Giuseppe Bonanno, dipendente dell’Accademia
di Belle arti, è il superiore della "San Giuseppe" di Misilmeri
Arrestato nel blitz "Cupola 2.0", la Curia lo sospende. Alla Zisa la
cosca sceglieva il fioraio per la processione
Il 4 dicembre, è finito in carcere con i 45 accusati di essere i
rappresentanti della nuova Cosa nostra. Giuseppe Bonanno, assistente
amministrativo dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo, è ritenuto uno dei
mafiosi più attivi della cosca di Misilmeri. Una notizia choc, perché Bonanno è
il " superiore" della Venerabile Confraternita di San Giuseppe, la
più antica della cittadina in provincia di Palermo. La Curia è già intervenuta.
Con un provvedimento di sospensione firmato dal neo presidente del Centro
diocesano della confraternite, Maurizio Puleo, e dal delegato dell’arcivescovo,
padre Giovanni Cassata. «È stato il mio primo atto dopo l’insediamento — dice
Puleo — un atto dovuto dopo aver appreso la notizia dell’arresto dai giornali,
un provvedimento anche a tutela di Bonanno, così potrà difendersi meglio».
Una nuova spina nel fianco della Chiesa palermitana. Il tema delle
infiltrazioni mafiose nelle sacrestie continua ad essere di
grande attualità. Nel fermo disposto dalla procura c’è pure un secondo
episodio molto significativo: riguarda le raccomandazioni dei boss per la
fornitura dei fiori durante la processione per la festa della Madonna della
Mercede, una manifestazione molto popolare a Palermo, che si snoda per le vie
del mercato del Capo.
Il "superiore" di Misilmeri
I magistrati definiscono Bonanno un " sodale
qualificato" del clan di Misilmeri, « in grado di intrattenere contatti
diretti con il capomandamento e di conoscere tutte le questioni di rilievo
mafioso oggetto di dibattito » . Secondo la ricostruzione dei carabinieri del
nucleo Investigativo, il superiore della Confraternita di San Giuseppe sarebbe
stato l’uomo più fidato del capomafia Salvatore Sciarabba, il suo postino per i
messaggi riservati. I mafiosi della cosca lo chiamavano con il nome con cui è
conosciuto in paese, Andrea. « È educato, rispettoso — dicevano di lui —
però ha i suoi limiti». La base della famiglia non sopportava l’eccessiva riservatezza
di " Andrea". « Si spaventa a farsi vedere » , sussurravano, e una
microspia intercettava. Il clan pretendeva maggiore velocità nelle
comunicazioni con il capo del mandamento. « Se ci deve dire qualche cosa,
perché quello ha chiesto, avanti che ci va... perché si spaventa a farsi
vedere » . E con tono ironico chiamavano Bonanno " il signorino", o
anche " una brava persona".
I fiori per la Madonna
Al mercato del Capo, ci fu invece un gran fermento l’anno scorso,
in occasione della festa per la Madonna della Mercede. L’incarico affidato al
fioraio Vitale Sardina era stato messo in discussione da alcuni appartenenti
alla Confraternita delle Anime Sante di piazza Ingastone, che avrebbero voluto
affiancargli un loro fidato. Questo sembra emergere dalle intercettazioni dei
carabinieri. Di sicuro, Sardina protestò prima con il boss Francesco Pitarresi,
poi con il capo del mandamento di Porta Nuova, Gregorio Di Giovanni, arrestato
nell’ultimo blitz della Direzione distrettuale antimafia. «Gli ho
detto — spiegava il fioraio a Pitarresi, riferendo lo sfogo avuto con il suo
capo, Di Giovanni — " Io l’ho pagata. Di cosa stiamo parlando", gli
ho detto. Lui stunò. Gli ho detto: "Ma che gli pare che mi
vengo a buttare negativo con lei e gli racconto minchiate? Intanto, passo per
un pezzo di merda, e poi non mi posso permettere mai"» . Il fioraio
ribadiva al capo mandamento di essere " a posto" con il clan, perché
evidentemente aveva pagato il pizzo per avere quel lavoro in occasione della
processione. E chiedeva di essere difeso « dai confrati che si scartano i fiori
» . Citò «il fratello di Stefano» , Antonino. Chi è Stefano? Il boss Stefano
Comandè è l’ex superiore della Confraternita delle Anime Sante, venne arrestato
nel 2014 e dopo un’inchiesta di Repubblica la confraternita di piazza
Ingastone fu sciolta dall’allora cardinale Paolo Romeo. Ma, evidentemente, i
Comandè pretendono ancora di avere voce in chiesa. Ci ha pensato il nuovo
capomandamento, Gregorio Di Giovanni, a tenerli a bada. Alla processione, il
padrino fece lavorare solo il suo fidato fioraio.
- s.p.
La Repubblica palermo, 30 dic 2018
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