«Pascucci
non è un ingenuo, quella foto era un chiaro messaggio di disponibilità a
ricevere qualsiasi tipo di voti e fa parte di una strategia, non di
superficialità». Claudio Fava, presidente della commissione regionale
Antimafia, attacca il candidato sindaco 5Stelle di Corleone.
Perché parla
di strategia?
«In politica
e in un paese simbolo come Corleone, per giunta sciolto per mafia, le parole e
i gesti sono pietre. Farsi quella foto a quattro giorni dalle elezioni non
significa volere redimere i familiari dei mafiosi. Io sono stato fra i pochi a
sostenere il diritto del boss Provenzano di morire nel suo letto, sono
d’accordo a costruire un ponte culturale con le famiglie dei boss. Ma queste
cose si fanno dopo essere stati eletti. Poco prima del voto diventa
una captatio benevolentiae. E poi quella foto non è l’unico episodio
grave».
E cos’altro
c’è?
«Da
presidente dell’Antimafia ho sentito i tre commissari. E a me risulta che
Pascucci ha accettato il sostegno della maggior parte degli assessori della
giunta sciolta per mafia. Non ha mai preso le distanze. E i
commissari riferiscono che in tutta la campagna elettorale non si è
parlato né di mafia né dei motivi che hanno portato allo scioglimento. Insomma,
c’è stato un silenzioso e pericoloso consenso del candidato di fronte a questo
sostegno e a questo punto la foto con il parente di Provenzano mi sembra più il
messaggio finale agli elettori, a certi elettori, che un gesto di
misericordia».
Un altro
episodio dopo il caso Santapaola a Misterbianco.
«Quello è ancora
più preoccupante perché questo signore è vicesindaco. Martedì in commissione
decideremo quando convocare in audizione il sindaco Di Guardo. Ma questi sono
tutti episodi che dimostrano come la mafia tenti sempre di controllare le
amministrazioni locali».
Il Pd in
imbarazzo a Misterbianco e senza il suo simbolo a Corleone. L’antimafia non è
più di sinistra?
«Essere
presenti in una città come Corleone, simbolo anche per le sue amministrazioni
antimafia, per le prime confische, è un investimento politico che un partito,
qualunque esso sia, deve fare. Una necessità nemmeno da discutere. Non esserci
comunica un allarmante “rompete le righe”».
La
Repubblica Palermo, 24 nov 2018
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