Luciano Liggio intervistato da Enzo Biagi |
CARMELO CARBONE
Miei cari e
pazienti lettori. Oggi voglio raccontarvi due storie. La prima conosciuta ai
più, la seconda meno. Ricordate la
famosa dichiarazione dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi in
visita ufficiale a Sofia pronunciata durante una conferenza stampa il 18 aprile
2002 e ribattezzata successivamente dalla stampa italiana come “l’editto
bulgaro” ? A quei pochi che l’avessero dimenticata, desidero rinfrescare la
memoria. Con tale
dichiarazione, di fatto, Berlusconi attaccava violentemente i giornalisti Enzo
Biagi, Michele Santoro ed il comico Daniele Luttazzi, rei a suo dire, di aver fatto
un “uso criminoso della TV pubblica”, sottolineando in un
secondo momento che sarebbe stato “un preciso dovere della nuova dirigenza RAI” attivarsi per frenarli. Consiglio,
diktat, opinione? Di sicuro c’è che da lì a poco tempo, le trasmissioni
condotte da Biagi, Santoro e Luttazzi, furono cancellate dai palinsesti RAI.
Passiamo invece ora alla seconda storia, questa decisamente, meno conosciuta ai
più. 20 marzo 1989. Rai Uno, “Linea Diretta”, trasmissione ideata e condotta da
Enzo Biagi. Nella suddetta puntata viene trasmessa un’intervista video
realizzata dallo stesso giornalista al pluriergastolano e mafioso Luciano
Leggio detto Liggio.
L’intervista
vista da circa sei milioni di telespettatori, provocò nei giorni immediatamente
successivi alla messa in onda, un vespaio di polemiche. Da più parti si disse
che Biagi
condusse l’intervista facendo parlare a ruota libera il mafioso senza controbattere alle vergognose dichiarazioni del boss, permettendo di fatto al mafioso, di offendere e calunniare funzionari dello Stato.
condusse l’intervista facendo parlare a ruota libera il mafioso senza controbattere alle vergognose dichiarazioni del boss, permettendo di fatto al mafioso, di offendere e calunniare funzionari dello Stato.
Parole
particolarmente infamanti il mafioso le rivolse al dottor Cesare Terranova,
(assassinato pare su ordine dello stesso Liggio nel 1979), il giudice che aveva
istruito a carico di Liggio e dei suoi uomini, il famoso processo di Bari del
1969 conclusosi con un scandaloso “nulla di fatto”.
Tanto è vero
che con sentenza d’appello del 1970 Liggio venne condannato all’ergastolo.
Durante l’intervista, il mafioso, rivolse calunnie non meno gravi al questore Mangano il quale lo aveva arrestato la prima volta a Corleone il 14 Maggio 1964. Il dottor Mangano tra l’altro, era stato vittima di un gravissimo attentato di matrice mafiosa a Roma il 5 aprile 1973 e, seppur ferito in maniera gravissima, sopravvisse.
Durante l’intervista, il mafioso, rivolse calunnie non meno gravi al questore Mangano il quale lo aveva arrestato la prima volta a Corleone il 14 Maggio 1964. Il dottor Mangano tra l’altro, era stato vittima di un gravissimo attentato di matrice mafiosa a Roma il 5 aprile 1973 e, seppur ferito in maniera gravissima, sopravvisse.
Si scoprirà
molti anni dopo che organizzatore ed esecutore dell’attentato era stato lo
stesso Liggio insieme ad altri. Pubblichiamo di seguito i brani dell’intervista
che innescarono maggiormente la polemica:
Biagi: “Il
giudice Terranova si sentiva odiato da lei, finì ammazzato, ma lei poi in
tribunale è stato prosciolto”.
Liggio: “Ma
vedi, che il giudice Terranova, pace all’anima sua, si sentisse odiato non lo
so, perché io non posso essere nella testa degli altri. Però io non lo odiavo,
questo non lo odiavo, questo è il punto. (…). Io per lui provavo semplicemente
una commiserazione, se vuole, perchè io mi sono accorto subito, immediatamente,
quando ebbimo un piccolo attrito nell’ambito dell’interrogatorio, che mi
trovavo di fronte ad un ammalato. Che poi nessuno se ne accorge, se dietro le
scrivanie dello Stato ci sono degli psicopatici, la colpa non è mia, è perché
non ci fanno le visite adeguate a questa gente prima di affidarci un ufficio”.
Biagi senza
batter ciglio passa alla successiva domanda ovvero: E’ vero che la sua
battaglia cominciò con il dottor Navarra(…) Ma lei di qualche peccatuccio si ritiene
colpevole?
Liggio: “Ma
io non ho mai detto di essere un santo (…) e se un altro tenta di pistarmi i
piedi non mi piace”.
Biagi
: “e quando se ne ha a male che fa?”
Liggio: (…)
gli pisto il suo (…) quante guance dovrei avere per tutti questi molluschi che
credono di diventare uomini accanendosi su di me; perché la maggioranza di
questi che si accanisce su di me, sono l’ultimo anello fangoso della
società: molluschi, chi è pederasta, chi è licenziato dalla moglie… allora
credono di diventare duri di diventare uomini scagliandosi su Leggio. Ma è
possibile?”
Biagi: “Chi
l’ha arrestata allora? C’era una lotta tra Carabinieri e Polizia”.
Liggio: “L’ho
detto tante volte, però si continua a far finta di ignorarlo. E’ stato Milillo
il colonnello dei carabinieri, ma c’è stato il famigerato Mangano che ha voluto
pigliarsi lui il palmo per questo arresto. Non è vero niente”.
Biagi: “Perché
famigerato?”
Liggio: £Perché
famigerato… perché è quello che ha creato i processi miei, ha pagato dei
confidenti, gli ha messi in carcere per farci dire, che avevano sentito, che
avevano
ascoltato; questo dice questo, quello dice …- ma non era vero niente, nessuno aveva sentito niente. E ha fatto scrivere delle lettere, fatti che sono risultati al processo, ha creato invenzioni di questi confidenti messi in carcere per questo motivo dal famoso Mangano, dal famigerato Mangano”.
ascoltato; questo dice questo, quello dice …- ma non era vero niente, nessuno aveva sentito niente. E ha fatto scrivere delle lettere, fatti che sono risultati al processo, ha creato invenzioni di questi confidenti messi in carcere per questo motivo dal famoso Mangano, dal famigerato Mangano”.
Biagi così
come ha fatto per tutta la durata dell’intervista passa alla successiva domanda
senza controbattere. Sul quotidiano “La Repubblica” del 23 marzo 1989, appare
l’intervista di Attilio Bolzoni alla signora Giovanna Giaconia vedova del
giudice Cesare Terranova la quale dice:
“Sa cosa
pensavo l’altra sera, poco prima dell’intervista a Liggio? Pensavo sono in
buone mani, finalmente quel mafioso con la faccia da bambolotto e il sorriso
satanico ha di fronte un
interlocutore giusto, Un giornalista che sa come comportarsi e come rispondere. E invece Biagi gli ha dato licenza d’infamia, gli ha offerto un palcoscenico per il suo delirio”.(…)
interlocutore giusto, Un giornalista che sa come comportarsi e come rispondere. E invece Biagi gli ha dato licenza d’infamia, gli ha offerto un palcoscenico per il suo delirio”.(…)
Biagi poteva
sottolineare come sa fare lui con una parolina il vaneggiamento del boss. E
invece che ha fatto? Si è difeso come ha potuto rispondendo alle mie proteste,
poi mi ha messo da parte come fossi uno spettatore qualunque(…) ma io non sono
uno spettatore qualunque, io sono la vedova di un magistrato ucciso in quel
modo così barbaro. Chiunque al mio posto si sarebbe comportato in quel modo. Un
marito morto ammazzato insultato da un criminale che dice che era infermo di
mente, che era uno psicopatico.
Vorrei
vedere il signor Biagi nei miei panni, se fosse capace di mantenere quella
freddezza che tutti gli riconoscono, quel self control che lo distingue, se gli
avessero ammazzato così un figlio, e se magari poi lo avessero insultato
davanti a milioni ti telespettatori.”
Bolzoni: “Ha
ricevuto solidarietà o critiche per le sue reazioni“
“Tantissime
telefonate di solidarietà, anche da parte di sconosciuti palermitani. La città
ufficiale invece è stata zitta(…)Eppure Liggio non ha insultato solo Cesare, ha
detto pure che tanti altri uomini dello Stato dovrebbero sottoporsi a perizie
ed esami prima di finire dietro certe scrivanie”. Non si può permettere ad
un mafioso di parlare a ruota libera per insultare i morti, non è giusto!”.
Estratto
intervista di Sonia Toni a Oliviero Beha
http://www.viviconsapevole.it/data/newsletter/_intervista_oli
viero_beha.htm
viero_beha.htm
Sonia Toni:
“Ma cos’è che fece precipitare il programma e la tua rubrica, per cui ,
l’anno successivo, non si fece più? (nel 1989 Beha conduceva su Rai Tre insieme
ad Andrea Barbato il
programma Fluff ed all’interno dello stesso curava la rubrica “La Gazzetta dello spot” critica tagliente ed irriverente nei confronti del mondo della pubblicità n.d.a.”
programma Fluff ed all’interno dello stesso curava la rubrica “La Gazzetta dello spot” critica tagliente ed irriverente nei confronti del mondo della pubblicità n.d.a.”
Beha: “Un
mio intervento sull’intervista di Enzo Biagi a Luciano Liggio. Io sono
quasi onorato di questa tua intervista oggi perché raccontando questi episodi
della mia vita si riesce a ricostruire tutta la storia e a vederne tutti i
collegamenti; comunque, questi sono i fatti.” Inizio la mia rubrica
presentando l’argomento: “Oggi vorrei parlare di Enzo Biagi, che è
il migliore, anzi il più migliore giornalista italiano”.
Parlo
dell’intervista di Biagi al capo mafioso Luciano Liggio che, fra le tante
imputazioni, aveva anche quella dell’omicidio del giudice Terranova. Omicidio
per il quale si sospettava che Liggio fosse il mandante. A un certo punto,
Biagi fa una domanda sul giudice Terranova e Liggio: “Non voglio parlare del
giudice Terranova perché è uno psicopatico”, e Biagi va avanti, ignorando
completamente quella risposta infelice.
Uscita
l’intervista in televisione, la vedova del giudice Terranova rilascia alle
agenzie di stampa una nota durissima nella quale dichiara che Enzo Biagi,
permettendo a Liggio di
definire psicopatico suo marito, aveva contribuito ad ammazzarlo una seconda volta. Sempre attraverso agenzia, Enzo Biagi risponde in sostanza che “la vedova faccia la vedova che io faccio il giornalista”.
definire psicopatico suo marito, aveva contribuito ad ammazzarlo una seconda volta. Sempre attraverso agenzia, Enzo Biagi risponde in sostanza che “la vedova faccia la vedova che io faccio il giornalista”.
Durante la
mia rubrica dichiaro che Enzo Biagi è veramente il migliore. E perché dico
questo? Perché mettendosi a pelle d’orso di fronte a Liggio, come faceva
abitualmente di fronte a Gardini, Agnelli, De Benedetti, etc, cioè ai grandi
esponenti del capitalismo italiano, evidentemente ci voleva dire che Liggio era
alla stregua loro, cioè un potente come loro e questo, se l’aveva fatto
apposta, era un atto da grande giornalista volontario, se invece gli era venuto
spontaneamente,
era un atto da grande giornalista involontario; il che è ancora meglio.
era un atto da grande giornalista involontario; il che è ancora meglio.
Non passa
mezz’ora che Barbato mi dice: “Ha chiamato Guglielmi (allora direttore di Rai
Tre – n.d.a.-): tu non puoi più andare in onda”. “Perché?” “Perché ha chiamato
Biagi e tu non puoi più andare in onda”.Questo è lo stesso Biagi per cui
abbiamo fatto tante battaglie. Tieni presente che io l’ho sempre difeso
pubblicamente e gli ho dato solidarietà, anche per non dare soddisfazione ai
censori ma sappi che lui mi ha fatto questo”
Consiglio, diktat, opinione? Di
sicuro c’è che la rubrica curata da Beha all’interno del programma non
andò più in onda.
18 novembre 2018 - Storia Maestra di Vita
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