Romina Marceca
All’ospedale di Corleone i dottori fanno i turni per sostituire Liotta Si
scava a mani nude in una zona circoscritta
I medici si incrociano nei corridoi dell’ospedale dei " Bianchi"
di Corleone al mattino, alla sera, al pomeriggio. La domanda che si rivolgono è
sempre la stessa: « Novità? » . Nessuna purtroppo. Al terzo giorno di ricerche
la speranza resta ma si affievolisce sempre di più. Si scava a mani nude in
contrada Raviotta, adesso, per trovare il pediatra Giuseppe Liotta, scomparso
nel nulla la sera di sabato mentre stava andando in ospedale a dare il cambio
turno a una collega. Una sua collega lo aspettava quella sera per andare a casa
ma Liotta non è mai arrivato in ospedale. La stessa collega che gli aveva
suggerito di restare a casa, di non partire con quel tempaccio.
In queste ore di attesa sorridere ai piccoli pazienti diventa difficile ma
non ci si arrende. «C’è angoscia, tristezza — dice la pediatra Valentina
Maniscalchi mentre sale in macchina in direzione ospedale — Giuseppe manca. È
un uomo di altri tempi, un collega corretto, pieno di entusiasmo. Noi ci
stiamo dando da fare. C’è molta collaborazione tra di noi per garantire
l’assistenza ai pazienti».
Nella bacheca in sala medici lo spazio che corrisponde ai turni del medico
Liotta è rimasto in bianco, da sabato. I colleghi sperano di riempire presto
quello spazio vuoto. Vogliono credere ancora in una buona notizia. L’angoscia,
però, sale di ora in ora e il tam tam delle ultime notizie non è confortante. «
Quella strada l’abbiamo percorsa tutti. Con la pioggia, con la neve — racconta
ancora la pediatra con un filo di voce — perché nessuno di noi ha mai voluto
lasciare i turni scoperti. Proprio come ha fatto Giuseppe».
Ogni giorno, da sabato sera, in ospedale ci sono anche i pazienti a
chiedere di quel medico dal sorriso rassicurante. «Speriamo venga ritrovato,
anche ferito, ma che lo ritrovino » , si augurano a Corleone. Dopo avere
recuperato jeans, cintura e brandelli di giubbotto continuano le ricerche dei
soccorritori dei vigili del fuoco del Saf (nucleo speleo-alpinistico-
fluviale), dell’esercito, dei volontari. Ma adesso in prefettura ci si è convinti
che è in un fazzoletto di terra di alcune centinaia di metri che si trova il
medico scomparso. Intanto, nell’ospedale, che si raggiunge a fatica dalla
Statale grazie a un varco nel fango alto trenta centimetri realizzato dalle
ruspe, i medici si sono dati nuove regole per coprire il turno del collega mai
arrivato a lavoro.
«Garantiamo l’assistenza ai pazienti e siamo in ospedale anche per 50 ore a
settimana», dice Valentina Maniscalchi. Giuseppe Liotta si occupa in ospedale
di assistenza ai parti, dei piccoli degenti ricoverati e delle consulenze al
pronto soccorso. Esattamente come tutti i suoi colleghi.
Johnny Ra, direttore dell’ospedale sospira: « È un’atmosfera di tristezza
assoluta e di sconforto. La comunità è scossa. Ognuno di noi pensa che poteva
essere lì. Gli altri colleghi stanno mostrando un grande spirito di sacrificio,
quello che ci ha sempre accomunati anche a Giuseppe » . È il clima che si
respira negli ospedali, come quello di Corleone, che si trovano in territori
disagiati. « Perché chi viene qui prende a cuore le sorti dell’ospedale, si
crea un clima familiare. E per questo Giuseppe si è avventurato continuando
quel viaggio. Un filo di speranza rimane fino a quando le ricerche continuano.
Noi aspettiamo Giuseppe», continua Johnny Ra.
La Repubblica Palermo, 7 nov 2018
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