DINO PATERNOSTRO
Da secoli i
corleonesi mostrano una fede incrollabile in questo loro Santo, che nacque a
Corleone tra l’815 e l’818. Si racconta che il suo nome fosse Leone e che
vivesse in una famiglia agiata. Alla vigilia della conquista saracena, però,
per salvaguardare la sua fede cristiana, lasciò la sua città e i suoi beni,
stabilendosi prima a San Filippo d’Agira, nella Sicilia orientale, e poi sui
monti della Calabria, dove si diede all’eremitaggio. Maturata la decisione di
diventare monaco, prima di vestire l’abito basiliano, si recò a Roma per
visitare la tomba di San Pietro. Al ritorno, si fermò tra i Basiliani di Mola.
Col tempo, divenne abate del convento e fondò altri conventi in tutta la
Calabria, contribuendo al rinnovamento spirituale di quella terra.
A Corleone non
si seppe più nulla di lui, fino alla fine della dominazione musulmana, quando,
col rifiorire del cristianesimo in epoca normanna, la città apprese che Leone –
il cui nome religioso era diventato Luca – era morto in fama di santità verso
il 915-918, in quella zona della Calabria dove aveva lungamente vissuto ed
operato. Allora, i corleonesi vollero conoscerne la biografia e se ne elaborò
una leggenda, secondo le memorie che del monaco erano rimaste a Monteleone
Calabro, l’odierna Vibo Valentia. I corleonesi unirono il nome secolare a
quello religioso, venerandolo come San Leoluca ed eleggendolo a Patrono e
Protettore. Questo santo invoca la fede popolare contro ogni sorta di male che
possa arrecare danno alla città. Sia che si tratti di cataclismi naturali o di
eventi voluti dall’uomo, ogni corleonese rimane incrollabilmente sicuro che
invocare San Leoluca significa che la città possa passare indenne attraverso
ogni male.
A Corleone, la
fede in San Leoluca accomuna l’intera comunità, senza distinzione tra credenti
e non credenti. Monsignor Emanuele Catarinicchia, vescovo emerito di Mazara del
Vallo, che dal 1963 al 1978 fu decano di Corleone, racconta sempre che nelle
case dei contadini comunisti e socialisti, al capezzale trovava sempre, in uno
strano accostamento, sia la foto del “santo laico” Bernardino Verro, che
l’immagine sacra di San Leoluca. La circostanza potrebbe far storcere il naso
ai teologi o ai filosofi, ma a volte la fede popolare riesce a fare sintesi –
senza trovarci contraddizione – laddove le persone colte stentano ad
orientarsi.
La festa di san
Leoluca si celebra ogni 1° marzo, giorno della sua morte, che, per ogni
cattolico, è il giorno dell’inizio della vita eterna. Al tramonto, il simulacro
del Santo viene portato in processione per le vie cittadine e, al suo
passaggio, nei vari quartieri si bruciano le “luminiane”, cioè cataste di legna
ammucchiate nei giorni precedenti. A San Leoluca è dedicata una chiesa
parrocchiale, nella via omonima, in pieno centro storico.
D.P.
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