Patrizia Gariffo
Due piccoli pullman del Comune di Partinico, per il trasporto dei cittadini
diversamente abili, sono stati incendiati. I due mezzi venivano utilizzati
soprattutto per accompagnare a scuola i bambini e i ragazzini. È un atto
criminale inaccettabile. Ci auguriamo che vengano trovati i responsabili non
solo perché vengano puniti come meritano ma anche per capire le
"ragioni" di questo gesto. Cosa spinge una persona a prendersela con
i più deboli? Credo che mai come in questo momento serva una campagna di
civilizzazione delle persone. Ho il timore che molti abbiano perso la loro
sensibilità, altri non ne hanno mai avuta.
Giovanni
Io non credo che ci possano essere "ragioni" che spieghino gesti
inqualificabili come questi.
Azioni inspiegabili per chi ha un minimo di coscienza. Leggendo lettere
come quella di Giovanni, anch’io mi faccio tante domande. Mi chiedo, per
esempio, che cosa provino questi "ladri di sogni" di Partinico,
queste persone che, magari in cambio di poche decine di euro, hanno infranto il
sogno di tanti ragazzi diversamente abili di andare a scuola tutti i giorni. Un
sogno semplice, banale per tanti, ma non per chi ha bisogno di un pulmino
attrezzato per poter raggiungere il suo istituto scolastico.
Su queste pagine,
ho parlato spesso dei problemi enormi che hanno gli studenti con disabilità per
poter frequentare la scuola, a causa di ritardi, indifferenza e superficialità
mostrati da chi dovrebbe provvedere a garantire un’assistenza adeguata con una
programmazione efficiente e lungimirante. Così accade che, in molte scuole
siciliane, spesso manchino o arrivino con notevole lentezza le ore di
assistenza o gli insegnanti di sostegno, non ci siano istituti accessibili e
non esista il servizio di trasporto e, quando tutto questo c’è, ci pensano i
vandali o i "ladri di sogni" a rovinare e distruggere tutto. Questo
hanno fatto le persone che a Partinico, qualche giorno fa, hanno dato alle
fiamme i due pulmini per il trasporto degli studenti disabili. Mi domando,
allora, se questi individui si siano chiesti a che cosa servissero due pulmini
come quelli, attrezzati in quel modo, mentre appiccavano le fiamme. Se,
per qualche secondo, abbiano pensato che bruciare quegli autobus avrebbe significato
costringere 47 persone, tra bambini e ragazzi, a restare a casa, impedendo loro
di andare a scuola. Se hanno capito che non hanno spezzato solo i sogni e le
speranze di questi studenti, ma anche delle loro famiglie che hanno lottato e
lottano ogni giorno con le unghie e con i denti, affinché i diritti dei loro
figli vengano rispettati. Perché anche riuscire ad ottenere il servizio di
trasporto per la scuola rappresenta una grande conquista per questi genitori e
la consapevolezza, semplice ma meravigliosa, che i loro ragazzi possono vivere
come tutti gli altri e fare quello che fanno gli altri. Evidentemente, non si
sono posti nessuna di queste domande perché, se l’avessero fatto, non avrebbero
compiuto un gesto così ignobile. Un’azione che, com’era auspicabile, ha
suscitato lo sdegno di tutti e ha unito politici di più parti, associazioni e
cittadini, che si sono subito rimboccati le maniche affinché il servizio di
trasporto riprenda regolarmente il 7 gennaio. Così, la Croce Rossa metterà a
disposizione tre pulmini attrezzati, finché non verranno stanziate le somme per
l’acquisto di due nuovi mezzi, l’Ars fornirà i fondi per comprare uno dei due
minibus ed è stato aperto un conto corrente per raccogliere donazioni. Se c’è
un aspetto "positivo" in tutta questa vicenda è che ha generato tanti
atti di solidarietà e una condanna unanime. Tutto questo, quindi, in una
persona normale dovrebbe suscitare un minimo di pentimento, ma in chi ha
bruciato i pulmini a Partinico? Se potessi, vorrei fare a queste persone solo
due domande: come possono dormire la notte? E, se ne hanno, come fanno a
guardare i loro figli? Mi auguro che un senso di disagio, anche leggero e
impercettibile, li colga. Sarebbe sufficiente per capire quanto sia da
vigliacchi provare a spezzare il sogno di tante persone, per le quali un
pulmino rappresenta l’unica opportunità di andare a scuola. Il sogno di questi
studenti continuerà comunque; mentre a loro toccherà solo la vergogna e, spero,
una giusta punizione.
La Repubblica Palermo, 3 gennaio 2019
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