Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo |
di ANNA SAMPINO
Fuori i
malavitosi, i mafiosi e i massoni dalle Confraternite della Chiesa: è il monito
dell'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che ha pubblicato un decreto in
cui stabilisce che non possono fare parte delle confraternita coloro che si
sono macchiati di reati di stampo mafioso, che appartengono ad associazioni
segrete contrarie ai valori evangelici, come la massoneria, così pure i
condannati "per delitti non colposi con sentenza passata in
giudicato".
"I
confrati che siano interessati da provvedimenti cautelari restrittivi della
libertà personale, decadono dalla loro condizione di confrate - si legge nel
decreto -, fino all’accertamento giudiziario della loro condizione".
La Chiesa di
Palermo apprezza e valorizza la realtà delle Confraternite, tuttavia, si legge
nella premessa al decreto: "Ciò non toglie come accanto ad esperienze
positive e incoraggianti - scrive Lorefice - si collochino anche imbarazzanti e
inaccettabili tentativi di fare delle Confraternite centri di una pratica
fintamente religiosa per puro esibizionismo e folkrorismo, di esercizio di
potere e, perfino, un alibi per persone di dubbia moralità sociale ed
ecclesiale".
Sui casi di
infiltrazioni mafiose, sottolinea: "È infatti intrinsecamente
inconciliabile l'agire malavitoso, tanto più che i ranghi di società di stampo
mafioso, e l'appartenenza ad una delle tante nostre Confraternite che
perseguono i fini apostolici propri della Chiesa".
"Il
fenomeno, tutt’altro che trascurabile, esige attenta valutazione e severa
vigilanza da parte dell’autorità ecclesiastica".
Il decreto,
entrato in vigore con la sua pubblicazione, stabilisce che chi voglia far parte
delle confraternite riconosciute dalla Diocesi, in particolare chi è chiamato
ad assumere ruoli di responsabilità (consigli direttivi per esempio) dovrà
presentare il certificato generale e il certificato dei carichi pendenti del
casellario giudiziale, che attestino una fedina penale pulita.
L'arcivescovo
ricorda la lettera dei Vescovi di Sicilia, dal titolo “Convertitevi!”,
ribadito lo scorso maggio in occasione del venticinquesimo anniversario
dell'appello di Giovanni Paolo II, nella Valle dei Templi di Agrigento, dove si
riafferma l’inconciliabilità "di chi si affilia alle organizzazioni
mafiose, pur continuando a farsi quotidianamente il segno della croce e a
frequentare la messa domenicale, oltre che le processioni patronali e le
riunioni confraternali, senza però avvertire in tutto ciò alcuna
contraddizione".
Ancora, nel
decreto Lorefice fa riferimento alla visita di Papa Francesco a Palermo, il 15
settembre scorso, in occasione dei 25 anni dall'omicidio di Padre Pino Puglisi,
ucciso per mano mafiosa. Nell’omelia pronunciata al Foro Italico,
Bergoglio affermava: "Chi è mafioso non vive da cristiano, perché
bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Convertitevi al vero Dio di Gesù
Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo, la
vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte".
Giornale di Sicilia, 22 febbraio 2019
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