L'incredibile dichiarazione del dott. Sandro Tomasello, vice-segretario provinciale del sindacato medico "Cimo": "Fa rabbia il fatto che si rischia la vita per andare a lavorare in una struttura quasi morta, dove si effettuano pochissime prestazioni. Basti dire che si fanno 190 parti contro i 500 previsti".
"Nessuno può permettersi di definire l'Ospedale di Corleone "una struttura quasi morta, dove si effettuano pochissime prestazioni" - replica Giuseppe Crapisi, animatore di tante lotte per salvare la struttura - specialmente speculando sulla morte di un medico che per amore del suo lavoro e probabilmente di questo territorio ha fatto di tutto, mettendo a rischio la sua stessa vita, per arrivare fino al suo posto di lavoro. Gli eventi anzi dimostrano proprio quanto disagiato sia il territorio del corleonese, questo stato di cose ci ha permesso di ottenere dal Ministero della Salute la deroga per il punto nascita. A Corleone ci lavorano tanti medici e tanti operatori che fanno di tutto e lavorano in qualsiasi condizione per salvaguardare la nostra salute".
Con tutto il dolore del mondo per la tragedia che ha colpito il dott. Giuseppe Liotta, forse Tomasello non ha riflettuto sul fatto che anche gli abitanti di questa nostra città e di questa nostra zona interna del Corleonese hanno diritto alla vita. Che anche le 190 mamme che partoriscono nel nostro ospedale hanno il diritto ad essere rispettate ed aiutate, proprio perchè vivono in una zona disagiata anche dal punto di vista viario come la nostra.
Semmai, tutti insieme dobbiamo pretendere che lo Stato, la Regione, i Comuni e l'Unione Europea facciano interventi massicci per mettere in sicurezza le nostre strade e i nostri corsi d'acqua, dopo aver rapidamente e con rigore monitorato l'assetto idrogeologico del territorio.
Dino Paternostro
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