del sé e degli altri come antidoto a ogni forma di discriminazione e superamento degli stereotipi di genere.
La prossima conferenza si terrà venerdì 22 marzo sul tema "L’antimafia della Chiesa”. (relatori: Peter Ciaccio - pastore Chiesa Valdese di Palermo, Claudio Fava - presidente commissione antimafia A.R.S., Corrado Lorefice - arcivescovo di Palermo, Rosario Mangiameli - professore ordinario di storia contemporanea Università di Catania: Modera Felice Cavallaro - giornalista)
Palermo, 8 marzo 2019

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