giovedì, gennaio 03, 2019

l retroscena. I grillini dimenticano il caso Corleone: ancora nessuna sanzione


Di Maio aveva annunciato provvedimenti immediati per il candidato sindaco che dialogava coi parenti dei mafiosi. Silenzio dai probiviri
«Questo non è un comportamento da M5s e come tale deve essere sanzionato immediatamente » . Così Luigi Di Maio, nel corso della sua visita a Palermo, annunciò il 23 novembre l’avvio di un procedimento disciplinare a carico di Maurizio Pascucci, il candidato sindaco di Corleone per conto di M5S che, alla vigilia del voto, postò su Facebook una foto con il nipote di Bernardo Provenzano e auspicò il dialogo con i parenti dei mafiosi. Di Maio prese pubblicamente le distanze da quel gesto, annullando clamorosamente il comizio di chiusura della campagna elettorale di Pascucci, a poche ore dallo svolgimento dell’iniziativa. Di Maio, dopo la sconfessione del suo candidato, attese invano un segnale da Corleone, ma Pascucci - dopo essersi riunito con i suoi - fece ugualmente il comizio, sfidando così il leader che intervenne sui social: « Secondo me, vista la gravità - disse Di Maio - Pascucci merita il massimo della sanzione, cioè l’espulsione dal Movimento. Ci aspettavamo scuse, non arroganza».

Dichiarazioni così nitide da lasciare intendere, ancor prima del voto - che si tenne il 25 novembre e vide vincere il candidato del centrodestra Nicolò Nicolosi - un provvedimento dei probiviri. Di Maio lasciò intendere di voler chiarire anche la posizione di Giuseppe Chiazzese, il deputato corleonese che fu lo sponsor principale di Pascucci: «L’iniziativa della visita al bar del nipote di Provenzano l’avevo concordata con Chiazzese» , disse il candidato sindaco dopo la "scomunica". Cos’è successo 50 giorni dopo? Nulla. Il collegio dei probiviri, fa sapere un dirigente del movimento, deve ancora prendere una decisione. Malgrado qull’annuncio, da parte del capo politico di M5S, di una « sanzione immediata » . I probiviri, nel frattempo, hanno preso altri provvedimenti. Come quello dell’espulsione dei parlamentari Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Giulia Moi e Marco Valli. Il caso Corleone, dopo l’annuncio mediatico, può attendere. Nel frattempo, nella cittadina dell’entroterra palermitano, si sono costituiti i gruppi consiliari: non c’è quello di M5S, come chiesto da Di Maio. Tutti nel misto, gli eletti 5 Stelle. Ma all’ultima riunione del consiglio comunale, nel corso del quale si sono costituiti i gruppi, era presente proprio Chiazzese. E non mancano i rumors su un finale alla volemose bene. Si vedrà. Coi tempi della "giustizia" grillina.
La Repubblica Palermo, 3 gennaio 2019

1 commento:

Leo Cirasola ha detto...

Non aveva detto per caso il Ministro Di Maio che se anche un solo personaggio politico pentastellato a Corleone sarebbe stato votato, avrebbe ritirato il simbolo del Partito? Ebbene cosa bolle adesso in pentola? Sarà così veramente o dobbiamo ricrederci per l’ennesima volta che anche il movimento 5 stelle è più incoerente di tanti altri partiti italiani???