Roma, 21 marzo - “Il decreto che avrebbe dovuto sbloccare i cantieri e far
ripartire le opere si rivela un semplice bluff da parte del Governo, che lo
utilizza, invece, per colpire e disarticolare il Codice degli Appalti negli
aspetti più essenziali, che sono la prevenzione, il contrasto alla corruzione e
alla penetrazione delle mafie, l'applicazione del principio di concorrenza e
trasparenza, la tutela dei diritti dei lavoratori”. Così in una nota i
segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil, Giuseppe Massafra, Andrea Cuccello,
Tiziana Bocchi. “Nel decreto - spiegano i dirigenti sindacali - non vi è nessuna norma di
accelerazione per l'utilizzazione degli investimenti, in quanto nessuna
modifica è stata fatta per limitare i tempi dei processi autorizzativi e
burocratici (Cipe, Consiglio superiore dei lavori pubblici, valutazione di
impatto ambientale). Le modifiche al Codice, dal punto di vista della
tempistica - sottolineano - non avranno nessun impatto immediato sulle opere
bloccate, in quanto interesseranno esclusivamente i nuovi bandi di gara i cui
effetti ci saranno, nella migliore delle ipotesi, tra quattro, cinque anni, ma
ancor peggio è che ancora, dopo una discussione di mesi, non esiste un elenco
di opere per una effettiva ed immediata cantierizzazione dei lavori”.
In particolare, Massafra, Cuccello e Bocchi criticano alcuni aspetti: “si
ritorna al criterio del massimo ribasso fino alla soglia di 5.500.000; si
accrescono i livelli di discrezionalità aumentando le soglie per l'affidamento
diretto e allargando le procedure negoziate senza bando di gara; si aggira la
norma del limite del subappalto ed i possibili controlli antimafia, facilitando
l’assegnazione dei lavori ai cosiddetti consorzi stabili; si evita anche
l'obbligatorietà della terna in fase di gara persino nelle categorie di lavori
più esposte ad infiltrazione mafiosa; si riporta la direzione dei lavori sotto
l'ombrello del Contraente Generale compromettendo la trasparenza delle
prestazioni essendo contemporaneamente controllore e controllato; di fatto si
smantella il ruolo e la funzione dell'Autorità Anticorruzione; non si
interviene efficacemente per la riduzione e qualificazione delle stazioni
appaltanti”.
“Esprimiamo dissenso e preoccupazione per un Paese che - concludono i tre
segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil - rimane bloccato nello sviluppo e
nella crescita, oltre ad essere contrari al provvedimento adottato che
contrasteremo in tutte le sedi opportune”.
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