Claudio Fava a Corleone |
“Le due commissioni hanno lavorato per riportare alla
normalità macchine amministrative fortemente permeate da condizionamenti e
interferenze mafiose” ha spiegato il presidente Fava. “Preoccupante era soprattutto lo stato di assoluta opacità in
cui versava il comune di Corleone: la riscossione dei tributi, totalmente
inefficace, era affidato al cognato del boss mafioso Antonino Spera, capomafia
di Belmonte; l'abitazione del boss locale Rosario Lo Bue, confiscata e
assegnata al comune, da anni era stata lasciata nella disponibilità della
famiglia Lo Bue; alcuni servizi comunali, esternalizzati con affidamenti
diretti, erano stati affidati a imprese legate a famiglie mafiose;
un’associazione che faceva capo al figlio di Bernardo Provenzano e che faceva
promozione turistica del “mito mafioso” del paese era ospitata gratuitamente in
locali comunali; il servizio di raccolta dei rifiuti era affidato a un’impresa
gravata da un’interdizione per mafia…"
"Dopo due anni di lavoro – prosegue Fava - i Commissari prefettizi hanno bonificato il Comune, tagliato privilegi, smaltito opacità e recuperato risorse. Dopo un’iniziale diffidenza, la popolazione si è mostrata sempre più vicina al loro lavoro." "Ad essere rimasti lontani - conclude Fava - sembra siano invece i tre candidati a sindaco, che, da quello che abbiamo appreso, hanno bandito la parola "mafia" dalla propria campagna elettorale. E questo ci preoccupa”.
"Dopo due anni di lavoro – prosegue Fava - i Commissari prefettizi hanno bonificato il Comune, tagliato privilegi, smaltito opacità e recuperato risorse. Dopo un’iniziale diffidenza, la popolazione si è mostrata sempre più vicina al loro lavoro." "Ad essere rimasti lontani - conclude Fava - sembra siano invece i tre candidati a sindaco, che, da quello che abbiamo appreso, hanno bandito la parola "mafia" dalla propria campagna elettorale. E questo ci preoccupa”.
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