GIUSI SPICA
L’ultima telefonata del pediatra Liotta alla moglie,
stava andando all’ospedale di Corleone per il turno serale
L’ultima chiamata, prima di essere inghiottito dal nulla, l’ha riservata
alla moglie: «C’è fango ovunque. Geolocalizza la mia auto con lo smartphone » .
Sono le 19,45 del 3 novembre e tra un quarto d’ora deve essere in camice bianco
per visitare i bambini della Pediatria dell’ospedale di Corleone. Ma in reparto
Giuseppe Liotta, 40 anni, non arriverà mai. Alle 20 il suo cellulare non dà più
segni di vita. Di lui, fino a ieri a tarda sera, erano stati ritrovati solo
brandelli del giubbotto, i jeans e la cintura: erano a qualche centinaio di
metri dall’auto arenata nel fango.
Spera ancora di vederlo rientrare dalla porta di casa la moglie Floriana
che sabato lo ha visto uscire per andare verso quel lavoro che aveva ottenuto
dopo dieci anni di precariato. Prima di salutare i figli di 3 e 6 anni,
Giuseppe studia su Google il percorso. Nella chat di whatsapp creata dai
colleghi, in molti gli sconsigliano di mettersi al volante. Anche Giulia
Montalbano, la dottoressa che lo aspetta a Corleone per il cambio di turno, lo
scoraggia: « Resto io per la notte ». Nemmeno lei se la sente di tornare a
casa, a Bagheria, con quel tempaccio. Ma è tutto inutile. Alle 18 Giuseppe si
mette in auto, confortato dal cielo che a Palermo non sembra così nero. Alle 19,30
la dottoressa lo richiama per dirgli di tornare indietro. Ma è tardi: « Sono
incolonnato davanti a un furgone, siamo bloccati da una massa di fango», le
dice.
Un quarto d’ora dopo, Giuseppe non è più sulla statale. È su una strada
senza uscita. La stessa dove è stata ritrovata l’auto. Perché abbia deviato dal
percorso, finendo su quella trazzera, non è chiaro. Ha perso il controllo
dell’auto mentre cercava di aggirare l’ingorgo di fango? Ha imboccato la
stradina che porta l’insegna “SP 15” alla ricerca di un percorso alternativo?
Di certo, dopo aver chiuso la telefonata con la moglie, Giuseppe è sceso
dall’auto. Forse per mettersi in salvo dalla furia dell’acqua che cresce sempre
di più, fino a far perdere aderenza alle ruote.
Per tutta la notte la moglie ha cercato, inutilmente, di raggiungerlo al
cellulare. Domenica, accompagnata dalla cognata e da altri familiari, è andata
a cercarlo. Al lavoro ha trovato più di venti uomini del nucleo speleo
alpinistico fluviale dei vigili del fuoco e altri 60 fra Protezione civile,
carabinieri, polizia, esercito, coordinati dalla prefettura di Palermo. Per ore
ha sperato in una buona notizia, mentre sopra la sua testa volavano
l’elicottero dell’Aeronautica militare e due droni per le ricerche. È tornata
anche ieri mattina. E ha trovato due colleghi dell’ospedale dei Bambini dove
lavora da tempo. Anche Giuseppe per molti anni ha prestato servizio
lì, con contratti a tempo. Finché a gennaio ha ricevuto una telefonata
dell’Asp di Palermo che lo informava di aver vinto il concorso per un posto a
tempo indeterminato a Corleone. «Un medico bravissimo — dice il primario di
Pediatria di Corleone, Domenico Cipolla — ha lavorato per anni al Pronto
soccorso pediatrico».
Per Giuseppe Liotta è stato difficile lasciare l’Ospedale dei Bambini dove
ha trascorso cinque anni di specializzazione e dieci da precario. Ha accettato
per amore della famiglia e per il desiderio di un futuro più sicuro. Anche a
costo di affrontare cento chilometri al giorno di curve e tornanti. Ma la
passione per il camice bianco è sempre stata più forte. Per questo stava
organizzando una festa con i compagni di studi. Occasione propizia: celebrare i
dieci anni dalla specializzazione in Pediatria conquistata con la moglie
Floriana, di cui si è innamorato fra i banchi della facoltà di Medicina. La
data è già fissata: il 18 dicembre. I colleghi sognano ancora di inaugurare
assieme a lui i nuovi locali della Oncoematologia pediatrica del Di Cristina
dove lavora la moglie e che Giuseppe ha visto sorgere masso dopo masso. Il
primario Paolo D’Angelo ha annullato l’inaugurazione, in segno di vicinanza
alla famiglia. Solo un rinvio, per adesso. Nella speranza che le mani che
taglieranno il nastro siano quelle di Giuseppe.
La
Repubblica Palermo, 6 nov 2018
2 commenti:
Auguro alla famiglia Liotta che tutto finisca positivamente e che il loro caro possa tornare a casa sano e salvo!
Che dire ? Più impegno sociale di così? Attrezziamoci maggiormente; riflettiamoci spassionatamente: nessun'altro potrà distogliere una persona generosa così piena di senso del dovere. Maria Ales
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